HOME - GLI AUTORI - LE SEZIONI - VIDEO - LINK
 

Inviaci un tuo articolo

Partecipa anche tu !
Scrivi un articolo

   Cerca nel nostro archivio:
ARCHIVIO ARTICOLI
Rubriche
Settore Legale
Medicina, Psicologia, Neuroscienze e Counseling
Scienza & Medicina
Emozioni del mattino - Poesie
Economia, Finanza e Risorse Umane
Cultura
Parli la lingua? - DIZIONARI ON LINE
Proverbi e Aforismi
Al di là del muro! - Epistole dal carcere
Editoriali
Organizza il tuo tempo
PROGETTO SCUOLA
La Finestra sul cortile - Opinioni, racconti, sensazioni...
Legislazione su Internet
Psicologia della comunicazione
La voce dei Lettori .
Filosofia & Pedagogia
Motori
Spulciando qua e là - Curiosità
Amianto - Ieri, oggi, domani
MUSICA
Il mondo dei sapori
Spazio consumatori
Comunità e Diritto
Vorrei Vederci Chiaro!
News - Comunicati Stampa
Una vita controvento.

La Strad@ >>Editoriali

Editoriali 2012

Ultimo aggiornamento : sabato 29 dicembre 2012.

Il Tempo e l’Avvento.

sabato 29 dicembre 2012 di Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )

La domanda è sorta spontanea, sprovvista di provocazioni premeditate, una necessità espressa a bassa voce: "Ma tu, come hai usato il tuo tempo? E, già che ci siamo, cosa fai per proporti da stimolo, per evitare che, altri, non abbiano a sprecare una così importante risorsa vitale?" Sembrano domande banali, talmente è inusuale chiederci qualcosa sul tempo, il suo significato e senso ricercare. Eppure è il tempo che scandisce le nostre attese, speranze, il nostro futuro se saremo capaci di approfittare di quanto ci sarà concesso. È un perfetto sconosciuto, un ospite fastidioso, una presenza non sempre gradita, ci costringe a correre o rallentare, a farci a pugni quando non vogliamo aspettare e la fretta irrompe da cattiva consigliera. Non ne comprendiamo il valore, il ruolo, sebbene lo abbiamo incarcerato, ammanettato, ingabbiato in ogni suo minuto e per tutte le sue ore, quasi a volere magnificare la convenzione stipulata con il nemico più grande: quell’ignoto che ci incute timore, a volte persino terrore. Il tempo non è una semplice contrattualità, una comoda veduta panoramica, neanche un tour nel paese delle meraviglie. E’ un compagno di viaggio, lo diventa nell’abbraccio fiero, nella mano che stringe la tua, e non è una cartolina illustrata di... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


La vita... è sempre la vita!

mercoledì 5 dicembre 2012 di Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com )

Da sempre, e in ogni angolo di questa nostra casa comune chiamata Terra, ci sarà qualcuno che cerca risposte concrete alla domanda "fino a che punto ha senso chiamarla vita...?" Per poter tentare di fornire una bozza di risposta, è necessario partire da un dato oggettivo e ciò che la vita rappresenta per tutti, chi per un motivo chi per un altro, una parentesi difficile di "finito" nella propria "in finitezza". Ognuno di noi sa che non potrà mai essere "rose e fiori" e, forse, è giusto che sia così costituendo, questo, parte integrante dell’alternanza dei momenti di quel continuo divenire chiamato esistenza a cui siamo soggetti e non ci pare che siano previste eccezioni per chicchessia...E’ amaro ma purtroppo è così; Paolo Coelho in suo libro sostiene che negli occhi dei bambini non ci sia amarezza, questo è dato inconfutabile a cui noi, però, ci permettiamo di aggiungere perchè ancora non hanno conosciuto la vita! La vita è fatta anche di momenti, brevi o lunghi, intrisi di amarezza che ci permettono, però, di poter gustare pienamente la dolcezza della gioia e della felicità che ognuno di noi ha assaporato e che assaporerà ancora, non ci chiedete il perchè, sappiamo che è così e basta. Il grande Lorenzo il Magnifico scriveva " chi vuol esser lieto sia perchè del domani non v’è certezza", crediamo che queste parole racchiudano un mondo, anzi in queste parole è racchiuso ...PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Stati d’animo...

domenica 25 novembre 2012 di Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com )

