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L’abitudine...
di Maria Mazzuca  ( ma-maz@libero.it )

18 ottobre 2007






Meglio cambiare, no?


 

Counseling - 9

 

Due cose assolutamente opposte ci condizionano ugualmente: l’abitudine e la novità.

Jean de La Bruyère

Non è semplice scrivere di un argomento che, alcune persone, associano quasi spesso ad un altro: si rischia di confondere i concetti e di non rispettare le imparziali differenze tra i due; chiarisco questa osservazione perché mentre scriverò di ciò che rappresenta per me l’abitudine, non potrò far a meno di accostare ad essa il concetto di paura.

L’abitudine è una grande maestra, ma non ci insegna niente di buono se non agisce insieme alla ragione.

Giuseppe Giusti

"Qualunque evento nuovo può produrre paure vincolanti, mentre l’agire per consuetudine, instaura dei meccanismi abitudinari che consentono attività a basso consumo di energia (le cose abitudinarie, infatti, si attuano con il minimo sforzo), e che non ci fa temere ostacoli. Possiamo paragonare una condizione abitudinaria, alle acque tranquille di uno stagno: il cambiamento di un’abitudine, porta alla rottura di un equilibrio interno come se si fosse tirata una pietra nello stagno, determinando un turbamento della quiete. Questo turbamento, perdurerà fino al momento in cui non si creerà un adattamento, che determinerà un equilibrio interno da cui risulterà la "produzione" di una nuova abitudine : infatti, dopo il turbamento iniziale dovuto al lancio del sasso, l’energia cinetica si scaricherà attraverso le onde prodotte e l’acqua dello stagno tornerà ad essere "tranquilla". Ogni novità, proprio perché rappresenta una cosa nuova, che non possiamo gestire (perché non la conosciamo), produce quella condizione di allarme chiamata paura" .

Questo concetto ne racchiude tanti e tanti altri da poter scrivere un articolo su ogni periodo, ma il mio cruccio, in questo momento, riguarda le Abitudini.

Il fatto che le abitudini si attuino con il minimo sforzo e che non facciano temere ostacoli "innalza" un’enorme porta ad ogni tipo di Novità, impedendo ad alcuni soggetti la possibilità di godere nuove esperienze di vita, nuove occasioni di incontri interpersonali, semplici "avventure" che per alcuni soggetti rappresentano la normalità e per altri un muro invalicabile che vincola a condurre le proprie giornate aggrappati agli stessi orari, agli stessi luoghi, alle stesse persone. Logora. Innervosisce. Si vorrebbe affrontare e sconfiggere quel muro (compiendo tra sé e sé discorsi razionali e fondati, studiando le alternative per affrontare i fastidi, elaborando le strategie per uscirne vittoriosi) colpirlo tenacemente scontrandosi contro quella enorme porta che serra forte la chiusura e che si desidera, invece, spalancare! La si graffia forte, ci si sbatte contro, le si tirano possenti pugni!.. ma rimane lì: chiusa. Come i portoni invalicabili di quei bellissimi castelli scozzesi nei quali, però, non si vuole entrare ma dai quali si vuol fuggire!

Cambiare, rinnovare, rigenerare, trasformare!

Non è detto che la poca chiarezza di un evento o la percezione di non avere sempre il controllo della situazione o le esigenze di un determinato contesto o la paura di scoprire i propri limiti in qualsiasi tipo di esposizione debba condizionare in eterno: è dimostrato che sono possibili cambiamenti di ogni genere; allora perché non riuscire in questo? Perché alcune volte è talmente difficile e fa una tale paura qualcosa che si sa non arrecherà alcun danno, che non rappresenta un pericolo per se stessi e per gli altri?

