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Opportunismo e opportunità.
di Maria Mazzuca  ( ma-maz@libero.it )

5 febbraio 2008






Non proprio la stessa cosa.


Counseling - 18

"Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate a ogni individuo"

Albert Einstein

Dal dizionario della lingua italiana, "opportunità": possibilità, occasione, l’essere conveniente;

"opportunismo": atteggiamento di chi, adattandosi di volta in volta alle circostanze del momento, agisce pensando esclusivamente al proprio tornaconto.

Bene, precisati i concetti, la distinzione è chiara; ora cercherò di spiegare perché, a mio parere, alcuni atteggiamenti considerati opportunistici possono, invece, essere osservati, rivalutati e interpretati come vere e proprie opportunità.

Ognuno di noi si lega a qualcuno in particolare, in funzione dell’utilità che ne ricava. Quest’affermazione, che a primo acchito potrebbe suscitare una "critica", se ritenuta opportunistica, indagata e riflettuta, porta, invece, a riconsiderare gli eventi in maniera differente, non escludendo affatto i concetti di rispetto e correttezza verso gli altri Esseri Umani. L’opportunista o è egocentrico (usa gli altri, credendo di essere nel giusto) o è egoista negativo (usa gli altri, sapendo di non essere corretto, ma considerandosi più furbo di tutti). L’egoista negativo danneggia gli altri (volontariamente o come dice molto spesso - involontariamente); questo tipo di egoismo è dannoso, non utile; offende e ferisce.

Entrambe le caratteristiche (egocentrismo ed egoismo negativo) indicano una forma di scorrettezza che sarebbe necessario modificare, a patto che il soggetto riconosca il problema e abbia l’intenzione di mutarle..

Se, però, l’Essere Umano, per soddisfare il suo egoismo non danneggia nessuno, siamo in presenza dell’egoismo sano, corretto, utile, necessario al vivere umano, che prende il nome di "egoismo positivo".

L’individuo che desidera conseguire sani obiettivi e che, durante il percorso, non danneggia nessuno, ma intende solo condurre una vita degna e gratificante, non ha da "rimproverarsi" se pensa a se stesso e al proprio benessere. E’ per questo che, osservata da questa angolazione, l’affermazione sopra citata riguardo l’utilità che si ricava legandosi a qualcosa o a qualcuno in particolare, non va interpretata negativamente: rispecchia un puro concetto di amore nei propri confronti e non un’offesa nei confronti degli altri.

Nell’appagamento di un bisogno (primario necessario indispensabile o primario necessario non indispensabile), la valutazione tra l’utilità che si ricava e il costo relativo (opportunità), se attuata in modo maturo, nel rispetto dell’altro e con la consapevolezza di non nuocere, può fare in modo che ci si renda disponibili nei confronti di qualcuno concedendo e attingendo.

Infondo, tutto è relativo e la visione delle cose del mondo varia in base all’angolazione da cui si osserva. Chi scrive è cosciente del fatto che, a determinate conclusioni, si giunge dopo aver attentamente riflettuto; "riflettere", termine troppo spesso utilizzato ma realmente poco attuato: si è sempre bravi a parlarne, ma poi sono poche le persone che mettono in atto il significato reale della parola "riflessione". E’ indubbio: non è sempre così semplice; inoltre, circostanze, individui, eventi, spesso, rendono ancora più complicata l’azione salubre e fruttuosa del ragionamento; e lì che ci si può "sbizzarrire" per mettere alla prova il proprio grado di bravura, giungere perfino a valutazioni personali con frasi del tipo "ce la posso fare; piano; rifletti e scova la soluzione adeguata, quella che ti evita sofferenze e che ti permette la conquista delle tappe aspirate; se necessario, sii addirittura camaleontico senza, ovviamente, danneggiare o ledere qualcuno". Il percorso che consente di raggiungere la meta può essere colmo di fastidi e disagi che, a volte, inducono a pensare di "buttar giù la spugna" e abbandonare la scalata verso la meta; proprio in quel momento è necessario riflettere e, aggiungerei, far ricorso al concetto di pazienza, efficace strumento in grado di non sciupare i sogni che l’Essere Umano custodisce dentro. I sogni corretti, quelli che permettono all’individuo di realizzarsi nei contesti odierni, quelli che riguardano lo svolgimento di un’attività lavorativa amata, quelli concernenti l’appagamento di affetti di qualsiasi natura, quelli attraverso i quali condurre giornate al termine delle quali pensare "bene, ho agito in modo corretto.. e domani farò meglio"; questo tipo di sogni, dicevo, non ci "viene servito su di un vassoio": si persegue, si merita e lo si gode attraverso il vaglio e la selezione delle opportunità e delle occasioni prescelte nel tragitto, offrendo e raccogliendo.

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