A volte capita di fermarsi un attimo per guardarsi intorno; quando lo facciamo ci rendiamo conto di quante cose che costituiscono il nostro quotidiano, la realtà che viviamo, proprio non vanno. Purtroppo (è il caso di dire in questa circostanza) la riflessione è figlia dell’osservazione e, allora, non possiamo fare a meno di valutare il mondo a cui apparteniamo. Ma, diversi, sono i modi di reazione a questo stato di cose davvero poco confortante, uno di questi, forse, il più utilizzato, è quello di nascondere a se stessi ciò che è sotto i propri occhi, ponendovi sopra le famose bistecche! Questo comporta uno stato di sofferenza passivo che conduce ad una condizione di spirito che si avvicina, in quanto ad effetti, alla depressione; ci si sente impotenti e, allo stesso tempo, incapaci di reagire a delle situazioni, introitando tutte le frustrazioni che, alla lunga, logorano le anime portando, quasi, con certezza matematica, a comportamenti difficili da comprendere, ma, che in fondo, proprio in questo trovano la loro genesi più profonda. E’ per questo che, con sempre maggiore frequenza, si apprende dagli organi dei mass media di gesti di follia, apparentemente, ingiustificata, gesti inconsulti e gravi dovuti all’esasperazione, da un lato, e alla insoddisfazione, dall’altro. Oltre a questa categoria di persone, ve ne sono ancora altre... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.



Oltre il fondo del barile.

mercoledì 14 novembre 2012 di Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com )

"Amici siamo alla frutta!" Con questa esclamazione, in genere, quando siamo a tavola, indichiamo la fine delle portate; nella vita, invece, questa esclamazione indica l’approssimarsi del baratro! Osservando, senza, poi, troppa attenzione, la realtà che colora il nostro quotidiano c’è veramente poco da stare allegri. Sia chiaro, questo non vuole essere un editoriale votato al pessimismo bensì, improntato alla riflessione e ad un’analisi concreta e reale, magari un pò cruda, di ciò che ci circonda. Ecco profilarsi all’orizzonte l’equazione uomo-realtà, che è arrivato il momento di risolvere per mera necessità, per puro stato di bisogno. E’ ora di finirla di stare con la testa nella sabbia come fanno gli struzzi, è ora di finirla con le sterili lamentele, è giunto il momento di agire, di operare tutti in un’unica direzione, quella di un capovolgimento di fronte, teso a ribaltare una situazione che ci ha portati sull’orlo del baratro. Stiamo varcando la soglia del non ritorno. Ogni secolo è stato segnato da qualcosa di negativo come le epidemie, le guerre e quant’altro, che hanno cagionato la morte di migliaia di uomini; da circa un secolo, buona parte dell’umanità è afflitta da un male altrettanto letale, l’ignavia, che sta mietendo un numero incalcolabile di coscienze. In parole ... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Una questione di scelte.

domenica 28 ottobre 2012 di Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com )

"La vita è un faticoso cumulo di scelte", questo era il pensiero di Teocrito che così definiva l’esperienza terrena di ogni essere umano. Se dessimo per buona questa definizione del pensatore greco, dovremmo riconoscere come esatta l’equazione secondo la quale, tanto maggiore è lo sviluppo della nostra personalità, altrettanto maggiore sarà la nostra capacità decisionale. "Prima faciae" la cosa potrebbe risultare ovvia e banale, ma, non è esattamente così. La nostra società non permette ai suoi membri la facoltà di ritenersi poco formati perché ciò esporrebbe al giudizio negativo degli altri, come dire alla gogna, costituendo, quindi, motivo di discrimine sociale. Viene da sè che, temendo il giudizio degli altri, spesso, si è portati a paventare una personalità eccessivamente sviluppata; a questo punto bisogna fare molta attenzione in quanto, tra il dire e il fare, c’è di mezzo un mare... e paventare la propria formazione non equivale a possederla, troppi sarebbero gli esempi da citare e ognuno di voi sa che cosa vogliamo intendere. Bisognerebbe capire che, forse, la vita è come un lungo sentiero con mille diramazioni che prima o poi, saremo costretti ad imboccare per poter proseguire il nostro cammino, da qui nasce l’esigenza di una scelta... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Silenzi, che non aiutano.

mercoledì 10 ottobre 2012 di Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )

Silenzi che non aiutano alcun esame di coscienza, distrazioni che non leniscono alcun dolore, guardare dove non è consentito farlo davvero, e fare chiacchiere da mercato sulla morte e l’abbandono di ogni pietà. Non è facile descrivere il carcere, approfittandone, con riflessioni di taglio storico, nonostante i tanti articoli, libri, dossier, mentre un altro detenuto si è lasciato morire (un numero tra i tanti), ha deciso di mollare gli ormeggi da una condanna ulteriore e non scritta oltre quella erogata dal giudice in nome del popolo italiano. Del carcere si parla per levarci di torno un fastidio, per non rendere giustizia a chi è stato offeso né a chi l’offesa l’ha recata. Se ne parla per rendere nebulosa e poco chiara ogni analisi, un messaggio annichilente che impedisce di intervenire. Il detenuto non è un numero, invece la realtà che deborda da una prigione è riconducibile all’umiliazione che produce il delitto, ogni delitto nella sua inaccettabilità. Un ragazzo ha deciso di ammazzarsi per stanchezza e per follia, per l’insopportabile sofferenza a scegliere di sopravvivere. Quando un essere umano è posto nelle condizioni non solo della privazione della libertà personale, ma anche di quell’altra meno onorevole e legale, dove neppure più esiste la convergenza di altre scelte per un possibile cambiamento... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


