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I costi dello studio. (Ne vale la pena?)
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

17 giugno 2012

Se tu domandassi l'età ad un ottantenne lui, subito, risponderebbe: "ottanta!" Ma se tu gli chiedessi di togliere dai suoi anni il tempo trascorso a compiacere amici e parenti, ad obbedire ai capi, a lavorare, a far denaro, a studiare, ad odiare e ad amare gli altri e, poi lo inducessi a riflettere su quanto, di quegli ottant'anni, è il tempo rimasto per sé, costui potrebbe, amaramente, scoprire di avere più o meno l'età di un adolescente. E allora, caro amico, breve non è la vita in sé, ma quella che veramente viviamo!"(Lucio Anneo Seneca). Avevo sedici anni quando sono entrato in quel mondo dorato che è l'Odontoiatria e la Chirurgia maxillo-Facciale, con la ferma intenzione di scalare tutti i gradini fino al completo successo professionale; disponibile anche al sacrificio, ho iniziato come aiuto assistente alla poltrona diventando il pupillo di un luminare, con la prospettiva di trasformarmi in un brillante operatore del settore. Ne avevo ventisei, quando ho chiuso, per l'ultima volta, l'uscio di quella vita di ieri, che sentivo non più aderente e adesiva al mio modo di essere, per volgere lo sguardo al panorama della psicoterapia, cominciando un nuovo percorso di studi post laurea che è durato 9 anni e mi è costato oltre 360 milioni delle vecchie lire (fra tasse di iscrizione, colloqui di analisi personale e logistica)... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Non è strano, quindi, che un interessantissimo articolo pubblicato sulla rivista online di informazione, ricerca e sviluppo Psicolab abbia suscitato, in me, il bisogno di riflettere su quali e, soprattutto, dove siano motivazioni e soluzioni.

Psicoterapia e Counseling: scuole sempre più care, in un panorama professionale sconfortante

"Ci avevano detto che il Counseling sarebbe stata la professione del futuro e noi ci abbiamo creduto. Poi è arrivata la crisi; all’inizio solo un cenno ed ora quella che ci sta travolgendo, quella che cancella per primi i bisogni superflui (che superflui non sono). Aveva ragione Abraham Maslow quando negli anni ’50 teorizzava la piramide dei bisogni. Le nostre motivazioni, secondo lui, sono percepite in maniera gerarchica, partendo da quelle legate alla sopravvivenza, fino alle vette dell’autorealizzazione. In mezzo, in ordine di priorità, i bisogni di sicurezza, appartenenza, stima, prestigio, successo. Per cui, più si avverte la precarietà economica, meno si sentono le richieste della psiche, della mente, dell’anima. Meno ci si rivolge allo psicoterapeuta o al counselor" (Margherita Fratantonio).

Il discorso fila via in maniera abbastanza lineare e vale, senza ombra di dubbio, quasi per ogni disciplina didattica, universitaria o meno. La maggior parte dei settori lavorativi della Società contemporanea, è satura (per eccesso di domanda o per carenza di offerta). Però, alcune considerazioni necessitano di essere esposte alla valutazione del lettore.

È indiscutibile che, in maniera prioritaria, ciascun essere vivente si occupi (e si preoccupi) di riuscire a risolvere i problemi relativi alla propria sopravvivenza (cibo, logistica adeguata, etc.). Per quanto riguarda sistemi complessi e relativamente evoluti come l’essere umano (ma non solo), oltre l’obbligo del restare in vita c’è anche la consapevolizzazione di ruoli e compiti, che giustifichino la sua presenza "in vita".

L’uomo è l’unico animale per il quale, la sua stessa esistenza, è un problema che deve risolvere (E. Fromm)

Anche nei momenti di maggiore crisi (soprattutto perché, in fondo, non siamo ancora giunti ad una Economia di Guerra, che prevede, ad esempio, il razionamento nella distribuzione dei beni primari), permane la spinta interiore e (spesso) inconsapevole di evitare lo stallo dell’inutilità. Non sapendo come orientarsi, di fatto, la maggior parte delle persone, spesso, si accalca paradossalmente nei centri commerciali, per compensare le proprie frustrazioni nell’acquisto (moderato rispetto a prima) di beni sufficientemente voluttuari. Ciò accade anche perché, da parte di chi gestisce la finanza pubblica, se da un lato si invita alla razionalizzazione, dall’altro si strizza l’occhio alla possibilità di "deroghe", per non strangolare la produzione e il suo indotto.

