Introduzione
Parlando di amianto negli edifici occorre sempre distinguere tra i materiali in matrice friabile (che si possono facilmente sbriciolare o ridurre in polvere mediante la semplice pressione delle dita - D.M. 6/9/94), e quelli in matrice stabile, tra i quali sono compresi i materiali in cemento - amianto, diffusi in tutte le tipologie edilizie, nei quali l’amianto risulta legato in una matrice cementizia che rilascia fibre con estrema difficoltà, a meno di essere sottoposti ad interventi distruttivi con mezzi meccanici.
In occasione di interventi di bonifica, pertanto, le misure di prevenzione da attuare sono differenziate in relazione al tipo di materiale su cui si interviene, con diverso approccio in caso di bonifica di materiali friabili, all’interno di ambienti confinati, o di interventi su coperture o materiali in cemento amianto.
Le misure di sicurezza
Le tipologie di intervento previste dal D.M. 6 settembre 1994 su materiali contenenti amianto in matrice friabile sono, come già riportato, la rimozione, l’incapsulamento e il confinamento. A prescindere dall’intervento previsto, le misure di prevenzione da rispettare sono sostanzialmente simili e possono essere riassunte nei punti seguenti:
- Preparazione dell’area di lavoro - prima di intervenire sui materiali contenenti amianto occorre che:
- l’area sia sgomberata di tutti gli arredi e delle attrezzature mobili, previa pulitura a umido degli stessi;
- a causa dell’uso frequente di acqua durante i lavori, l’impianto elettrico deve essere disattivato;
- deve essere localmente escluso il sistema di ventilazione e vanno sigillate le bocchette di mandata e ripresa d’aria;
- l’area di lavoro deve essere interamente confinata e, se non lo è naturalmente, occorre provvedere alla realizzazione di un confinamento artificiale con divisori;
- gli infissi e i radiatori devono essere sigillati con fogli di plastica, chiusi con nastro adesivo;
- pareti e pavimenti vanno rivestiti con almeno due strati di teli di polietilene, le giunzioni vanno raccordate con nastro impermeabile; la copertura del pavimento dovrà estendersi alla parete per almeno 50 cm;
- deve essere predisposta un’uscita di sicurezza per consentire una rapida via di fuga, realizzata con accorgimenti tali da non compromettere l’isolamento dell’area di lavoro;
- deve essere installato un impianto temporaneo di alimentazione elettrica, di tipo stagno e collegato alla messa a terra;
Le suddette procedure devono essere analiticamente indicate nel piano di lavoro e di sicurezza.
- Per realizzare un efficace isolamento dell’area di lavoro è necessario, oltre all’installazione delle barriere, l’impiego di un sistema di estrazione dell’area che metta in depressione il cantiere di bonifica rispetto all’esterno. Il sistema di estrazione deve garantire un gradiente di pressione tale che si verifichi un flusso d’aria dall’esterno verso l’interno del cantiere, in maniera da evitarsi qualsiasi fuoriuscita di fibre.
- L’integrità delle barriere di confinamento deve essere mantenuta sigillando i teli con nastro adesivo o schiuma intorno all’estrattore o al tubo di uscita.
- L’aria aspirata dagli estrattori deve essere efficacemente filtrata (con filtri HEPA ad alta efficienza) prima di essere emessa all’esterno dell’area di lavoro, fuori dall’edificio. Comunque non deve mai essere immessa in aree dello stabile occupate da personale.
- Area di decontaminazione:
- L’ingresso e l’uscita dall’area di lavoro del personale e dei materiali devono avvenire attraverso apposite unità di decontaminazione, allo scopo di limitare al massimo la dispersione di amianto all’esterno del cantiere.
- Una unità di decontaminazione è formata da una serie di locali posti in successione, che determinano un percorso obbligato.
- Ciascun locale dell’unità di decontaminazione determina una ’’chiusa d’aria’’, cioè una stanza provvista di una porta d’entrata e di una di uscita, realizzate in modo che non rimangano mai aperte contemporaneamente. Esistono sistemi modulari trasportabili e preallestiti; in alternativa l’allestimento può essere fatto con teli in polietilene. Ovviamente pareti, pavimenti e soffitto devono essere lavabili, resistenti e idonei a trattenere rilevanti quantità di acqua.
