Cari
Lettori, questo articolo è stato pubblicato, per la prima
volta, il 10 settembre 2008. Pur essendo, ancora, abbastanza valido, a distanza di quasi 9 anni, si è ritenuto utile riproporlo,
con qualche opportuno aggiornamento.
BUONA
LETTURA
"Credo
nel tuo sorriso
e
nel tuo sguardo.
Credo
nella tua mano che
accoglie, salda, la mia. Credo
nel tuo abbraccio, approdo
sicuro per le mie paure. Credo
nella tua parola,
espressione completa della tua persona Credo
in te
e, di conseguenza, nel
Mondo,
per i tanti, piccoli, meravigliosi, gesti che, ogni giorno,
possono colorare la mia vita".
Questa
intensa "dichiarazione d’intenti" (che ci piace pensare,
sia stata scritta da chi non ha perso la speranza di un presente
migliore) ci pone di fronte ad un aspetto importante della realtà:
(troppo) spesso,
la nostra vita diventa simile ad un percorso a ridosso di un
precipizio: il senso da dare, a quel punto, alle nostre giornate,
diventa il capire perchè si debba lottare, per evitare di
cadere. E, il Tutto, ricomincia ogni giorno.
"Non
abbiamo tanto bisogno dell’aiuto degli altri, quanto della
certezza del loro aiuto". (Epicuro)
A
ben riflettere, ogni Essere Umano è in grado di resistere,
sulla barricata delle avversità della vita, in misura
direttamente proporzionale a quanto, da bambino, è stato
aiutato a crescere senza sopraffazioni o soffocamenti. Il sapere di
poter contare sulla solidarietà (e, quindi, sull’aiuto)
di qualcuno disponibile a sostenerci e proteggerci con rispetto in
una crescita "autonoma", consente di affrontare al meglio
un’impegnativa scommessa: contribuire
alla preparazione di una Società in evoluzione.
"La
vita si misura dalle opere e non dai giorni",
così sosteneva Pietro
Metastasio (al
secolo,
Pietro
Antonio Domenico Bonaventura Trapassi).
L’esperienza
e la saggezza, infatti, hanno dimostrato che l’umanità
può imparare, volendo, ad appagare le proprie necessità
senza inibire i processi evolutivi di un contesto proiettato verso
traguardi sempre più iperbolicamente tesi ad un miglioramento
globale, della qualità della vita.
"Come
arrivano lontano i raggi di una piccola candela, così splende
una buona azione in un mondo ostile". (William
Shakespeare)
Solidarietà,
è un termine che deriva dal Latino “Solidus”
(Intero, pieno, non vulnerabile) e
risponde
ad una sostanziale convergenza o identità di interessi, idee e
sentimenti sotto forma di impegno etico-sociale teso a venire
incontro alle esigenze e ai disagi di chi si trovi in una reale
condizione di necessità: sostanzialmente,
appartiene ai bisogni di ogni essere umano maturo, nel segno di un
"egoismo costruttivo".
Manifestare
un sentimento di fratellanza e di vicendevole aiuto, infatti,
determina una spinta a migliorare se stesso per potere offrire di più
e meglio ed ottenere, con l’instaurarsi di un circolo
"virtuoso", delle continue ricadute positive.
"Dai
un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare
e lo nutrirai per tutta la vita".
(Proverbio
Cinese )
Con
molta probabilità, il vero vulnus delle ideologie socialiste,
è stato rappresentato dalla presunzione di voler realizzare
una Società basata su una equa distribuzione della ricchezza
prodotta. L’errore è consistito nel non capire che i tempi non
erano maturi. D’altronde, una simile ipotesi è possibile
prenderla in considerazione solo nel momento in cui l’ambiente in cui
si vive, è connotato da individui che operano spinti dalla
ricerca di una realizzazione personale che passa attraverso l’Amore
verso ciò che si fa. A prescindere da ciò che si fa.
Se
vi toccasse di fare gli spazzini, dovreste andare e spazzare le
strade nello stesso modo in cui Michelangelo dipingeva le sue figure;
dovreste spazzare le strade come Handel e Beethoven componevano la
loro musica. Dovreste spazzarle nello stesso modo in cui Shakespeare
scriveva le sue poesie. Dovreste insomma spazzarle talmente bene da
far fermare tutti gli abitanti del cielo e della terra per dire: "Qui
ha vissuto un grande spazzino che ha svolto bene il suo compito"
(Discorso di Martin Luther King nella New Covenant Baptist Church,
9/4/1967)
In
Natura, d’altronde, non abbiamo alcun esempio di condivisione di
risorse fine a se stessa. Assistiamo, semmai, a sinergie di vario
tipo, fondate sul motto in base al quale: “Nessuno
si salva da solo”! E,
allora, più che distribuire risorse anche a rischio di creare
inutili parassiti, sarebbe necessario, creare le condizioni per
un’equa distribuzione di opportunità, così da avere
persone disponibili a mettersi in gioco estraendo, da sé, il
meglio possibile, al motto di: “Cresciamo
e condividiamo!”. Questo,
sarebbe un esempio di autentico Socialismo!
