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L’autoaffermazione.
di Lucia Giovagnoli  ( luciagiovagnoli@tiscali.it )

6 settembre 2007






Per dichiarare al meglio, se stessi.


 

SFPID

La parola Autoaffermazione è una parola composta formata da: "Affermazione" che significa, secondo il dizionario della lingua italiana Devoto Oli, "dichiarare apertamente, dare per certo con piena consapevolezza, dimostrare con ragioni e con fatti"; e "Auto" che, sempre secondo il dizionario vuol dire "di se stesso".

Quindi autoaffermazione indica la dichiarazione di se stessi.

Ma cosa vuol dire dichiarare se stessi?

Secondo il professore Giovanni Russo l’autoaffermazione è un bisogno primario necessario per il corretto sviluppo dell’identità in quanto ha a che fare con il raggiungimento del proprio successo psicofisico.

Per successo psicofisico si intende la realizzazione e la salvaguardia delle proprie funzioni vitali senza darle per scontate.

Con l’autoaffermazione si mira a esprimere pienamente se stessi, la propria personalità, il proprio ruolo in modo proporzionale alle proprie capacità introspettive e in relazione all’ambiente sociale nel quale si vive, quindi nel rispetto della propria identità, integrandosi concretamente con gli altri, rispettando le leggi sociali non opprimenti e cercando di adeguarsi a quelle non naturali del vivere bene.

Affermare sé stessi significa porre l’attenzione sul fatto che esistiamo e che possiamo godere della nostra stessa esistenza.

Significa porre attenzione alla funzionalità dei sensi, dei muscoli e della capacità di comunicazione; competere con se stessi per migliorarsi; preservarsi dalle frustrazioni quotidiane e da incidenti vari; studiare per la propria maturità e per permettere lo sviluppo e le crescita delle proprie potenzialità mentali; dirsi allo specchio di sentirsi contenti e di sentirsi bene; saper socializzare conciliando i propri bisogni con quelli degli altri valutando la distanza e rispetto reciproco; saper amare e farsi amare; costruendo un lavoro che piace e saper imparare dagli errori.

Autoaffermarsi è un compito arduo per l’essere umano.

Fintanto che non si decide di prendere in mano le redini della propria esistenza si è in balia delle onde del tempestoso mare della vita. Non si fa caso a niente, si subisce la società che ci impone dei modelli di comportamento, si subiscono gli insegnamenti della famiglia, si diventa quello che gli altri vogliono che si diventi e non si ascolta il proprio intimo, non si ascoltano le proprie esigenze, non si ascolta il proprio corpo che comincia ad ammalarsi e si spreca una vita, che è solo nostra e che abbiamo la responsabilità di vivere.

L’immagine che mi viene in mente riguarda degli automi che vanno tutti verso una direzione e che fanno tutti la stessa cosa senza chiedersi il perché.

Autoaffermarsi significa prendersi la responsabilità della propria esistenza.

Significa conoscersi, significa aver fatto esperienza delle proprie esperienze e significa prendere le proprie ed uniche decisioni che si pensa siano le migliori per se stessi. Significa perseguirle, senza ledere gli altri e avere il coraggio di cambiare idea nel corso della vita.

Jung parlava di individuazione: un’evoluzione continua, corretta e consapevole all’interno di un percorso di arrotondamento della personalità dove c’è l’incontro degli opposti, dove la propria Ombra è venuta a patti con la coscienza, dove gli opposti si toccano e dove è possibile il ritirarsi nella pausa costruttiva per raggiungere quella conoscenza di sé che solo pochi essere umani riescono a raggiungere. Per autoaffermarsi è necessario vincere la pigrizia ed iniziare un percorso di vita che è solo il proprio e che porta, inevitabilmente al successo psicofisico.

Ma tutto ciò comporta un impegno continuo per una evoluzione continua, corretta e consapevole per raggiungere l’equilibrio e l’armonia fra la propria energia psichica e quella corporea.

Ma perché autoaffermarsi?

La vita è formata una quotidianità che deve essere vissuta bene, deve essere valorizzata in ogni momento ed in ogni momento deve essere godibile e si deve essere protagonisti della propria esistenza perché altrimenti ci si ammala e non ci si rende conto fin quando non ci succede niente.

Il filosofo Gadamer si chiedeva "dove si nasconde la salute?" e rispondeva: "nell’assenza di malattia". Dicendo, con questo, che non bisogna dare per scontato la fortuna di stare in bene ogni giorno, di respirare ogni giorno e di vivere ogni giorno godendo, tramite i sensi della bellezza di ciò che ci circonda. Non che la vita, vissuta così, sia priva di dolore o di momenti bui. Anzi è proprio da quei momenti "difficili" che si comprende l’importanza del benessere psicofisico.