Durante i primi tentativi si poterebbe fallire ("se non si sperimenta il nuovo, anche sbagliando, non si dà a se stessi la possibilità di migliorare" G.M.) e la paura di affrontare una nuova esperienza potrebbe rovinare tutti i programmi e l’entusiasmo prospettati, tanto da abbattere l’individuo, che ne soffre demotivandosi sempre più.. ma deve esserci la soluzione! E in verità c’è:"c’è bisogno di pazienza, motivazione e impegno. Questo fornisce alla mente l’opportunità di pensare al meglio"

Oh! che desiderio di sfondare il portone di quel castello nel quale ci si trincea credendo di esser protetti per uscir fuori e affrontare una miriade di nuove esperienze: viaggi, amicizie, luoghi, contesti di ogni tipo, giornate di ogni genere l’una contenente sempre un qualcosa di nuovo e di diverso; una piccola ma quotidiana Novità.. che non spaventi, che diverta anzi.

Non è possibile o non è facile mutare col ragionamento ciò che da molto tempo si è impresso nel carattere. Aristotele, Etica Nicomachea.

No! Quanto ti sbagli Aristotele!

E’ corretto proprio il contrario di quanto tu asserisci!

E’ col ragionamento, l’apprendimento, l’elaborazione, le conoscenze, lo sviluppo del pensiero, l’utilizzo delle strategie e dei processi mentali (vedi G. Russo) che è possibile trasformare la propria vita, acquisire un nuovo modo di pensare e, di conseguenza, agire per vivere diversamente le proprie giornate, per affrontare diversamente le avversità, per godere realmente di quel dono datoci che è la Vita e che può sorprendere con risvolti inattesi se solo si osa sperimentare!

Proprio ciò che è impresso nel carattere può tramutarsi, grazie al ragionamento, in una opportunità unica: la riscoperta di se stessi, di qualcosa in noi che credevamo inesistente e che è invece presente in lontani meandri che, "misteriosamente" e incantevolmente, possiamo (grazie alle affascinanti potenzialità di cui ogni Essere Umano è dotato) far riemergere in superficie.

La sola abitudine che si deve lasciar prendere al fanciullo è quella di non contrarne nessuna.
J.J Rousseau

Viviamo, di solito, con il nostro essere ridotto al minimo; la maggior parte delle nostre facoltà resta addormentata, riposando sull’abitudine, che sa quel che c’è da fare e non ha bisogno di loro.

Marcel Proust

In questo modo le facoltà rimangono assopite, non apprezzando l’ incantevole tempo che trascorre e che non torna! Questo preciso istante in cui sto scrivendo fa già parte del passato e non me lo ridarà più nessuno; sono contenta di averlo sfruttato scrivendo i miei pensieri. Tutto ciò è scritto.. allora tutto ciò resta! Qualcuno leggerà, qualcuno rifletterà, qualcuno scuoterà in sé le facoltà sedate e se non io riuscirò ad abbattere alcuni muri, forse potrà riuscire qualcun altro! Rifletterà, rifletterà e sfonderà la porta del castello, la aprirà e questo consentirà di aprirne altre ancora e qualcosa si smuoverà: spezzerà qualche noiosa inutile deleteria abitudine; avvertirà il desiderio di nuove emozioni, di nuovi stimoli soprattutto.

Un essere che si abitua a tutto. Ecco, credo, la migliore definizione dell’uomo. Fëdor Dostoevskij

Che peccato considerare in tal modo l’Essere Umano, che peccato privarsi di azioni, giornate, eventi, occasioni, infondo semplici, ma comunque nuove!

Non si può fare un bel giro in macchina partendo con la prima e non cambiando mai la marcia; si potrebbe ma guidando a 15 km all’ora e rovinando l’autovettura! No! No! Esiste il "cambio" e per poter guidare, le marce bisogna cambiarle: diminuirle al momento necessario; aumentarle quando l’autovettura te lo chiede. Chiedere a noi stessi di CAMBIARE e di SAPER CAMBIARE le marce al momento giusto, per rallentare quando è il caso e per ripartire alla grande quando è il momento, per fare il più bel giro della Vita!

Maria

 

 

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