Disillusioni. (Rivoglio indietro i miei sogni)

giovedì 6 settembre 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

Probabilmente il Paradiso esiste sul serio: se non abbiamo notizie di prima mano è perché le anime celesti che lo abitano, non possono comunicare con noi e non sanno quello che succede sulla Terra. Sono così isolati che, ogni qual volta giunge un carico di anime, papà e mamma sono lì, sulla soglia del Paradiso, che chiedono informazioni a tutti i napoletani in arrivo. "Sapete niente di un certo Luciano De Crescenzo?" - "Chi, lo scrittore?" - No mio figlio è ingegnere alla Upim!" Sono stato quasi 20 anni alla IBM ma, a mia madre, chissà per quale motivo, non è mai entrato in testa il nome della società: la confondeva con la Upim. Poi, un bel giorno, in Paradiso arriverei anch’io. Immaginatevi l’incontro: abbracci e baci, lacrime di mia madre, domande di papà che si accavallano alle mie. Insomma, tutta una vita da raccontare in pochi minuti... (da "I dialoghi di Bellavista" - di Luciano de Crescenzo - Oscar Mondadori). Lo so, è pura fantasia. Probabilmente, ad essere ragionevoli, a simili contesti non crederebbe nessuno. Ma, dite la verità: a chi non piacerebbe una tale realtà? Tutto ciò, non rappresenta un modo di illudersi e sfuggire le verità di una vita convulsa quanto, piuttosto, un alimentare quei reconditi infantili che costituiscono linfa indispensabile a continuare anche quando, in apparenza, non esiste più il bandolo della matassa esistenziale... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Sguardi di solitudine.

martedì 14 agosto 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e Alessandro Citro ( alekoscitro@tin.it )

"Se tu sei veramente un Medico, sappi che quando curi gli occhi, dietro gli occhi c’è la mente e dietro la mente c’è l’anima e che per curare gli occhi devi capire l’anima" (Socrate). Molto presuntuosamente, credevamo di aver affrontato il confronto con la solitudine in maniera completa. Ci sbagliavamo. Meno male. E, almeno, per due motivi. Il primo: un sano contatto con quel realismo che ti fa capire quante altre scale dovrai salire, prima di iniziare a pensare di poter tirare i remi in barca. Il secondo: la possibilità di scoprire quante altre porte si schiudono, quando sei pronto ad osservare, umilmente, gli usci disponibili ad apririsi di fronte alla tua voglia di conoscenza. Un allievo va dal suo guru e gli dice che vuole la verità più di ogni altra cosa. Il maestro non risponde ma, inaspettatamente, lo afferra per il collo, lo trascina al vicino torrente e gli mette la testa sott’acqua fino a quando, il malcapitato, non giunge fino al limite dell’annegamento. Quindi, tiratolo fuori, gli chiede: "cos’era che volevi, più di ogni altra cosa, quando eri sul punto di morire?" - "L’aria!" - "Bene, quando cercherai la verità come, un momento fa desideravi l’aria... allora sarai pronto ad imparare!" (Antico racconto tibetano). Su l’Avvenire di fine luglio 2011, un bell’editoriale di Enzo Bianchi ci spiega che "il deserto e il giardino" costituiscono le due solitudini dell’uomo... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Mal di Scuola... e futuro incerto!

sabato 28 luglio 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

A scriverlo ci vogliono 12 zeri, una quantità di denaro che non è facile da immaginare. Ma la novità è che siamo vicinissimi alla doppia stella: un bel 2, davanti. E’ il "nostro" (nel senso che, ciascuno ne ha oltre 30.000 Euro sulla spalle) debito pubblico, che ha registrato un nuovo record, avvicinandosi sempre più al vertiginoso tetto di 2mila miliardi. Questa notizia riporta alla possibilità che, un giorno o l’altro, potremmo non essere più in grado di onorare quanto dobbiamo a chi (soprattutto stranieri) ci presta il denaro per tirare avanti, comprando i nostri Buoni del Tesoro. Si, perché anche un paese può fallire, come un’impresa. Questo succede quando lo Stato non è più in grado di far fronte ai suoi debiti (e ai relativi interessi) che lo porta, di conseguenza, a non poter sostenere la spesa pubblica (pensioni, sanità, scuola, stipendi dei dipendenti pubblici e tutto quello che serve a "muovere" la macchina comune). Ma come nascono i presupposti per un simile disastro? "Volere bene" è una frase che più si sente dire in Calabria (ma anche nel resto del "Bel Paese" n.d.r.). Anche mia madre, quando mi ha riveduto, mi ha detto soltanto: "Credevo che non mi volessi più bene." E coi capelli bianchi, i vecchi si domandano del figlio o della nuora: “E vi vuole bene?” E di qualunque rapporto, la prima domanda è... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Soli... da non poterne più?