Autoaffermarsi richiede tempo e fatica.

Il dottor Crescentini Alessandro sostiene: "che la realizzazione di una vita sarà compiuta non tanto quando l’affermazione della propria identità in relazione con la collettività sarà sufficientemente realizzata, bensì quando si faranno le valigie per cominciare il nuovo e gradevole viaggio, pieno di motivazioni e di volontà di Essere in maniera arrotondata, nell’utilizzo corretto delle personali coordinate psichiche, lontano dalla accattivante nevrosi, valigie pesanti e baluardi per ogni evento; che si parta mano per la mano, che si parta in solitaria ma con le orecchie e gli occhi adeguatamente aperti, poco importa: ci si starà realizzando nell’utilizzo del tempo vitale ai fini di una vita vissuta o, meglio e con un dire più esatto, vivente".

Vivente. Una parola chiave nel tema dell’autoaffermazione.

Tutti noi abbiamo una sorta di paura di invecchiare e di morire. Questo perché non accettiamo il tempo che passa, non accettiamo i cambiamenti dei segni che il tempo e le esperienze ci lasciano e ci costringiamo a vivere una vita cercando di combattere contro il tempo e contro le nostre paure di cambiare, di invecchiare e di morire. E non ci rendiamo conto che la nostra è una lotta inutile che ci porta a non vivere con pienezza la nostra esistenza e arriviamo alla fine della nostra vita impauriti e scontenti perché la vita è passata e noi siamo rimasti da una parte vivendo come delle comparse e non come dei protagonisti.

Accettazione e responsabilità.

Accettazione intesa come viaggio al Centro della propria intimità e della propria identità per accogliere le debolezze e le paure per superarle attraverso una sana competizione con se stessi e attraverso un continuo miglioramento delle proprie capacità. Responsabilità intesa come volontà di Essere e di Esserci in un dato momento e in un dato modo.

Bandura parla di autoefficacia percepita intesa come convinzione delle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessarie per gestire adeguatamente le situazioni che si incontreranno in un particolare contesto, in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati.

È chiaro come il senso della propria efficacia riguardi la conoscenza di se attuabile principalmente attraverso il fare esperienza intesa come apprendimento delle proprie esperienze.

Questa dimensione della personalità aiuta a migliorare la propria capacità decisionale e di perseguimento dei propri obiettivi, in particolare nei processi di apprendimento e studio, di gestione dello stress e nella modificazione di comportamenti rilevanti per la salute. Le persone che godono di un forte senso di autoefficacie scelgono obiettivi più elevati, sono più motivati, usano le proprie capacità con maggiore efficienza, sono meno ansiosi, gestiscono meglio i fallimenti in quanto vissuti come stimolo a fare meglio ed ottengono risultati più soddisfacenti di chi ha invece una percezione negativa delle proprie possibilità.

Maslow propone una teoria gerarchica dei bisogni degli esseri umani e sostiene che hanno una struttura organizzata in modo che essi si attivino secondo una gerarchia di dominanza.

Egli visualizza una piramide, come figura emblematica dei bisogni dell’essere umano dove alla base pone i bisogni biologici e al vertice pone proprio l’autorealizzazione che riguarda il soddisfacimento dei bisogni di crescita personale e di auto arricchimento, passando da quelli di sicurezza a quelli di amore e stima.

In questo passaggio di bisogni dove devono necessariamente essere soddisfatti i bisogni primari si evince come, quello dell’Autoaffermazione sia concepito da Maslow come il raggiungimento di una crescita personale caratterizzato dalla consapevolezza e dall’accettazione di se e degli altri.

Quando a dicembre dello scorso anno, a scuola, ci è stato proposto di riflettere sull’autoaffermazione non mi ero resa conto della profondità e della rilevanza di questo argomento e mi sento contenta di aver aspettato questo momento della mia vita per approfondirlo in quanto le esperienze che ho vissuto durante questi mesi mi hanno dato la possibilità di capire profondamente cosa significa Autoaffermarsi e mi sento intimamente pronta a vivere la mia vita con responsabilità ascoltando i miei bisogni psichici e fisici e proteggendomi dagli stimoli aggressivi.

 

 

Dott.ssa Lucia Giovagnoli

I anno SFPID - Roma

Anno 2006/2007

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