“La
vera misericordia è più che gettare una moneta ad
un mendicante;
è arrivare a capire che, un edificio che produce mendicanti,
ha bisogno di ristrutturazioni.” (M.L.King)
Il
"voler dare", quindi, è bene che non venga inteso né
come "donazione" di sé né, tantomeno, come
"concessione" in camera
charitatis. Annullarsi
nell’altro, infatti, è scorretto non solo secondo i
basilari principi naturali (per il principio dell’autoconservazione)
ma per il cattivo esempio fornito a chi osserva: la vita è
regolata da equilibri in cui compaiono rapporti di scambio corretto.
Ad ogni azione, infatti, deve corrispondere una reazione equivalente;
solo così, infatti, viene garantito il miglioramento
dell’ambiente in cui si vive: non ci deve essere qualcuno che
ci rimette ed altri che ci lucrano sopra. Allo stesso modo,
l’assistenzialismo mortifica le capacità del
beneficiario dei Piani
Marshall di
turno.
"La
generosità consiste meno nel dare molto che nel dare a
proposito". (Jean
de La Bruyère)
La
solidarietà, quella vera, va intesa come punto di partenza per
la valorizzazione delle risorse umane (soprattutto delle persone in
difficoltà) per ridurre il fenomeno della dipendenza ed
aumentare l’autonomia propositiva e realizzativa. In ogni
organizzazione sociale, il "fattore umano" è sempre
più importante per determinare il successo. La qualità
delle risorse umane, la preparazione professionale e la motivazione,
portano ad un livello "di alto profilo", in termini di
risultati.
"Se
il tuo sguardo si ferma al di qua dello steccato del tuo podere,
semina del grano: ti sazierai per un anno. Se sei capace di pensare
un po’ più in là, pianta degli alberi: andrai più
lontano. Se, invece, chiudendo gli occhi, sei in grado di spaziare
verso ciò che è meglio per tutti, allora istruisci un
popolo: si sfamerà a vita!"
Mettere
al servizio di tutti le ricerche, le conoscenze e gli studi
realizzati da chi vuole contribuire al conseguimento di questi
risultati, equivale a considerare l’individuo come protagonista
e risorsa, perché ognuno ha il diritto di vivere ed operare al
meglio delle proprie possibilità.
"Nessun
vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che
sappiamo, anche la brezza sarà preziosa". (Rainer
Maria Rilke)
Sarà
bello vivere in
una Società non condizionata dalla paura, in cui i leader
politici si preoccuperanno della formazione di una classe dirigente
in grado di individuare aree di effettivo bisogno, da colmare
attraverso interventi ad hoc e le banche smetteranno di essere
istituti di credito che ti prestano volentieri del denaro se puoi
dimostrare in modo convincente che, in fondo non ne avresti bisogno.
Farà
piacere conoscere "amministratori
dei destini del mondo" non più convinti che le guerre
servono per imparare la geografia direttamente sul campo (di
battaglia) e non più terrorizzati dall’idea di dover
passare il testimone a persone più "fresche", più
"attente" e più innovative.
Non
ci si meraviglierà quando i
popoli opulenti capiranno che il fenomeno dell’immigrazione di
massa rappresenta un’occasione di scambio utile e
costruttivo, attraverso l’attuazione di un’integrazione
concreta che induca i poveri della nuova era a renderci partecipi
delle loro conoscenze, per crescere e migliorare insieme.
Dai
diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. (Fabrizio
De Andrè)
Bisognerà
spiegare agli egocentrici che
i "portatori sani" di ideali fuori dal comune rappresentano
l’arma in più per crescere e vivere "positivo".
Dovremo
preoccuparci di spiegare che
la paura di non essere all’altezza del compito, lo stress
da ansia prestazionale, l’invidia per i successi altrui, la
carenza di sicurezza, la crisi dell’autostima, possono essere
affrontate e risolte attraverso un processo di crescita maturativa
che porta ad una collaborazione, in un gruppo in cui ognuno è
leader di sé, ma pronto alla gregarietà per il
raggiungimento di obiettivi comuni e progetti mirati per vivere e
lavorare in conciliazione e benessere...nel rispetto di una solidale
politica sociale ma, soprattutto, di un pizzico di "sano"
egoismo!
Non
ti verrà chiesto: “Perchè non sei stato Mosè
o Papa Francesco?” Ti verrà, piuttosto, domandato: “Ma
perchè non sei stato te stesso?” (don Fabio Pieroni –
Parroco)
G.
M. -
Medico Psicoterapeuta
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