sabato 14 luglio 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

In questa Estate che sa di malva, "fumi" e maggiorana, che pare finita prima ancora di cominciare... che proietta sullo specchio delle nostre coscienze, frammenti di paura e incertezza frutto delle solite manovre che guidano l’opinione pubblica verso ciò che è più redditizio in termini di audience e "vuoti a perdere mentali", tra la verità che non si dice e le bugie dette male, in più di qualcosa si è esagerato. Già, ma come controllare? Bisognerebbe "essere" l’inchiostro delle prime pagine dei giornali, mescolarsi, al mattino, con l’odore dei caffè, incontrare gli occhi, i visi, le espressioni di chi "vive" e non si è ancora "spento" al richiamo delle sirene, per dissolvere i plumbei frastuoni strilloneschi nel fresco delle buone notizie. Forse, così, l’alta pressione atmosferica sarebbe solo frutto di variazioni cicliche cui non resta che adattarsi, i tanti decessi per l’afa ed il caldo diventerebbero solo esempi di applicazione del Secondo principio della termodinamica (in base al quale, tutto si degrada, irrimediabilmente) in cui la temperatura ha solo agito come blando acceleratore, le zone interessate dagli incendi si rivelerebbero di proporzioni molto meno devastanti rispetto allo scorso anno, le problematiche "virali" apparirebbero come fisiologico tributo da pagare... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO



Dove la Giustizia, spesso, arranca.

giovedì 5 luglio 2012 di Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )

Nelle classi scolastiche i più giovani non sanno nulla o quasi dell’istituzione carcere, della pena, della privazione della libertà, se non quanto gli viene propinato dai film, dai fumetti, dalle cronache spesso riduttive. Le persone mature, agenti sociali responsabili, forse ne sanno qualcosa di più, dico forse perché oppressi dall’insicurezza: da una parte la precarietà lavorativa e ideale, dall’altra la scarsezza di fondi, di interventi, che spostano l’attenzione dove non c’è luce per meglio vedere. Eppure in questo paese dei balzelli dialettici, della semiologia a effetto, degli ermetismi che privilegiano i suoni alle verità, sarà meglio riflettere sul dentro e sul fuori che avvolge il pianeta sconosciuto, su quel "dentro" privo di utilità, di uno scopo condivisibile, che non consente di rimanere avvinti alla speranza di un "fuori" accettabile di intenti e di fatiche partecipate. Il carcere non è un castello di parole, di ideologie vetuste, superate dal tempo e dalla storia, è ben altro di più importante, non solamente il perdono, la compassione che vorremmo incontrare, neppure è la vendetta di rimando al male ricevuto, non è violenza da accettare né da fare, il carcere è pratica di revisione, di mutamento, di un nuovo stile di vita, quale unica garanzia per una maggiore tutela sociale... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Gioco d’azzardo e fallimenti quotidiani.

mercoledì 27 giugno 2012 di Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )

A Pavia s’è svolto da poco un corteo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del gioco d’azzardo, sul rapporto grottesco, perverso, e quasi incredibile tra cittadino e slot machine. Il serpentone ha attraversato la città tagliandola in due, separando gli indifferenti dai partecipanti a un diritto inalienabile, della cura e della manutenzione quotidiana della propria libertà, il rispetto di se stessi e degli altri, della propria famiglia, che a causa del gioco va letteralmente in frantumi. Indipendentemente dal numero esorbitante di slot per una città come Pavia che non è una metropoli, sbalordisce la quantità dell’armamentario messo in campo, slot dappertutto e in bella mostra, distribuite con una architettura e ingegneria mentale apparentemente casuale. Congegni ruba marenghi e rapina coscienze totalmente autorizzati, in regola con le norme e con leggi statuali. Da tempo c’è una proposta in Commissione Giustizia, a Roma, per arginare e controllare questo fenomeno, che gioca il suo fascino maledetto nello scommettere denaro (e molto altro) sull’esito incerto ma pianificato per invogliare a puntare e inequivocabilmente perdere. Lo Stato gestisce la torta in prima persona, definendola ipocritamente ludicità sociale, ne autorizza legalmente l’uso, ne appalta a organizzazioni private la febbricitante avventura, a patto che paghino le irriverenti ma corpose tasse... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