- Preferibilmente l’unità di decontaminazione andrebbe costituita con due percorsi separati, per l’entrata e l’uscita. I lavoratori, entrando, si tolgono gli indumenti nello spogliatoio, provvisto di armadietto, e indossano un equipaggiamento protettivo pulito, con il quale raggiungono l’area di lavoro. In uscita, stivali, guanti, e altri indumenti protettivi vengono lasciati nel locale equipaggiamento, mantenendo indosso il respiratore. Raggiungono la doccia, provvedendo a lavare l’esterno del respiratore prima di toglierlo e fare la doccia. Tutto quello che si ha indosso, compreso il respiratore, deve essere lasciato nel locale doccia, o nella chiusa d’area successiva, e non essere portato nello spogliatoio incontaminato. L’accuratezza nell’esecuzione delle operazioni di entrata e uscita dall’area confinata è importantissima per evitare la possibile dispersione di fibre all’esterno dell’area di lavoro.
- Le acque di scarico e di lavaggio dei materiali devono essere filtrate, prima di essere immesse in fognatura. I filtri vanno sostituiti frequentemente e, alla fine del lavoro, smaltiti col materiale inquinato.
- Dopo che è stato completato l’allestimento del cantiere, compresa l’installazione dell’unità di decontaminazione, e prima dell’inizio di qualsiasi operazione che comporti la manomissione dell’amianto, i sistemi di confinamento devono essere collaudati mediante prova di tenuta con fumogeni ad estrattori spenti e prova della dispersione ad estrattori accesi.
- La prova di tenuta consiste nella saturazione dell’area di lavoro, ad estrattori spenti, con fumogeni e nell’osservare dall’esterno eventuali fuoriuscite di fumo.
- Il collaudo della depressione consiste nel valutare il regolare rigonfiamento dei teli di plastica delle barriere di confinamento verso l’interno, una volta accesi gli estrattori.
Tecniche di rimozione
Qualunque sia la modalità di bonifica prevista, l’intervento deve essere effettuato in modo da limitare al massimo la dispersione di fibre. Pertanto la rimozione deve avvenire ad umido, imbibendo il materiale con agenti surfattanti (soluzioni acquose di etere ed etere di poliossietilene) o saturanti (prodotti vinil acrilici usati anche per l’incapsulamento). Generalmente è sufficiente bagnare il materiale con un getto diffuso a bassa pressione, eventualmente ripetendo l’operazione più volte, per ottenere una minima dispersione di fibre nell’area di lavoro. Gli interventi di rimozione devono iniziare dal punto più distante dagli estrattori, e proseguire verso questi, in modo che col proseguire delle attività le fibre che si liberano siano allontanate dalle aree già coibentate. Tutti i rifiuti prodotti vanno immediatamente insaccati, comunque prima che la sostanza imbibente si essicchi.
Imballaggio dei rifiuti e allontanamento
Il materiale rimosso, e tutti gli altri materiali utilizzati, compresi le tute, i filtri degli estrattori, il materiale di pulizia ecc. sono considerati rifiuti di amianto e come tali vanno imballati in maniera tale da evitare ogni pericolo di rottura accidentale e dispersione. Sarà pertanto necessario utilizzare un doppio contenitore (sacco in polietilene di almeno 0,15 mm in un secondo sacco o contenitore rigido).
L’allontanamento dei contenitori, previa pulizia, dovrà avvenire evitando l’uso di ascensori, montacarichi o aree occupate dell’edificio, studiando un apposito percorso.
L’area di deposito temporaneo, prima del trasporto e smaltimento, dovrà essere chiusa e inaccessibile (container scarrabile)
Decontaminazione del cantiere
Durante i lavori di rimozione è necessario provvedere a periodiche pulizie della zona di lavoro dal materiale di amianto.
