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L’equilibrio...
di Emanuela Governi  ( amy.ge@libero.it )

29 ottobre 2010






Una questione di opportunità.


 

 

COUNSELING

Forse certuni non hanno più nulla da guadagnare da coloro con cui vivono; dopo aver loro mostrato il vuoto della propria anima, si sentono segretamente giudicati con una giustificata severità, ma, sentendo anche un invincibile bisogno di quelle adulazioni della cui mancanza soffrono molto, o divorati dal desiderio di apparire in possesso di quelle qualità che non hanno, sperano di sorprendere la stima o il cuore degli estranei, col rischio di decadere un giorno o l’altro anche da questi.

Vi sono infine degli individui mercenari che non fanno alcun bene ai loro amici o ai loro parenti in quanto sarebbe loro dovere, mentre rendendosi utili a degli sconosciuti, ne ricevono un vantaggio d’amor proprio soddisfatto: più il cerchio dei loro affetti è vicino ad essi, meno lo amano; quanto più si estende, tanto più diventano servizievoli.(Honoré de Balzac)

Osservando le immagini degli acrobati del circo vengono in mente alcuni dubbi e domande circa le motivazioni di molte azioni che compiamo durante la nostra vita.

L’acrobata poggiata a terra sta facendo da mezzo per far sì che l’altro acrobata possa dimostrare la sua capacità di equilibrismo... ma l’acrobata che sta su di lei sta facendo da mezzo per poter mettere in risalto la forza e la capacità di equilibrio dell’acrobata posta sotto di lui... e la stessa cosa vale per l’immagine accanto: la bravura dell’uno viene potenziata dall’azione dell’altro e viceversa. Come si chiama tutto ciò?

Cerchiamo di diradare le nostre nebbie analizzando le dinamiche che ci spingono a ricercare gli altri.

Partiamo dal presupposto che ognuno di noi ha dei bisogni che richiedono un appagamento, a breve, a medio o a lungo termine e che le nostre azioni sono tese all’appagamento degli stessi.

  • I bisogni Necessari indispensabili sono quelli che ci permettono di sopravvivere: protezione dal freddo, cibo, assunzione di un corretto apporto idrico, possibilità di soggiornare in un luogo riparato, attivazione della propria mente;
  • I bisogni necessari allo sviluppo di una corretto sviluppo dell’identità: costruzione dell’autostima, rispetto del proprio spazio vitale e di quello altrui, autoaffermazione, sviluppo dell’individualità, accettazione, affetto, disponibilità, sicurezza;
  • Accanto a ciò, abbiamo bisogno anche di tutto ciò che funga da rodaggio, per consentire di scoprire i limiti dell’egocentrismo a favore di un corretto rapporto di "scambio solidale", cioè, di un periodo delle fasi transitorie che dovrebbe essere superato entro i primi 20 anni di vita (identificazione, studio solo per obbligo sociale, competizione con gli altri ed ambizione scorretta, sesso senza amore, gregarietà, autoritarismo, ricerca di protezione e sicurezza in funzione di altri, autostima in funzione de giudizio altrui, etc.).

Inoltre, abbiamo bisogno di:

  • elementi che ci permettano di integrarci socialmente soprattutto per ciò che concerne un lavoro ed una buona qualità della vita in termini di "reale" comodità, cioè delle necessità del tempo storico: ad esempio, l’automobile, il computer, l’erogazione dell’energia elettrica, i mezzi di comunicazione di massa (TV, Radio, Editoria, Internet);
  • e abbiamo dei desideri, che riguardano tutto ciò che, per lo più, esprime compensazioni, conformismi ed altri elementi da fasi transitorie (in cui si trovano esseri umani non "propriamente maturi"). Compensazioni perchè attraverso il possesso di questi oggetti, ci si distrae un po’ dalle frustrazioni (senza risolverle). Conformismi perché la Società impone di adeguarsi a certi canoni che possono non migliorare la standard esistenziale ma, anzi, tendono a peggiorarla perché costringono a dover lavorare di più per poter acquisire beni materiali. Elementi da fasi transitorie perché attraverso il possesso di oggetti disparati e l’eventuale ostentazione, ci si sente più sicuri.

Questi elementi e questi bisogni di cui siamo portatori e di cui gli altri sono portatori, vengono appagati o con propri strumenti o grazie all’interazione con gli altri, attraverso un corretto sviluppo del pensiero logico. Da qui possiamo affermare un primo, fondamentale concetto: ognuno di noi si lega a qualcuno in particolare, in funzione dell’utilità che ne ricava. Ci leghiamo sentimentalmente ad una persona perché la sua vicinanza ci dona emozioni positive (non ti amo perché sei come sei ma per come sono io quando sto con te); cerchiamo delle persone che rendano completa la nostra vita e che condividano con noi interessi, intenti, cioè, gli amici; ci leghiamo ai nostri genitori in quanto fonte di sicurezza e disponibilità, ecc.

Con questo ragionamento è facile arrivare ad una conclusione: siamo degli opportunisti.

Ma una considerazione siffatta sarebbe illogica e moralistica. Tutte le pulsioni interne che ci spingono a ricercare gli altri o le cose che il nostro pensiero, grazie alle idee, riconosce come strumenti necessari all’appagamento dei nostri bisogni possono essere lette come manifestazioni di opportunismo o opportunità, a secondo del nostro grado di maturità e del grado di sviluppo della nostra identità.

