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di Maria Cipparrone  (  mariellacipparrone@libero.it )

2 luglio 2010


Monitoraggio sulle auto blu; legge delega sul nucleare; garanzie per chi non può pagare luce e gas; problemi per Telecom; saldi estivi.


 

Il primo monitoraggio ufficiale relativo alle "auto blu" circolanti in Italia dimostra come i numeri di questo "fenomeno" siano spropositati, soprattutto se rapportati alla situazione di altri paesi europei. Lo dice in una nota il Codacons. "Crediamo che il numero reale delle auto blu nel nostro paese sia piu’ elevato, ma gia’ cosi’ come appare dall’indagine condotta dal ministero della Funzione pubblica e’ allarmante. Non solo in Italia il parco delle auto pubbliche e’ assai piu’ elevato rispetto ad altri paesi europei (in base alle ultime stime: Francia 65mila, Gran Bretagna 55mila, Germania 54mila, Spagna 44mila) ma il loro costo medio annuale, pari a 3.300 euro, appare non indifferente, e determina uscite per lo Stato pari a 297mila euro annui". "Soldi che, se venisse ridotto il numero di vetture di servizio a politici e alti burocrati, potrebbero essere utilizzati per sostenere i pensionati e le famiglie piu’ povere". Il Codacons annuncia quindi un esposto alla Corte dei Conti, affinche’ analizzi i risultati dell’indagine del ministero, e individui quelle situazioni in cui si configura uno spreco di denaro pubblico a danno della collettivita’.

 

La Corte Costituzionale ha ritenuto in parte infondati e in parte inammissibili i ricorsi presentati da 11 Regioni nei confronti della legge delega sul nucleare. La Corte Costituzionale, bocciando i ricorsi presentati da alcune Regioni in base alla legge che prevede la reintroduzione del nucleare in Italia, ha risolto a favore del governo il conflitto di competenze tra Stato centrale e Regioni, buttando a mare un altro pezzo di federalismo. La parola ora passa ai cittadini, che potranno esprimere in varie forme la propria posizione, in generale partecipando al referendum le cui firme sono state raccolte da alcuni movimenti e, di volta in volta, impianto per impianto, tenendo anche conto delle misure di prevenzione, di controllo e di tutela della salute esistenti nella regione interessata. In ogni caso, si continua a pagare per lo smantellamento dei vecchi impianti, come affermato dalle associazioni dei consumatori. "Ci spiace constatare che l’unica cosa certa, per i cittadini, e’ che, dopo 24 anni, continuano a pagare l’attivita’ di smantellamento delle vecchie centrali e di immagazzinamento provvisorio dei rifiuti radioattivi. Per il 2010 la messa sotto controllo delle spese di Sogin prevede una spesa, a preventivo, di oltre 188 milioni di euro che gli italiani pagheranno sulla bolletta dell’elettricita’, a cui si aggiungeranno i costi che l’Autorita’ ammettera’ a consuntivo ‘solo se motivatamente, chiaramente e univocamente attribuibili all’attivita’ di smantellamento".

 

Le associazioni dei consumatori hanno scritto una lettera all’Autorita’ dell’energia elettrica e il gas, chiedendo di "assumere tutte le iniziative volte a introdurre forme di garanzia di continuita’ del servizio per i clienti domestici che possono trovarsi in situazioni di momentanee difficolta’ economiche dovute alla crisi, tenendo conto di quanto previsto nelle Direttive europee del c.d. terzo pacchetto Energia in corso di recepimento". In questo momento di crisi, secondo le associazioni, il fenomeno della morosita’ dei clienti "sta conoscendo una crescita davvero preoccupante che rischia, se non adeguatamente gestita, di andare a discapito proprio della fascia piu’ debole dei consumatori, cioe’ le famiglie che correttamente e con grande sforzo onorano il pagamento del servizio elettrico e gas". Ci sono poi piccole e medie aziende che, approfittando delle regole di routine sulla gestione della morosita’ in caso di switching ad altro operatore, utilizzano il mancato pagamento delle forniture elettriche e gas come mezzo alternativo di finanziamento offerto dal mercato". Per combattere questo fenomeno, le associazioni appoggeranno "tutte le decisioni che l’Autorita’ vorra’ assumere per combattere chi, sfruttando la possibilita’ di switchare fra diversi operatori, ne approfitta per non pagare le bollette, tenendo conto dei pronunciamenti delle associazioni dei consumatori espressi in occasione del documento di consultazione DCO 23/09".

 

Il Codacons appoggia pienamente l’azione dell’Antitrust, che, nei giorni scorsi, ha eseguito una ispezione nella sede di Telecom per l’ipotesi di abuso di posizione dominante, pratiche scorrette contro i concorrenti e "margin squeeze"."Da tempo denunciamo all’Antitrust i comportamenti anticoncorrenziali di Telecom comportamenti che si ripercuotono negativamente sulle tariffe praticate dai concorrenti, danneggiando gli utenti finali, costretti a subire prezzi piu’ elevati"."Invitiamo l’Autorita’ ad aprire una istruttoria al riguardo, sanzionando pesantemente qualsiasi politica lesiva dei diritti dei consumatori, i quali, qualora verranno accertate pratiche illecite, potranno chiedere alla societa’ telefonica il rimborso delle maggiori somme pagate negli ultimi anni".

 

Una stagione "glaciale": queste le previsioni delle associazioni dei consumatori per i prossimi saldi estivi. "Gia’ per i saldi invernali - spiegano le associazione dei consumatori - avevamo dovuto rivedere al ribasso la previsione iniziale del -5%, aggiornandola al -11% rispetto al 2008". Oggi, per quanto riguarda la stagione estiva dei saldi, la previsione dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori e’ perfino peggiore: le stime sono di una contrazione delle vendite tra il -10% ed il -15% rispetto alla stagione dello scorso anno.
Proseguira’, quindi, il trend negativo registrato nel 2009: solo il 40% delle famiglie, pari a 9 milioni e 600 mila famiglie, approfittera’ della stagione dei saldi estivi, con una spesa totale di 1 miliardo e 400 mila euro. Vale a dire, in media, una spesa di 146 euro a famiglia (58 euro pro capite). Per dare una mano alla ripresa dei consumi, sarebbe stato lungimirante 4liberalizzare i saldi, o quantomeno dilatarne la durata.Invece, come dimostra anche la manovra economica, "il Governo ha deciso di intraprendere una strada diversa da quella che a nostro parere rappresenta la via fondamentale per uscire dalla crisi".

 

"A preoccupare e a far riflettere e’ l’aumento della forbice dei prezzi dei prodotti acquistati al supermercato oppure al bar. In questo caso il costo medio di un articolo aumenta in media di circa il 50 per cento". Le associazioni hanno monitorato il prezzo di diverse tipologie di bibite che si acquistano soprattutto in estate proprio per sfuggire alla calura e alla disidratazione (succhi di frutta, te’) e migliorare il senso di benessere fisico (integratori). "Quello che e’emerso e’ la spropositata variazione di costo di uno stesso prodotto se acquistato al bar o in un ipermercato. Monitorando, quindi, diversi quartieri, dal piu’ popolare a quello ‘bene’, si evince chiaramente che in molti casi la differenza tra bar e supermercato e’ addirittura superiore al 50 per cento, un dato, questo estremamente preoccupante. Considerando che un consumatore spendera’ in media 3.00 euro al giorno per acqua e bibite, arriviamo ad una spesa pari a 60 euro al mese."

 

Maria Cipparrone.

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