I costi dello studio. (Ne vale la pena?)

domenica 17 giugno 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

Se tu domandassi l’età ad un ottantenne lui, subito, risponderebbe: "ottanta!" Ma se tu gli chiedessi di togliere dai suoi anni il tempo trascorso a compiacere amici e parenti, ad obbedire ai capi, a lavorare, a far denaro, a studiare, ad odiare e ad amare gli altri e, poi lo inducessi a riflettere su quanto, di quegli ottant’anni, è il tempo rimasto per sé, costui potrebbe, amaramente, scoprire di avere più o meno l’età di un adolescente. E allora, caro amico, breve non è la vita in sé, ma quella che veramente viviamo!"(Lucio Anneo Seneca). Avevo sedici anni quando sono entrato in quel mondo dorato che è l’Odontoiatria e la Chirurgia maxillo-Facciale, con la ferma intenzione di scalare tutti i gradini fino al completo successo professionale; disponibile anche al sacrificio, ho iniziato come aiuto assistente alla poltrona diventando il pupillo di un luminare, con la prospettiva di trasformarmi in un brillante operatore del settore. Ne avevo ventisei, quando ho chiuso, per l’ultima volta, l’uscio di quella vita di ieri, che sentivo non più aderente e adesiva al mio modo di essere, per volgere lo sguardo al panorama della psicoterapia, cominciando un nuovo percorso di studi post laurea che è durato 9 anni e mi è costato oltre 360 milioni delle vecchie lire (fra tasse di iscrizione, colloqui di analisi personale e logistica)... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Piove...

domenica 27 maggio 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it ) e Alessandro Citro ( alekoscitro@tin.it )

"A New York, c’è una violenza pazzesca. Sul giornale di oggi, c’era la notizia di un leone che si è liberato dallo zoo di Central Park ed è stato seriamente malmenato. (Bob Newhart). Ironia a parte, non è stato semplice imbastire l’editoriale della settimana cercando, soprattutto, di evitare luoghi comuni e analisi puramente demagogiche. "Piove, sui monti e sulle scale su petali e parole, sul cuore mio che batte... Piove sui poveri soldati sui campi abbandonati e sulla mia città" (Alex Britti). Al di là di chi sia stata la mano assassina (quella di un folle, di un terrorista, di un mafioso, o di un "deviato"), probabilmente è la prima volta che si colpisce una scuola e dei giovani studenti. La Scuola, come sosteneva Antonino Caponnetto (capo del pool di magistrati siciliani, all’epoca di Falcone e Borsellino), è l’unica via d’uscita da qualsiasi forma di mafia perché, con la cultura, si taglia l’erba sotto i piedi a tutti quelli che cercano di portare i giovani (senza prospettive) verso un mondo alterato che conduce all’antiStato. Quanto accaduto a Brindisi, sabato 19 maggio 2012, in quella scuola, potrà avere i colori, i connotati, l’identità che la Storia sarà capace di fornire... ma rimane il fatto che, il valore della vita umana è inalienabile, il ruolo delle persone è incancellabile. Così come, l’omicidio è imperdonabile. Più ancora, però, dovrà avere il "comandamento" fondamentale: i bambini, le donne, gli anziani, non si toccano, non si debbono toccare mai... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Spread, articolo 18 e vecchi merletti...

venerdì 30 marzo 2012 di Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )

Ci sono guerre dimenticate, alcune sottilmente retrocesse, altre spettacolarmente pubblicizzate. Guerre appena fuori l’uscio, ma lontane dalle nostre tavole ben imbandite di sapori e di colori vivaci. Eppure c’è un’altra guerra con la residenza a fianco della nostra dimora, che deruba vite, che recide esistenze, che rapina umanità nel silenzio più malato di illegalità. Mentre tutti, quindi nessuno, giocano a fare dello spread, dell’art. 18, il grimaldello intangibile per ogni eventuale crescita possibile, continua la sequela dei morti accatastati uno sull’altro, morti insignificanti di ieri, di oggi e di domani, morti che non parlano, che non possono dettare i tempi alla giustizia disattenta. Sono morti e basta. Morti meno importanti di quelli dell’emergenza mafia, terrorismo, criminalità, infatti quelli, sebbene con il ritardo assassino della storia, hanno imposto il risveglio delle coscienze. Questi altri invece sono morti che vengono da prima della vittoria su ogni mafia, e continuano a dispetto di ogni tragedia, di ogni solitudine, soprattutto a causa di ogni smemorata ingiustizia. Sono i morti che ogni giorno inzuppano di lacrime di coccodrillo i tanti contratti di lavoro fantasma, nei cantieri, nei luoghi destinati alla fatica ma privi di ogni sicurezza. Sono troppi questi morti che gridano vendetta, lo fanno senza armi, ma con la richiesta feroce di una ingerenza umanitaria, dal momento che quella sindacale rimane inevasa alla coscienza... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Un mondo perfetto.