Non è che il prof. Maslow abbia avuto torto, è solo che, forse, non ha considerato abbastanza le variabili indipendenti dalla teoria (quella, si, ineccepibile).

Come mi è capitato di scrivere più volte (e, quindi, mi scuso per la ripetizione) forse, questo "scarto", dipenderà dal fatto che siamo (come esseri umani) troppo giovani e inesperti rispetto al pianeta Terra per capire il significato profondo del funzionamento del "sistema", di fatto i destini economici e programmatici di quasi tutti i paesi del mondo, sono in mano a "figuri" che giocano (come se fosse un "Risico") speculando senza scrupoli, arrivando a scommettere sull’insostenibilità del debito pubblico dei vari Stati, condizionando l’andamento in borsa e accelerando i guai finanziari, soprattutto dei cittadini.

A queste condizioni, una figura preparata "ad Hoc" per rispondere alle reali ed "immediate" esigenze come, ad esempio, potrebbe e dovrebbe essere un Counselor, troverebbe naturale collocazione nell’aiutare gli indecisi e i disorientati, a capire come ritrovare il bandolo di una matassa smarrita nell’ingarbugliamento collettivo.

Gli ambiti operativi del Counseling, infatti, spaziano dall’economia, tramite il Career Counseling (per aiutare chi cerca lavoro e chi offre opportunità), al Counseling scolastico, passando per il Sollievo dal dolore sociale, con "contaminazioni positive" in ambito sanitario (come aiuto al professionista per una maggiore empatia nel rapporto col paziente al momento della diagnosi, della prognosi e della terapia, e come stimolo al suo paziente, perché non "crolli" di fronte a prognosi problematiche) e in quello giurisprudenziale

Gli esperti ci spiegano che ogni Nazione (tranne la Cina, forse) spende più di quanto genera; quindi, la via per sostenere i costi dei servizi (essenziali o meno), diventa l’indebitamento (mediante emissione di Titoli di Stato) col resto del mondo che, a sua volta, è costretto a fare altrettanto. Alcuni specialisti di settore controllano questo sistema col meccanismo delle speculazioni finanziarie a livello planetario riuscendo, al momento opportuno, a far diminuire la credibilità di un asset finanziario, come è accaduto a Grecia, Irlanda, Italia, Spagna e Portogallo. E come potrebbe accadere, con effetto Domino, a moltissimi altri (Francia, Germania e Gran Bretagna, compresi).

Come è illustrato da più parti, ogni Stato poi, in realtà, è sotto scacco di chi ha in mano il suo debito (sotto forma di titoli vari comprati nelle apposite aste) perché potrebbe passarli all’incasso (sotto varie forme). E allora, ogni Governo è costretto ad individuare delle politiche economiche e sociali che, poi, dovrebbero garantire futuro, oltre che presente, a giovani precari, tenendo conto delle indicazioni e delle obbligazioni di chi ha in mano quel potere.

La politica può ben poco, purtroppo. O (al peggio) contribuisce ad alimentare questo sistema illogico, oppure (nella migliore delle ipotesi) non ha le competenze e la libertà di azione per contrastare la deriva condizionante degli squali che nuotano nell’oceano dell’economia reale.

In verità, dovrebbe assumersi la responsabilità di individuare e tracciare, veramente, nuove opportunità, su road map che tengano conto di quanti bisogni inespressi e di quante sacche produttive (nel campo dell’artigianato di qualità, del terzo settore, dell’imprenditoria domotizzata e sostenibile, etc.) richiedono risorse umane, attualmente non disponibili.

"L’incertezza è l’habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa, sia il motore delle attività umane. Sfuggire all’incertezza è un ingrediente fondamentale (o, almeno, il tacito presupposto) di qualsiasi immagine composita della felicità. È per questo che, una felicità "autentica, adeguata e totale" sembra rimanere costantemente a una certa distanza da noi: come un orizzonte che, come tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarci ad esso" (Zygmunt Bauman).

Qualunque sia la professione che si decida di intraprendere, si commette, troppo frequentemente, un errore di fondo: considerare l’obiettivo da cercare come qualcosa di sicuro e stabile per cui, tutto quello che è instabile crea angoscia, crea preoccupazione, crea ansia.

