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È solo una carezza.
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

24 giugno 2017






Cosa mai posso temere?


Pensieri degli anni difficili

Fragile si, ma non così debole da temere.

La consapevolezza e lo spessore morale. Sono tante le riflessioni in questi pochi concetti.

Mi dò quando affido la mia debolezza priva di filtri, così come viene, con molta paura e contemporaneamente senza nel donarla.

Contraddizione. La prima di questa, che prevedo ne sarà piena.

A volte è lo spazio che alimenta la paura, vorrei poterlo riempire ma senza saturare, magari di sorrisi. Di quelli che ho perduto e che difficilmente faranno il giro.

Ansie incontrollabili. Quando la sensazione di sopravvivere si accompagna all’angoscia per l’incapacità di vivere le cose importanti, ritorna nella mia mente il valore del tempo: la nostra unica preziosa risorsa.

I capogiri di quest’oggi ricordano le tante temute vertigini, alimentate dalla delusione del non poter più dire di si alle cose belle che la vita potrebbe regalarmi. E anche se mi sento viva, spesso penso che l’unico modo per non avere più paura è quello di restare in casa. Ma, così facendo, smetterei di vivere.

Oggi esattamente come allora: sola nelle mie cose che sento non mi appartengono più come prima. Il calore arriva a me dalla finestra aperta, gli alberi fuori sono rigogliosi e verdi.

Sola, provo una grande stanchezza.

L’imprevedibilità delle giornate diventa un’arma a doppio taglio. La possibilità di avere le giornate non organizzate e predefinite spesso mi porta a dover fare i conti solo con me stessa e se la mente è occupata da altro, facilissimo diventa cadere in un vortice di: tanto da realizzare, la voglia di non fare niente, il senso di colpa che nasce da questo.

La mente naturalmente troverà la soluzione, ma nel frattempo il prezzo da pagare è veramente molto alto.

A difficoltà riesco a gestire gli impulsi che mi spingono verso …

Sfibrata alla fine di ogni giorno, per avere tenuto separato il cuore dal cervello. Il mio sguardo dolcemente si posa sulle mani e mi lascio tormentare dal pensiero di non ricordare più.

Lascio che le cose vadano da se, magari un po’ alla volta.

Il pensiero più bello rimane sempre gli occhi dentro gli occhi: lei si lascia stringere da me e mi guarda sorridendo. In quel preciso momento sento che sta fissando il mio viso nella memoria dei suoi ricordi. Spero fra i più belli.

Perché non ho imparato a piangere?

Perché non riesco a vedere la mia stabile identità?

Un po’ di vento, debole fruscio che si fa sentire, scompiglia leggermente i capelli lasciandomi godere del piacere dell’aria che si muove.

Cosa mai posso temere?

Un soffio di vento su una magnolia secolare. Niente può scalfirla. Nulla ha da temere, al massimo solo un ramo si può spezzare, niente più. (E. Governi)

Ma perché io mi sento invece al vento?

Può solo smuovere qualcosa, far cadere qualche foglia. Il tronco è saldo, per lei il vento è solo una carezza. (E. Governi)

Delicata, profonda, intuitiva, empatica. Una bella persona.

Non aver paura. (E. Governi)

E alla fine sei tu che ringrazi me?

Una mano aiuta l’altra, una squadra, un team alla ricerca delle motivazioni, delle emozioni. Fra un piatto e l’altro nel grande frastuono dell’ambiente tutto intorno, ognuno dice la sua, esprime il suo pensiero, tira fuori il suo dolore. Dopo, tutto sembra più nitido, colorato.

Ti ringrazio per la comprensione, è rara oggi e sempre più mi commuove.

È vero. Ho perduto un po’ del mio sorriso per alcune cose della vita.

Fernanda

Questa la dedico ad Emanuela, perché è delicata, profonda, intuitiva, empatica. Una bella persona. E io le voglio bene.





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