Pensieri
degli anni difficili
“Discutere
con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione …
puoi essere anche il campione del mondo, ma il piccione farà
cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne
andrà camminando impettito come se avesse vinto lui”
(Cit.)
Raramente.
Quest’oggi
qui mi ritrovo, quasi come un tempo, a ripensare ad ogni interruzione
nel respiro accompagnata da un istante di consapevolezza.
Sorrido
a me stessa e guardandomi bene dal di dentro provo a capire, fino in
fondo, se e come ho imparato a reagire alle provocazioni della vita.
Ma
starò forse peccando di egocentrismo?
E
se anche fosse?
Dedico
gran parte del mio tempo a nutrire di informazioni il mio cervello. E
ne provo un grande piacere, oltre che ad allargare i punti di vista,
ne esco sicuramente ricca. Più ricca.
Il
tempo della vita dedicato alla cura della propria formazione.
D’altronde
questo è l’insegnamento che ho ricevuto da mia madre. E
ne sono fiera: ho/abbiamo avuto una grande fortuna ad avere avuto
questa eredità, piuttosto che una traccia nella mente, che si
fonda solo ed esclusivamente su quello che “appare” ma
non “è”.
L’importanza
della vita.
Il
senso da dedicare ad essa è soggettivo e personale e, oltre
agli apprendimenti di cui parlavo poche righe fa, ognuno a modo suo
trova il modo di viverlo in base alle proprie caratteristiche, a
quello che si è, a quali sono gli obiettivi.
Questa
vorrebbe essere priva di freni ed impedimenti e nasce, in verità,
dalla rabbia, da qualcosa che ferisce inizialmente, ma subito dopo,
una volta capito cosa c’è dietro, mi viene naturalmente
da affidare alle parole, quelle più delicate anche se piene di
razionalità.
Troppo
facile addossare ogni responsabilità alla mente tarata invece
che su qualcos’altro. Ora basta! Tutti siamo dotati di un
cervello, ma dipende dall’uso personale che ognuno ne fa.
Mi
preoccuperei se il dubbio non assalisse la mia mente.
Il
dubbio: primo segno certo che il cervello funziona. Pensare di essere
nel giusto, non mettersi mai in discussione e aggredire verbalmente
senza affrontare è segno di immaturità.
Vogliamo
forse definirla in altro modo? O solo immaturità?
Tutti
abbiamo ricevuto il dono della vita, ognuno la propria, che dovrebbe
essere volta al benessere e all’arricchimento dello spirito,
attraverso varie forme, utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo a
disposizione. Dovrebbe …
E
il tempo che rimane, tirate fuori le incombenze della quotidianità,
è veramente nullo o quasi. Ma, mi viene da chiedere, perché
una fetta o sol qualcuno trascorre gran parte delle ore di libertà
a criticare, guardare, immaginare, costruire le falsità sulle
cose che non hanno vita, se non che nella loro testa?
La
mediocrità.
La
mia empatia mi da la possibilità di capire compenetrando, ma,
e lo dico a voce alta, senza comprendere nella maniera più
assoluta. Per fortuna!
Provo
un sentimento che non voglio definire quando assisto al vuoto che
riempie, allo sguardo insistente, al giudizio che nasconde un
insuccesso. Solo uno, che comprende una vita intera, e anche se si ha
sempre la possibilità di recuperare con se stessi, ahimè
non tutti ne hanno la capacità.
Vorrei
ringraziare tutti coloro che mi leggono, chi lo fa tutte le settimane
e chi lo fa solo ogni tanto. Grazie.
Grazie
di cuore. Se si torna vorrà dire che è gradito.
Fernanda
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