Durante l’intervento di bonifica dovrà essere garantito un monitoraggio ambientale delle fibre aerodisperse nelle aree circostanti il cantiere di bonifica (e sporadicamente all’uscita degli estrattori). In particolare deve essere monitorata l’uscita dall’area di decontaminazione. Il D.M. 6 settembre 1994 prevede che il monitoraggio venga eseguito quotidianamente e che i risultati siano disponibili in tempo reale o, al massimo, entro le 24 ore successive. Pertanto la metodica di analisi utilizzerà il sistema più rapido, cioè il Microscopio ottico in contrasto di fase (MOCF). Il monitoraggio è essenziale per consentire alla ditta di prevedere ogni opportuno provvedimento in caso di diffusione all’esterno di fibre. Infatti il citato decreto indica anche due soglie di allarme:
Preallarme - Si verifica ogni volta che i monitoraggi effettuati all’esterno dell’area di lavoro mostrano una netta tendenza verso un aumento della concentrazione di fibre aerodisperse; Procedure da mettere in atto:
- sospendere le attività lavorative;
- vietare entrata e uscita dall’area di cantiere;
- raccogliere tutto il materiale rimosso;
- ispezionare le barriere di confinamento;
- nebulizzare materiali imbibenti all’interno del cantiere e all’esterno nella zona di superamento;
- pulire l’impianto di decontaminazione;
- effettuare un nuovo monitoraggio prima di riprendere le operazioni.
Allarme - Si verifica in caso di superamento della concentrazione di 50 fibre/litro (MOCF). Procedure da mettere in atto - oltre alle procedure previste per il preallarme, è necessario:
- avvisare immediatamente l’ASL competente;
- sigillare l’ingresso dell’impianto di decontaminazione;
- nebulizzare la zona esterna con soluzione imbibende ;
- pulire pareti, pavimenti e zona esterna ad umido, con idonei materiali;
- ripetere il monitoraggio.
- Pulizia e decontaminazione finale:
Al termine delle operazioni di rimozione tutti i residui di amianto visibili vanno raccolti e insaccati; l’area di lavoro deve essere nebulizzata con acqua e soluzioni incapsulanti, in modo da fissare eventuali fibre, e il primo strato di teli in polietilene può essere rimosso ed insaccato. Le operazioni di pulizia vanno ripetute prima di rimuovere ed insaccare il secondo strato di teli. L’area di lavoro deve essere quindi pulita ad umido o con aspiratori a filtri assoluti, controllando con cura angoli, sporgenze e punti che possono essere ricettacolo di polveri. Tutti i materiali utilizzati per la pulizia, compresi stracci e ramazze, vanno cambiati frequentemente e alla fine smaltiti come rifiuti contaminati.
Oltre al rispetto scrupoloso di tutte le disposizioni necessarie ad evitare la contaminazione esterna, già riportate nel paragrafo relativo all’area di decontaminazione, i lavoratori debbono curare particolarmente la pulizia delle parti del corpo esposte alle operazioni polverose, ed evitare tassativamente nell’area di lavoro di mangiare, bere o fumare.
Restituzione delle aree bonificate
Per la riutilizzazione dei locali è necessario ottenere il certificato di restituibilità rilasciato dall’ASL competente. Le spese relative al sopralluogo ispettivo e alla determinazione analitica sono a carico del committente i lavori di bonifica.
I criteri utilizzati per il rilascio della certificazione sono:
- ispezione visiva dell’area, per verificare che le superfici siano ’’pulite a vista’’; in particolare devono essere accuratamente controllate tutte le superfici orizzontali, i punti difficilmente accessibili, e deve essere accertata l’assenza di ogni residuo di materiali e polveri di amianto;
- determinazione della concentrazione di fibre di amianto aerodisperse, mediante analisi in microscopia elettronica (SEM). Sono previsti almeno due campionamenti per superfici fino a 50 mq., tre fino a 200 mq.; la concentrazione media di fibre aerodisperse non deve essere superiore a 2 ff/l (misurata col SEM).
Dr. Leonardo Lione - Dr. Osvaldo Argentino - Dr. Enzo Orlando
|