giovedì 22 marzo 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

Ci piacerebbe vivere in una Società non condizionata dalla paura, in cui leader politici e banche centrali, spingano l’economia attraverso la formazione di una classe dirigente capace di restare tetragona ai colpi di ventura e, al contempo, in grado di individuare aree di effettivo bisogno, da colmare attraverso linee di prodotti e servizi mirati. Ci piacerebbe conoscere "amministratori dei destini del mondo" non afflitti dall’ansia di venire scalzati da persone più "fresche", più "attente" e più innovative. Ci piacerebbe ascoltare le coscienze "dire" che, con il miglioramento della Scuola, si crea un "ambiente" ottimale e si vive "positivo"! Ci piacerebbe osservare i popoli opulenti della Società del terzo millennio in grado di capire che il fenomeno dell’immigrazione di massa possa diventare un’occasione di scambio proficuo, utile e costruttivo, attraverso la predisposizione di strumenti atti a favorire un’integrazione concreta che induca i poveri della nuova era a "donarci" le loro conoscenze ed il patrimonio della propria cultura, per crescere e migliorare insieme. Ci piacerebbe sapere che esiste, da qualche parte nel mondo, qualcuno in grado di trasformare, per davvero, il concetto di solidarietà da mero assistenzialismo a punto di partenza per la valorizzazione delle risorse umane (soprattutto delle persone in difficoltà) per ridurre il fenomeno della dipendenza ed aumentare l’autonomia propositiva e realizzativa... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



A torto o a ragione.

giovedì 15 marzo 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )



Qualcuno si chiede se un ricordo, sia qualcosa "che si ha" o "che si è perduto". A torto o a ragione, io rispondo che "una persona invecchia, quando i rimpianti superano i sogni e le aspettative". Quando ci si domanda come mai si debbano subire cure mediche sempre più tecnologizzate e lontano dal paziente,a torto o a ragione, io faccio notare che, in fondo, in ogni persona esiste una luogo segreto dove si nasconde la ricetta della propria salute: basterebbe imparare a cercarla per non perderla più. E nel momento in cui viene da rimpiangere i momenti in cui potevamo dire e non abbiamo parlato, potevamo tacere ed abbiamo fatto, invece, soffrire... beh, a torto o a ragione, conviene senz’altro imparare a saper chiedere scusa per dimostrare di essere migliori di quando si è commesso l’errore. A proposito, vi è mai capitato di sentirvi condannare per aver proposto un’idea innovativa? A torto o a ragione, si deve andare per la propria strada, comunque: non è che si chieda la luna, ma ci si vuole proiettare, piuttosto, verso una dimensione stellare, per seguirne il tragitto di espansione, fino al culmine e, poi, "sorseggiarne" la lunga parabola discendente... il ché, in fondo, ricalca la fantastica storia delle possibilità che la vita ci offre. Insomma, non so cosa ne pensiate, ma bisogna imparare a saper decidere di sé e per sé, perché comunque, come disse Sartre, "non facciamo ciò che vogliamo ma diventiamo responsabili di ciò che siamo"... a torto o a ragione!


Quando, un Amore, se ne va!

martedì 6 marzo 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

Possiedo una vecchia automobile di cui, per logica, dovrei disfarmi dato che, i costi di gestione superano di gran lunga il suo valore commerciale. Però, pescando dall’album fotografico dei miei ricordi, ritorno al giorno della firma di quel contratto che mi avrebbe consegnato il primo acquisto importante: quello che, di solito, realizzi, senza l’avallo (morale e materiale) dei tuoi genitori. Dodici lunghi anni che hanno segnato indelebilmente la mia vita, rendendomi quello che sono, ora. Ed è per questo che, quell’insieme di lamiere, assume un valore animistico dal quale non riuscirei più a distaccarmi. Fa parte della mia storia. Nel bene o nel male. "Va bene, io credo nell’amore l’amore che si muove dal cuore, che ti esce dalle mani, che cammina sotto i tuoi piedi; l’amore misterioso anche dei cani, degli altri fratelli animali e delle piante, che sembra che ti sorridano anche quando ti chini per portarle via... L’amore silenzioso dei pesci che ci aspettano nel mare... L’amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare..." Caro Lucio, al pari di quello che hai declamato in versi, è un dato di fatto che, nessuno, sia pronto e disponibile ad allentare i legami peculiari, quelli che costituiscono i riferimenti esistenziali. Un compagno di vita, un figlio, un amico, un padre. Una madre. Ma perché accade quel che accade, se “così noi viviamo, per sempre prendendo congedo?” Forse, perché si pensa di poter far meglio, un giorno o l’altro. Riuscire a dire, con più sentimento, “Ti voglio bene!”. Stringerlo forte, al punto da “sentirlo” pienamente, sotto le tue braccia... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Ma di quale normalità stiamo parlando?