L’ Opportunità comporta la valutazione fra l’utilità che si ricava ed il costo relativo. Ciò vuol dire che un individuo maturo ed egoista positivo riesce a valutare il potenziale di benefici che può ricavare sapendo che anch’esso verrà valutato in base al suo potenziale di benefici. Posso riconoscere negli altri un’opportunità di crescita per me stesso, perché gli riconosco qualità che si abbinano col mio modo di concepire la vita, ma anche io dovrò essere per gli altri una "fonte di guadagno", secondo il meccanismo "Prendo qualcosa, ti do qualcosa". Non in uno scambio mercantile, ma in uno scambio maturo e consapevole che rappresenta il risultato di ragionamenti inconsapevoli, improntati al raggiungimento del "ciò che è meglio per le proprie legittime necessità", dunque, l’egoismo positivo. Questo tipo di ragionamento porta a riconoscere i propri bisogni e quelli degli altri e rispecchia quel valore importante dell’onestà di cui abbiamo parlato precedentemente. Evita l’insorgere di energie conflittuali, di rapporti non chiari a noi stessi e agli altri che invece di arricchirci ci ingabbiano.

Per esempio, vedendo quella fotografia dei due acrobati e leggendola in termini di opportunità, i due personaggi si stanno scambiando reciprocamente qualcosa... anche se la posizione potrebbe confonderci, non c’è una prevaricazione dell’uno sull’altro, ma un equilibrio: in questo modo, essi raggiungono ciò che singolarmente non sarebbero stati in grado di raggiungere. Il risultato del loro scambio paritario è ciò che essi regalano ai nostri occhi catturandoci.

È un po’ come il teorema di Nash: nella teoria dei giochi si definisce equilibrio di Nash un profilo di strategie (una per ciascun giocatore) rispetto al quale nessun giocatore ha interesse ad essere l’unico a cambiare. Senza entrare nella spiegazione scientifica, questo teorema spiega il vantaggio di cedere qualcosa per ottenere un risultato migliore e certo. Io cedo qualcosa a te, invece di tentare di dominarti perché anche tu potresti fare lo stesso e raggiungeremmo un risultato negativo; tu cedi qualcosa a me, cioè scegli di non dominarmi per lo stesso calcolo. Così facendo ognuno dei due ottiene un risultato maggiore di quello che avrebbe ottenuto prevaricandosi.

L’egoismo non consiste nel vivere secondo i propri desideri,
ma nell’esigere che gli altri vivano nel modo che noi vogliamo.(Oscar Wilde)

 L’opportunismo, invece, porta a fare delle scelte che porteranno l’utilizzo di qualcosa o di qualcuno col minor costo possibile... e, soprattutto, senza prevedere una continuità di frequentazione, perché, terminato il vantaggio che se ne ricava, la persona "strumento" perde la sua funzione (spremuto il limone, si butterà via la buccia) e, dunque, si sarà poco inclini alla disponibilità nei confronti di quest’ultima anche dietro sua richiesta.

A chi di noi non è capitato di provare quella sensazione del "sentirsi usato" e chi di noi non ha messo in atto alcuni atteggiamenti di "uso" degli altri o di alcune situazioni pensando unicamente alla cura di sé e dei propri interessi?

Simili esperienze, vissute o attuate, sono frutto di processi di maturazione ancora in fase di attuazione, e hanno come base di appoggio l’egocentrismo o l’egoismo.

Nel caso gli atteggiamenti opportunistici si fondino sull’egocentrismo, si esplicheranno in comportamenti di utilizzo degli altri con la convinzione di essere nel giusto. Questo accade perché evidentemente (che si abbia l’età fisiologica o meno) si è ancora intrappolati nella fase di narcisismo tipica del primo periodo di sviluppo in cui ogni essere umano è proteso esclusivamente alla cura di sé e questo lo porta a considerare "corretta" ogni azione che mette in atto per la salvaguardia di quella cura. Non c’è in questo caso una consapevolezza del proprio comportamento scorretto perché tutto ciò che si fa (e che gli altri fanno) viene visto unicamente secondo il proprio vantaggio.

In caso di egoismo negativo, essi si esplicheranno in comportamenti di utilizzo degli altri ma, a differenza dell’egocentrismo, il soggetto agente sarà consapevole della non correttezza di tale comportamento, che autogiustificherà con la falsa convinzione di "essere più furbo degli altri".

In entrambi i casi, il risultato sarà un individuo che mette in atto: uno scambio non equo, una continua pretesa nei confronti di tutto ciò che lo circonda e una strumentalizzazione degli altri per soddifare i propri bisogni.

Questi processi, fisiologici fino ad una certa fase di sviluppo dell’adolescente, possono estinguersi e sintetizzarsi in un pensiero maturo, oppure confermarsi.

Questo dipenderà dagli insegnamenti offerti dalle figure di riferimento. Insegnando il concetto di egoismo positivo, cioè il corretto scambio col prossimo (opportunità), ogni adolescente e, in generale, ogni persona anche attraverso un percorso di psicoterapia, può sviluppare le proprie capacità mentali: accrescendo lo sviluppo dell’apprendimento, dell’intelligenza, della volontà, si potrà mettere in atto un uso corretto del pensiero che permette di imparare a soddisfare i propri bisogni con lo scambio e non con la strumentalizzazione degli altri.

 

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