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Il carattere.
di Stefania Labate  ( stefanialabate@hotmail.it )

13 dicembre 2008






In balìa del destino o artefici della propria esistenza?


Counseling

E’ credenza ed opinione comune pensare che nella vita, molto di noi e del nostro "cammino" stia già scritto da qualche parte. Si parla di eventi, di combinazioni, di predeterminazioni.... Se ne parla spesso in maniera rassegnata e con fare fatalista come se non ci si potesse mettere alla guida di quello che chiamiamo comunemente destino. A parte eventi ineluttabili che non possiamo prevedere o controllare, così come sembrano dimostrare studi recenti legati alla psicologia in relazione al benessere psicofisico dell’essere umano,

la nostra vita è per gran parte nelle nostre mani.

Visto che l’essere umano è costituito da psiche + corpo e visto che psiche e corpo sono in continuo dialogo fra loro, va da sé che

esiste un rapporto molto stretto tra equilibrio psicofisico e buona salute.

In tutto ciò, quello che fa da pilota nella gestione del nostro equilibrio è il carattere che, agendo sul sistema immunitario, va a controllare quella che è la "grande connessione" (realizzata, principalmente, da Ipotalamo e Neuroipofisi) e determina l’innesco, a cascata, di ricadute positive (o negative) sul sistema nervoso e sull’apparato endocrino.

Ma andiamo a vedere cosa è il carattere e come si forma nell’essere umano.

Il carattere si estrinseca nella comunicazione, è una componente della personalità, attraverso cui, insieme al temperamento, si manifesta il comportamento, frutto della elaborazione del pensiero. Esso si avvale soprattutto del mezzo verbale e trasmette il proprio modo di essere attuale, (in merito alle nostre caratteristiche fisiologiche, morfologiche e etologiche) quello che si era in passato e quello che si potrebbe diventare in futuro.

Alle volte sentiamo dire "tale padre tale figlio!"...o altre cose del genere...come se il carattere potesse essere ereditato geneticamente.

Non è così!

....ma si può, caratterialmente, somigliare e, in effetti, si somiglia ai propri genitori...Vediamo perché.

Le similitudini genitoriali non si basano su ereditarietà genetica; gli elementi genetici si possono individuare soltanto nelle componenti di base della personalità , ma per il resto

il carattere va attribuito all’apprendimento,

a quelle informazioni che, attraverso stimoli e pulstimoli, affluiscono dal Mondo Esterno al Mondo Interno, laddove ha sede la memoria (Ippocampo e lobi temporali dell’encefalo) a partire dal periodo di gestazione e per tutto il resto della vita.

Ma cosa intendiamo per "componenti di base?

Andiamo a fare un passo indietro, nell’ambiente di origine, nel quale i genitori trasmettono al figlio una serie di informazioni psichiche, anche a livello genetico (nel DNA); esse rappresentano una sorta di determinazione di base, aspetti potenziali, che influenzeranno nell’essere umano la modalità di captazione e di elaborazione dati e che quindi determineranno quelle che saranno le peculiarità caratteriali. In pratica, costituiscono la strutturazione cellulare, soprattutto del sistema nervoso, in base alla quale quest’ultimo riuscirà ad agire in maniera tipicamente umana.

Il carattere, per quanto concerne l’umore di base, si manifesta in risposta alle sollecitazioni del momento e relativamente alla solidità della propria identità.

Ma c’è anche l’aspetto riguardante la "memoria storica" da valutare poiché esso prende in considerazione l’inconscio familiare che non è altro che una serie di elementi tramandati da una generazione all’altra che rappresenta un percorso culturale comune ed identificativo tra familiari.

Un fatto che sembra strano (ma non lo è!) è che alcune caratteristiche si manifestino non in una discendenza immediatamente diretta, ma con alcuni salti generazionali (ad es. da nonno a nipote).

Come è possibile?

Così come accade per la trasmissione genetica dei caratteri organici, quando, a volte, un gene recessivo si attiva dopo qualche linea di discendenza, e cioè quando non interverranno geni dominanti ad impedirgli di esprimersi, allo stesso modo accade sul piano psicologico.

Mi spiego:

questi tipi di "informazioni" non passano da un essere umano all’altro in modo verbale, ma in una maniera che somiglia un po’ a quanto accade tra cellulari (che comunicano in wireless tramite bluetooth), dopo di ché viaggiano attraverso le vie nervose periferiche per poi essere rielaborate in zone specifiche della corteccia cerebrale, nell’ippocampo e nei lobi temporali dell’encefalo, precisamente negli atomi delle molecole del DNA di neuroni e nevroglia.

A volte, accade che alcune informazioni memorizzate rimangano allo stato potenziale (come genotipo) e quindi non si esprimano in modo palese (come fenotipo) e, "sovrastate" da apprendimenti che vengono da altre figure di riferimento che hanno una influenza maggiore, rimangono silenti. A prescindere, però, dalla manifestazione evidente, le informazioni vengono trasmesse comunque ed è così che si tramandano i comportamenti di base e le tradizioni.

A questo punto possiamo dedurre che, già dalla nascita, l’essere umano possiede delle conoscenze di base, acquisite durante tutto il periodo di gestazione, da parte dell’ambiente circostante, che lasceranno per sempre una traccia nella memoria e che influenzeranno il meccanismo successivo dell’apprendimento.

Persino Nome e Cognome di una persona e la data di nascita possono influenzare lo sviluppo del carattere giacchè il nome e cognome agiscono come meccanismo di identificazione verso avi di riferimento e la data di nascita colloca l’essere umano in un periodo storico preciso del nucleo familiare d’origine per cui il fatto di essere il primo o l’ultimo figlio o quello di mezzo, avrà inciso sul comportamento della famiglia nei suoi confronti e quindi su quelle sollecitazioni di cui abbiamo parlato prima...con una relativa risposta che sarà diversa a seconda degli stimoli.