lunedì 27 febbraio 2012 di Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it )

La voce normalità, nel dizionario italiano, fa riferimento a quanto è conforme a una regola, a ciò che serve a dare una norma. Concetto ondivago, la normalità, a seconda del punto di vista, dell’angolazione, ma non è più dissertazione di poco conto se diviene pratica per non rispettare la persona. Mi sono chiesto quanta normale tolleranza ci sia, sull’uso e abuso di sostanze, sulla possibilità di ognuno di comprarne una dose, di venderne altre, di averci a che fare per una serata o per il resto della propria vita. Quando parliamo di droga, di tutte le droghe, parliamo di persone allo sbando, giovani e sordità al futuro che bussa alla porta, stiamo parlando di una parte della nostra vita davvero difficile, allora bisogna discuterne senza lacrime di coccodrillo che derubano tempo a una indagine seria e agli interventi più efficaci. C’è urgenza di vestirci di dignità sufficiente a opporci al boia di questo terzo millennio, l’indifferenza. Come può essere normale un affaire che supera di gran lunga qualsiasi altro commercio di prodotti, un vero e proprio attentato alla vita, illegale e omicidiario, cosa c’è di normale nella disattenzione che attanaglia la tragedia "roba", è forse normale spalancare gli occhi, quando le fogne ci danno le dritte giuste, ( se andassimo a verificare nuovamente, non mi stupirei se la percentuale di sostanza fosse aumentata ) per arrivare al buco nero che manda in rovina intere famiglie... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



L’emergenza neve e il solito scaricabarile delle responsabilità.

domenica 19 febbraio 2012 di Lucio Garofalo ( l.garofalo64@gmail.it )

Qualcuno ha suggerito (non a torto) che le dispute verbali, le accuse e le attribuzioni delle responsabilità, ad ogni livello istituzionale, siano opportunamente rinviate al momento giusto, mentre adesso c’è bisogno di organizzarsi e di agire sul piano operativo per risolvere i notevoli disagi creati dall’emergenza maltempo ancora in corso. Superata la quale, ci si potrà confrontare in modo (se possibile) onesto, serio, civile e costruttivo. Ebbene, visto che la fase critica dell’emergenza sembra avviarsi verso un progressivo miglioramento, mi permetto di anticipare una riflessione senza alcun intento polemico, né provocatorio, anche per "riscaldare" idealmente il clima gelido di queste giornate. Allargando subito l’orizzonte del ragionamento, la notizia quantomeno inquietante e tragica riguarda l’Europa dell’Est, dove fino a questo momento si registrano oltre 600 morti causati dall’ondata di gelo proveniente dalle regioni siberiane. Ma tra le vittime per assideramento, addirittura 40 si contano in Italia. E non mi pare un dato irrilevante. E’ vero che il clima terrestre sta letteralmente impazzendo, nel senso che l’estrema variabilità e l’instabilità meteorologica sono diventati ovunque una caratteristica costante e permanente, ed è altresì vero che i mutamenti atmosferici su scala planetaria sono stati provocati dall’azione umana che ha saccheggiato il territorio in modo irrazionale e scellerato. In particolare, le responsabilità vanno... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Perché accade, quel che accade?