Però, nella realtà naturale, non esiste un equilibrio stabile perché tutto è in movimento sulla base delle necessità; e allora, questo vale per il nostro corpo, vale per la nostra mente, vale per il sistema fatto di tante persone che hanno un corpo e una mente...

Queste riflessioni che nascono dall’osservazione di un sistema, ci fanno giungere a questa conclusione: qualsiasi lavoro che io metta in piedi o che mi venga concesso di portare avanti, avrà un senso e un potenziale fintanto che resteranno le condizioni per cui qualcuno vorrà ancora quello che io sono capace di fare e di dare. Se invece questo non accadrà perché i bisogni o quantomeno, la necessità di appagare i bisogni, si modifica ed io non seguo le esigenze di chi poi mi commissionerà un operato, è chiaro che resterò fuori dalla richiesta altrui.

È sotto gli occhi di tutti che, quando si ha un bisogno reale (uno stato di salute precario o quella sorta di vuoto esistenziale che è prodromico di "pasticci" depressivi), si va alla ricerca di chi possa "chiarire" e "tranquillizzare". All’interno dei suoi ambiti operativi, il Counselor (sempre, per esempio) è in grado di offrire molto. Nell’ottica verso cui siamo proiettati, non avrà più senso differenziare il lavoro fra pubblico e privato. Ognuno, infatti, sarà costretto ad "inventarsi" imprenditore di se stesso: credibile, performante, conveniente.

La vera scommessa è aver fiducia in te stesso, anche se alla fine ti ritrovi a camminare da solo senti che l’onestà del cuore scalda il tuo viaggio. (Osho)

"Dall’altra parte, invece, sull’onda imitativa, negli anni Novanta e nella prima parte del decennio passato, i corsi di formazione in counseling e psicoterapia in Italia si sono rapidamente moltiplicati, con promesse di lavoro non mantenute, in scuole, ospedali, aziende e nel privato. Per continuare a mantenersi in vita, le stesse scuole si sfidano in seminari tra i più fantasiosi, frequentati obbligatoriamente da ex-allievi che devono stare al passo (o semplicemente rimanere iscritti all’Albo). Un apparato che si autoalimenta e non si accorge di quanto sia spudoratamente autoreferenziale. Qualcuno, più bravo o più fortunato, che da formato si è fatto formatore, di fronte a gruppi di allievi sempre meno numerosi, può addestrare solo i suoi stessi colleghi costretti alla formazione". (Margherita Fratantonio)

Affermazione sacrosanta. Vediamo di capirci, in termini di micro e macroeconomia. Un sistema, di solito, alimenta se stesso, per legge di funzionamento e di Natura. Pensiamo, ad esempio, all’organismo di un qualsiasi essere vivente: consuma tantissima energia e produce altrettante tossine (che bisognerà rimuovere con ulteriore consumo di risorse).

Il punto è: cui prodest? A chi giova tutto ciò?

E qui emerge la differenza fra un’attitudine imprenditoriale, che ottimizza l’uso delle risorse, in un’ottica di massimo rendimento e la mentalità del boiardo che, in quanto membro dell’alta aristocrazia, ritiene di poter assoggettare a criteri improduttivi, svilenti e obsoleti.

Ho conosciuto un (apparente) brillante manager di una compagnia telefonica statunitense, interessato (sempre in apparenza) a vendere contratti a potenziali clienti italiani. Dopo un colloquio approfondito, mi sono reso conto del fatto che, in realtà, l’unico obiettivo di costui, era quello di convincere volenterosi ingenui a proporre (a pagamento) licenze (che loro stessi avevano profumatamente pagato) per vendere altre licenze e/o abbonamenti telefonici a clienti che poi, comunque, sarebbe stati indotti a comprare le medesime licenze con la speranza, a loro volta di potere guadagnare qualcosa, proponendo le stesse licenze, con un giro che, in gergo tecnico, si chiama "Piramide multilevel" ma che, in realtà, finisce con l’essere "circolare ossessivo".

Con ciò non voglio sostenere che, chi dirige Enti didattici (che siano di Counseling, o di qualsiasi disciplina universitaria, allo stato attuale, poco cambia!) abbia intenti truffaldini. Molto spesso, infatti, si limita ad eseguire obblighi burocratici o a seguire esempi altrui.

Però è un peccato!