Tutto questo ci dimostra che, poiché l’essere umano è bombardato continuamente da nuove informazioni,

il carattere non è statico ed immutabile,

quindi non è né solido, né duraturo (contrariamente a quanto si sente dire in giro!), ma si modifica e sviluppa nel tempo.

Esso, in definitiva, parte dall’apprendimento, passa attraverso l’intelligenza e la volontà, e arriva fino alla processazione del pensiero verificato o meno dalla logica.

Il carattere è il mezzo attraverso cui lo psicoterapeuta o il counselor può osservare, studiare l’altro e poi indurlo al cambiamento positivo.

Lo sviluppo caratteriale serve all’essere umano a relazionare il suo mondo interno col mondo esterno per

    • la propria difesa,
    • per ottenere il piacere,
    • per raggiungere l’autoaffermazione
    • per appagare principalmente i bisogni psico-fisici.

Grazie alle nuove scoperte della genetica, si sa che, molto presto, si potrà verificare (grazie ad un test per cui basterà un semplice prelievo di sangue) se esiste la predisposizione a contrarre alcuni tipi di malattie o sviluppare alcuni tipi di tumore. Purtroppo, però, non si è provveduto a divulgare abbastanza che, grazie alla stretta connessione che c’è tra psiche e corpo, per fare una prognosi del genere, potrebbe bastare semplicemente un test della personalità. Le statistiche hanno dimostrato che

il comportamento dell’essere umano influenza notevolmente l’insorgenza di alcune patologie

piuttosto che altre.

Ad esempio si è riscontrato che

una persona dal temperamento collerico e rigido, molto ambizioso è più predisposto a disturbi cardiovascolari (tra cui l’infarto).

Esiste anche una stretta relazione tra il carattere e la risposta immunitaria e quindi la possibilità di poter contrarre maggiormente delle infezioni.

Sono stati fatti degli esperimenti ed è risultato che gli individui che, pur avendo affrontato un passato "tribolato", risultavano indipendenti ed anticonformisti, hanno mostrato una risposta immunitaria maggiore rispetto ad individui maggiormente emotivi, più dipendenti dagli altri, a prescindere dal loro vissuto difficile o meno.

Da qui si evince che una buona autostima , fondamentale per costruire una personalità forte e stabile, influenza notevolmente la capacità di risposta del sistema immunitario.

Un altro fattore importante è la diversa tendenza all’ottimismo ed al pessimismo.

    • L’effetto dell’ottimismo si modula attraverso il buon umore, ma, in una certa misura, è diretto (si riscontra nelle persone concrete e realiste) ed è legato alla presenza di un’alta percentuale di linfociti T helper e di cellule k (cellule killer).
    • Di contro, il pessimismo e l’apprensione hanno pesanti ripercussioni sulla produzione di cellule k

Anche l’essere "aperti", il riuscire a parlare di sé, ad esporre i propri sentimenti pare influisca positivamente sulla produzione di anticorpi mentre chi è solito reprimere le proprie emozioni e soprattutto la collera pare sia più predisposto al cancro ( a patto che vi siano altri fattori di cancerogenesi ).

Inoltre esiste una risposta diversa anche tra chi si sente in balia del destino e chi ritiene di poter esercitare una sorta di controllo sugli avvenimenti.

Quanto più una persona è fatalista tanto meno efficiente è il suo sistema immunitario.

Il carattere si manifesta con tutte le sue sfaccettature attraverso quelle che chiameremo funzioni che si combinano fra loro :

  • Attività

Si riferisce al dinamismo ed alla intraprendenza di una persona e rappresenta il punto di confine tra carattere e temperamento. Il grado di attività si ricava dalla dinamicità e dalla tonicità dei movimenti nonché dalla scorrevolezza dell’eloquio.

  • Emotività

E’ l’espressione globale delle emozioni.

  • Sensibilità

Che va intesa in 2 aspetti:

- quello che riguarda la disposizione a sentire emozioni e sentimenti

- quello che riguarda l’insieme dello sviluppo dei 5 sensi.

  • Tenerezza

E’ un’emozione dolce e profonda che si prova verso esseri viventi (persone o animali) con cui si scambia affettività.

  • Avidità

La capacità sviluppata di acquisire con interesse dati dal mondo esterno.

  • Accessibilità

che comprende

- Conciliazione: la capacità di raggiungere un accordo con se stessi e con gli altri; denota maturità ed equilibrio psicologico

- Oppositività: un mezzo valido di difesa dal mondo esterno, ma potrebbe anche essere un ostacolo per la comunicazione che diventerebbe sofferta.

  • Neutrergività

La capacità di riflettere adeguatamente.

  • Risonanza

Indica il grado di

- suscettibilità, intesa come reattività nei confronti di un determinato evento (solo oltre un certo limite diventa negativa)

- permalosità che induce una persona a credere (senza verifica) che si parli male di lei.

La risonanza consente anche di comprendere i tempi di metabolizzazione degli aventi (positivi, negativi o conflittuali) poiché misura la durata della "vibrazione energetica" conseguente ad uno stimolo.

  • Consapevolezza

Esprime l’efficacia del dialogo con se stessi.

  • Competitività

Ci riferiamo ad una sana competizione con se stessi nella corsa al raggiungimento dell’autoaffermazione.

 

 

"Preoccupati più del tuo carattere che della tua reputazione. Perché il carattere è ciò che tu se, la reputazione, ciò che gli altri pensano tu sia" (John Wooden).

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