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Le fasi transitorie.
di Alessandro Citro  ( alekoscitro@tin.it )

10 settembre 2011






L'età dell'incertezza.


Counseling

E’ dolce, quando sul vasto mare i venti sconvolgono le acque, guardare dalla terra alla grande fatica altrui; non perché sia un dolce piacere il tormento di qualcuno, ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia privo. (Lucrezio - De Rerum Natura - liber II, vv. 1-4)

Con la locuzione "fasi transitorie" si intende l’arco di tempo nel quale l’individuo, nella fase adolescenziale, tramite processi di imitazione inerenti il suo ambiente vitale, attua comportamenti e atteggiamenti per appagare i propri bisogni psicofisici.

Ciò costituisce un percorso irrinunciabile, non mutuabile ma necessario e personale, per la corretta ed equilibrata futura personalità dell’essere umano.

Questo periodo temporale, che teoricamente dovrebbe esaurirsi intorno ai 20 anni e che dunque abbraccia la preadolescenza, l’adolescenza e la postadolescenza, prevede una serie di comportamenti limitanti - autoritarismo, ricerca di sicurezza, sesso sganciato dal sentimento, importanza del giudizio altrui, gregarietà, ambizione negativa, identificazione, studio obbligato dal contesto sociale, che tarano la personalità dell’individuo in una condizione di sottosviluppo delle potenzialità psicofisiche, precludendo l’acquisizione di una identità e personalità equilibrate e mature.

Seppure le fasi transitorie siano un periodo in cui troneggiano l’egocentrismo personale, l’egoismo negativo, la rigidità di pensiero, il narcisismo, l’apoteosi dell’ego, l’io dittatore, che annebbiano tutto ciò che sta intorno all’individuo in divenire, sono necessarie e ineliminabili perché permettono lo sviluppo dei fuochi basilari della personalità.

Personalità, che nel tempo, piuttosto che percorrere un percorso a sviluppo esclusivamente verticale, dovrà, per la realizzazione della coesistenza globale, espandersi in una dimensione orizzontale, intendendo con ciò l’armonico e mutuo scambio esistenziale col prossimo.

Se romanzescamente questa fase è stata definita come quella del "gambero spogliato", in cui si è denudati delle difese psicologiche, ulteriormente e metaforicamente noi potremmo paragonarla ad un passaggio a piedi nudi sui fuochi ardenti (pirobazia), la cui riuscita, più o meno illesi, dipende dalle capacità motivazionali, dal superamento delle paure e dalla fiducia in sè, dallo sviluppo delle capacità percettive e logico-mentali e dall’allenamento alle frustrazioni e ai desideri irrealizzati maturati in un determinato ambiente.

Tuttavia c’è da dire che difficilmente un individuo supererà indenne questo periodo, nel senso che, quasi sempre, le fasi transitorie non si esauriscono nel naturale arco temporale ma si protraggono , spesso in maniera definitiva e cronica, castrando così le illimitate e sconosciute potenzialità dello sviluppo psicofisico individuale.

Avremo dunque, in età matura, personalità orgogliose, autoritarie, arroganti, presuntuose, esibizionistiche, egocentriche, proprio perché zavorrate da conflitti interiori non risolti nelle fasi transitorie adolescenziali, i cui effetti ovviamente condizionano le relazioni e gli scambi umani.

Si capisce bene, a questo punto, quale grande importanza abbia nello sviluppo armonico e sano dell’individuo, un contesto familiare e ambientale in cui regni l’affiatamento, la concordia, la logica universale, humus dal quale poi si svilupperà la personalità dell’individuo, il cui processo di emancipazione non è il raggiungimento della rottura dei rapporti con la famiglia ma la trasformazione degli stessi che, tuttavia, conservano aspetti positivi.

Il venir meno di "sponde di riferimento", siano esse genitori o anche figure al di fuori della famiglia, pone la personalità in divenire in una condizione nomade, fluttuante inesorabilmente nelle tempeste delle vicende adolescenziali.

I genitori che hanno un cattivo rapporto con i figli (presumibilmente a loro volta portatori di un rapporto distorto con i genitori) creano in essi blocchi della personalità che, generando disagi e disturbi, limitano emotivamente e psicologicamente il rapporto interpersonale col prossimo.

E’ chiaro quindi, che un ambiente familiare a forte contenuto valoriale, corretto, onesto,coerente è ben diverso da un contesto di deprivazione del senso della vita

Se nella crescita dell’individuo si assorbono dal mondo a più stretto contatto, messaggi negativi, influenze, atteggiamenti, apprendimenti, non corretti dal punto di vista etico, morale, psicologico, avremo, conseguenzialmente, alla fine di questo percorso, una personalità non ben calibrata ma alterata che, come una spugna, si è imbevuta totalmente del liquido con il quale è venuta in contatto.

Avremo, in definitiva, nel mosaico della coabitazione vicendevole, un tassello i cui tratti spigolosi, mal si adattano ai tratti degli altri tasselli.

Dunque, le fasi transitorie, devono esserci ma devono esaurirsi.

Se così non avviene, le personalità che le subiscono sviluppano nevrosi dovute appunto a conflitti irrisolti.

E a questo punto, a costo di grandi sofferenze e disagi, bisognerà cercare di trovare una soluzione alle manifestazioni psichiche, ma anche fisiche, dei drammi adolescenziali.

Una soluzione che indirizzi in maniera centrifuga e non più implosiva le energie mobilizzate all’interno dell’universo psichico.

Ovvero una stanza di compensazione, dove risolvere - o tentare di risolvere - i conflitti in atto, che consista in lunghi periodi di autoanalisi e di scavo interiore personale, permettendo la dismissione di abiti psicologici tradizionali - perversamente rassicuranti - e l’adozione di nuovi - e dunque rischiosi - atteggiamenti psicologici.

Questo processo di messa in discussione e rielaborazione del proprio vissuto subbiettivo determinerà, alfine, il rischiaramento delle tenebre precedenti, dando un nuovo senso di speranza e di stupore nei confronti della vita.

 

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