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La dignità.
di Emilia Ambrogio  

10 ottobre 2007






Senza "se" e senza "ma".


 

Counseling - 8

Pensando alla dignità e cercando di visualizzare un’immagine al riguardo, risulta quasi naturale richiamare alla mente le figure di anziani orientali che mantengono contegno e un atteggiamento fiero anche in mezzo alle tempeste. Ecco che allora diventa semplice comprendere cos’è la dignità e come si preserva.

Le immagini visualizzate sono figure di uomini che riescono a prescindere dal giudizio di chi li circonda e a mantenere intatta la percezione del proprio valore personale e questo non per menefreghismo o presunzione, ma perché sono riusciti col tempo a costruire un’immagine di se stessi corrispondente alla realtà.

La percezione corretta del proprio valore è strettamente collegata ad un’autostima costruita col tempo e ad un processo che non si interrompe mai di superamento dei propri limiti; di quei limiti dovuti al fatto di non aver completamente oltrepassato alcune fasi transitorie.

Più ci si libera da questi condizionamenti più diventa chiaro il proprio valore. Su questa base si può percepire il valore della propria dignità intesa esattamente, ci insegna Aristotele, come coscienza degli onori che ognuno di noi merita, a prescindere dal possesso effettivo di questi.

La dignità è personale e non ha rapporti col giudizio che gli altri hanno di noi, a differenza dell’orgoglio che di questo giudizio si nutre.

La dignità può essere intaccata solo da noi stessi, dai compromessi verso cui siamo disponibili e, a differenza dell’orgoglio, è un sentimento che è difficile ricostruire, proprio perché lo specchio che ognuno di noi rappresenta per se stesso è il più delle volte uno specchio estremamente veritiero, in cui non è possibile intravedere nient’altro se non l’effettiva realtà delle cose.

Parlando di questo, mi viene in mente il romanzo di Oscar Wilde, "Il ritratto di Dorian Gray". Facendo le dovute differenze, si potrebbe un po’ vedere nell’aspetto esteriore di Dorian Gray tutto ciò su cui si basa l’enorme orgoglio del personaggio, considerato da tutti degno di stima e rispetto per le sue ricchezze, la sua bellezza e la sua giovinezza.

La dignità la paragonerei invece al ritratto vero e proprio, che rispecchia l’animo di Dorian, e si imbruttisce ed invecchia con l’aumentare dei compromessi cui il nostro personaggio è disposto a cedere.

Il ritratto diventa orribile e Dorian Gray è consapevole della sua bruttezza. Per questo lo tiene nascosto, limitandosi a curare esclusivamente la sua immagine esteriore, che continua a procurargli la considerazione altrui, aumentando il suo orgoglio.

Leggendo la definizione, data dal dizionario della Lingua Italiana, del termine DIGNITA’ è interessante notare il fatto che se ne parli come della "condizione propria di una persona che è degna di rispetto", ma del rispetto vero che è un sentimento dettato dalla consapevolezza del valore di qualcuno.

È ovvio, dunque, che se noi riusciamo a preservare e mantenere intatta la nostra dignità, gli altri potranno nutrire rispetto nei nostri confronti, ma un rispetto che ha solide fondamenta, perché è basato sulla consapevolezza che noi abbiamo di noi stessi e del nostro valore, è basato, cioè, sulla nostra dignità.

 

a cura di Emilia Ambrogio

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