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di Maria Cipparrone  (  mariellacipparrone@libero.it )

6 maggio 2010

In Italia la spazzatura è più cara; Nessun libero marcato: prezzi beni alimentari sempre gli stessi; No della Corte Costituzionale all'Iva sulla Tia; Gestori telefonici: calo di fiducia dei consumatori.


 

In Italia il servizio urbano di smaltimento dei rifiuti costa di piu’ e, paradossalmente, funziona peggio. E’ quanto si evince da uno studio realizzato da alcune associazioni di consumatori che hanno registrato una variazione di spesa annua che va dai 407 euro di Siracusa ai 95 euro di Reggio Calabria. Roma e’ la quinta citta’ piu’ cara d’Italia con 337 euro. L’unica citta’ del Nord con le tariffe piu’ alte e’ Trieste con 309 euro. La media annua di spesa piu’ alta si registra in Campania (301 euro), la piu’ bassa in Molise (126 euro). In Sicilia si registrano significative variazioni da citta’ a citta’. Stessa cosa si verifica in Lombardia, dove la Tarsu pagata a Milano (262 euro) supera di 130 euro quella pagata a Cremona (132 euro), o in Toscana, dove la Tia pagata a Livorno (308 euro) supera di ben 141 quella pagata a Firenze (167 euro). In Italia, piu’ della meta’ dei rifiuti va ancora a finire in discarica, la produzione pro capite di rifiuti urbani e’ pressocche’ stabile, mentre cio’ che non accenna a diminuire e’ il carico delle tariffe, specie in quelle aree del Paese, come il Sud, dove il reddito pro capite e’ piu’ basso. In sostanza, il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori, e da questo punto di vista il caso della Campania e’ quanto mai esemplificativo.

"I dati odierni sull’inflazione sono l’ennesima dimostrazione che in Italia non siamo in un libero mercato". Lo denunciano le associazioni dei consumatori commentando il fatto che i prezzi dei beni alimentari sono scesi solo dello 0,1% rispetto ad un anno fa e sono rimasti stabili su base mensile." Le vendite al dettaglio dei prodotti alimentari, sono letteralmente crollate - spiega l’associazione dei consumatori - con questo trend i prezzi avrebbero dovuto precipitare e non rimanere sostanzialmente fermi. Se non e’ avvenuto e’ perche’ in Italia, anche nel settore del commercio, le regole sono state fatte per impedire la concorrenza e non per facilitarla: un commerciante non puo’ aprire il suo negozio quando vuole e dove vuole".

’’La sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito in modo inequivocabile che la Tia, tariffa di igiene ambientale, e’ una tassa e come tale non vi va applicata alcuna maggiorazione del 10% di Iva, tuttavia tutte le pressioni esercitate per ottenere la restituzione di quanto pagato e non dovuto dalle famiglie sono state vane’’. Lo denunciano le associazione dei consumatori :’’Ancora una volta assistiamo ad un film gia’ visto: quando c’e’ in ballo la restituzione di crediti a favore delle famiglie, il legislatore corre subito ai ripari per annullarli. Un film che rischia di ripetersi ancora oggi, poiche’ alla commissione Finanze e alla commissione Attivita’ produttive sono stati presentati da parte del deputato Pdl e assessore al bilancio del Comune di Roma, Maurizio Di Leo, emendamenti per azzerare questo credito nei confronti delle famiglie’’. Si invita, dunque, il Parlamento a trovare formule alternative che prevedano comunque la restituzione alle famiglie, anche, ad esempio, attraverso la compensazione nella Dichiarazione dei redditi.

’’E’ necessario ristabilire la fiducia fra consumatori e operatori attraverso la realizzazione di organismi permanenti e bilaterali’’. Lo propongono le associazioni dei consumatori dopo l’ultimo con l’Agcom. Secondo le associazioni, infatti, le imminenti delibere che Agcom propone non cambieranno, purtroppo, il comportamento indifferente delle aziende. ’’I consumatori italiani - sono consapevoli che con le aziende di telefonia, prima o poi, si prende la fregatura e soprattutto sono rassegnati al fatto che non e’ facile reclamare per affermare i propri diritti. Per questo occorre costruire non luoghi consultivi, ma operativi, in cui i rappresentati dei consumatori da un lato e i rappresentati delle aziende dall’altro possano dialogare’’.

Maria Cipparrone.

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