martedì 7 febbraio 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

Perché il male trionfi, basta che i buoni rinuncino all’azione. (Edmund Burke). Cari lettori, vi siete mai soffermati sul termine "Follia"? provate a cercare sui dizionari della lingua italiana e troverete che con tale vocabolo, si identifica una mancanza di adattamento che il soggetto disturbato mostra nei confronti dell’ambiente. Tale serio problema, può manifestarsi come violazione delle norme sociali, compresa la possibilità di diventare un pericolo per se stessi e gli altri. L’Italia scivola su una lastra di ghiaccio e soffoca sotto una coltre di neve. Questo è il filo conduttore che attanaglia, in questi giorni di freddo polare, le coscienze. Ma non tanto per i sensi di colpa di chi poteva e non ha saputo (o voluto) fare, quanto, piuttosto, per la paura che nasce nel momento in cui ti accorgi di essere solo un po’ di pulviscolo che sparisce di fronte a fattori non governabili, come le lezioni che la Natura, ogni tanto, ci impartisce, per ricordarci le nostre inefficienze e le nostre grandi presunzioni. "Se non alzi gli occhi, crederai di essere il punto più alto" (Antonio Porchia).Perché accade ciò che accade? La Fisica ci spiega che ogni atto, nell’Universo, nasce come conseguenza di qualcosa che condiziona ciò che poi, sarà, di nuovo, un inizio. I pilastri dell’ambiente in cui viviamo si possono ricondurre, sostanzialmente a pochi elementi. Il primo, è la Famiglia, dentro la quale, ognuno transita per diventare, un giorno, cittadino del mondo... PER LEGGERE TUTTO IL TESTOI, CLICCARE SUL TITOLO.



Il pugno, la carezza e la memoria.

martedì 31 gennaio 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it )

Un pugno. Un colpo inferto con la mano chiusa e le dita ripiegate per infliggere colpi dalla massima efficacia. Espressione di offesa ma, anche di difesa, tutte le volte che si serrano le dita quando fa freddo, o si ha una forte paura... Nel pubblicare il mio ultimo editoriale che dissertava sul giorno della "memoria") ho vissuto non pochi momenti conflittuali, fortemente convinto, infatti, della scarsa utilità di celebrare qualcosa che, in un modo o nell’altro si ripete, in qualche angolo del mondo, senza sosta. Tanto, non cambia niente! Un pugno. Personalmente ne ho tirati pochi, in termini assoluti. Ma tanti, in una ristretta unità di tempo. C’è il trucco, però: per quattro anni, ho fatto il pugile. E questo incide non poco. Perché, noi esseri umani, litighiamo? Qual è il motivo per cui non riusciamo a collaborare e condividere? Da dove viene, quello strano dolore che ci porta a seguire il motto del "tanto peggio, tanto meglio"? Forse ha proprio ragione Eraclito quando sostiene che, siccome tutto scorre e gli opposti si attraggono, è proprio dal movimento e dagli scontri che ne conseguono, che nasce la vita. D’altronde, la fisica moderna studia il fenomeno in base al quale è dimostrato che, a furia di collidere, da particelle note, con la loro annichilazione, ne nascono altre, anche di quelle nuove, proprio mai viste! In questi giorni ho potuto incontrare da vicino, grazie al Presidente nazionale dell’Opera Nomadi (il dott. Massimo Converso, nei confronti del quale non posso non nutrire profonda considerazione per l’energia profusa nelle sue... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


Il giorno della memoria (Dove muore una civiltà...)

domenica 22 gennaio 2012 di Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e Mariarita Marchese ( info@lastradaweb.it )

"Ma ti sembra possibile che prendano i bambini e li portino nelle camere a gas? E magari li bruciano anche nei forni. E poi ci fanno il sapone. E i bottoni. Guarda qua, questo è il mio amico Ruggero, che è diventato una fibbia" (Roberto Benigni - La vita è bella). Come dimenticare la scena finale di quel toccante spaccato della Società europea all’epoca della seconda guerra mondiale, quando il mondo, o una buona parte di esso ha tollerato e, in alcuni casi incentivato l’ascesa al potere e il dilagare di un individuo che si chiamava Adolf Hitler (magari con la segreta speranza che riuscisse, al contrario di Napoleone Bonaparte, a destabilizzare una volta per tutte l’impero delle Russie)? Un carro armato alleato entra in ciò che resta di un campo di stermino in cui, un piccolo eroe disarmante e armato solo del suo ingenuo ottimismo (interpretato, appunto da Roberto Benigni) salva il figlio dall’orrore facendogli credere che è tutto un gioco e che, alla fine, il vincitore si aggiudicherà, appunto il mezzo blindato. "La sofferenza è forse l’unico mezzo valido per rompere il sonno dello spirito" (Saul Bellow). Il 27 gennaio 1945, verso mezzogiorno, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino arrivarono presso la città polacca di Oswiecim (nota con il nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di questo orribile posto e ... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.




PROPRIETARIO Neverland Scarl
ISSN 2385-0876
Iscrizione Reg. Stampa (Trib. Cosenza ) n° 653 - 08.09.2000
Redazione via Puccini, 100 87040 Castrolibero(CS)
Tel. 0984852234 - Fax 0984854707
Direttore responsabile: Dr. Giorgio Marchese
Hosting fornito da: Aruba spa, p.zza Garibaldi 8, 52010 - Soci (Ar)
Tutti i diritti riservati


Statistiche Visite
Webmaster: Alessandro Granata


Neverland Scarl - Corso di formazione