Una buona idea (che per essere tale, deve poter produrre "lavoro") infatti, dovrebbe poter essere offerta "a prezzo di costo". Non è con quella che si fa business ma con ciò che, da quella idea, verrà fuori. Qualcuno ha scritto che "il presente del passato si chiama memoria, il presente del presente si chiama azione, il presente del futuro si chiama intuizione".

Per cominciare a muoversi nella direzione giusta, basta partire da un principio semplice. Proviamo a rispondere alle seguenti domande:

  • Cosa posso fare?
  • Quanto può interessare?
  • Cosa, la gente, sta aspettando... e perché?
  • Come, quello che io ho da proporre, può sposarsi con quello che la gente vorrebbe?

Siccome, come sosteneva George Bernard Shaw, le persone che riescono, in questo mondo, sono quelle che vanno alla ricerca delle condizioni che desiderano e, se non le trovano, le creano,

bisognerebbe entrare in circuito didattico, in grado di farti capire che, per proporti e ottenere rispondenza, dovrai trasformarti da "multilevel" a "multivalore applicato":

  • Generando Valore intrinseco (riuscendo a dimostrare l’importanza e la serietà, della tua professione);
  • Puntando ad inserire questo valore nel tessuto sociale;
  • Determinando aspettative nel mettersi alla prova;
  • Ottenendo risultati.

Con il rispetto di questa scaletta, il gioco è fatto!

È chiaro che, tutto ciò, sarà la logica conseguenza di valutazioni, programmazioni, progettazioni, applicazioni... e tanto, ma tanto lavoro. Il genio è frutto dell’uno per cento dell’intuizione e per il 99 per cento del sudore.(Thomas Edison)

Come fare a dimostrare dove può portare l’applicazione di un modo di pensare che generi, dentro, tranquillità e sicurezza, al di là di imprevisti e accidenti?

Piuttosto che teorizzare magniloquenze, preferisco riportare un paio di esempi che mi sono stati segnalati:

Push girl. Belle in sedia a rotelle: in una docu-serie, la vita dopo la paralisi.

Push Girls, la nuova docu-serie in onda dal 4 giugno sul Sundance Channel, racconta la vita di cinque donne sexy, desiderabili, allegre. Con un dettaglio: hanno perso l’uso delle gambe. E raccontano in tv, come mai prima, come hanno superato l’ostacolo

Quando le cinque protagoniste di Push Girls entrano in una stanza l’attenzione non si concentra affatto sulla sedia a rotelle sulla quale sono costrette ma sul modo straordinario in cui sono riuscite a gestire l’ostacolo che la vita ha messo loro di fronte. Splendide, gioiose e paralizzate. E’ talmente spiazzante che si comprende perché il Sundance Channel abbia deciso di trasmettere il documentario che racconta la loro storia (La Repubblica)

I fantastici 400 metri di Matt - La lezione di un piccolo disabile

Il suo cognome non è noto ma la sua impresa, immortalata in un filmato, sta facendo il giro del mondo. Affetto da paralisi spastica cerebrale, il bambino ha gravissime difficoltà motorie. ma partecipa alla gara di corsa. Arriva ultimo, ma è un trionfo di umanità.

IO ESISTO. E sono come voi. Forse non vi batterò mai. Ma, in fondo, esiste un essere umano sicuro di poter affermare che su questa terra non esista nessuno in grado di superarlo in qualsiasi prova d’abilità, intelligenza o coraggio? Forse era questo il mantra che il piccolo Matt si ripeteva mentre arrancava e osservava i suoi compagni di scuola corrergli davanti e sparire già dopo la prima curva. Ma lui non se curava. Lui era in gara con la vita. E grazie a lui, la vita ha vinto ( La Repubblica )


"Io vi auguro di vestirvi con un vestito che non seguirà mai la moda. Vi auguro robuste speranze ai piedi. Pantaloni fatti di impegno, maglie che abbiano due colori: quello della libertà e della corresponsabilità. E portate un bel cappello, quello della conoscenza e dello spirito critico. Dobbiamo vestirci di tutto questo, sempre. Questo il nostro impegno e la nostra speranza". (Don Ciotti)

Buon lavoro anche a lei, professoressa Fratantonio. E grazie tante per il suo articolo.

Giorgio Marchese - Medico Psicoterapeuta, Direttore La Strad@

Si ringraziano Alessandro Citro (Professore, Counselor in formazione) ed Emanuela Governi (dottore in Scienze dei Servizi Sociali, Mediatore Familiare, Counselor in formazione), per la collaborazione offerta.

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