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La comunicazione fra gli animali...anche umani
di Francesca Ferrari  

6 settembre 2003

Fare, parlare, comunicare: come ci si relaziona nel mondo animale? Vi risponde una giovane esperta del mondo della comunicazione


 

Definizioni e distinzioni.

Ogni individuo, per vivere e sopravvivere, ha bisogno di entrare in contatto con gli altri, di capire e farsi capire, di comunicare. A qualsiasi livello e in qualsiasi forma, la comunicazione è una esigenza primaria, perché permette di stabilire rapporti col gruppo.

La radice del termine "comunicazione" si fa risalire ai verbi greci "Koinòo" (rendo comune, unisco, notifico, addirittura "mi prostituisco") e "Koinéo" (partecipo, sono implicato, sono d’accordo). Entrambi i verbi sono legati al termine "Koinè" (comunità).

Nella lingua latina si trova il termine "communico" (metto in comune, condivido, rendo partecipe, sono partecipe e anche ho rapporti). Da tutto ciò si deduce che "communicare" indica qualcosa in più del semplice mettere al corrente, e cioè un coinvolgimento totale della persona. "Communicare" significa, quindi, "condividere", "mettere in comune". Grazie alla comunicazione, infatti, noi stabiliamo e manteniamo relazioni con le persone con cui viviamo; trasmettiamo agli altri informazioni, ordini, sentimenti, emozioni, desideri e nello stesso tempo comprendiamo e facciamo nostre le esperienze altrui.

Tre sono gli elementi base di ogni comunicazione:

  1. L’emittente, cioè qualcuno che vuole comunicare, che formula e invia un messaggio;
  2. Il ricevente, che riceve la comunicazione inviata;
  3. Il messaggio, cioè l’informazione trasmessa, che passa dall’emittente al ricevente.

Accanto a questi tre elementi basilari compaiono alcuni fattori comunicativi, che rendono possibile la trasmissione e la comprensione del messaggio: Il referente ossia l’oggetto, l’argomento o la circostanza di cui si parla; il canale che consiste nel mezzo fisico usato per trasmettere il messaggio; il codice, l’insieme dei segni usati per formulare un messaggio.

Il sottostante schema riassume sinteticamente come funziona la comunicazione.

I linguaggi non verbali

Prima dell’invenzione della scrittura, l’essere umano comunicava per mezzo di segni tracciati o incisi. La grande arte parietale sviluppatasi tra il 25.000 e il 15.000 a.C. ad opera di cacciatori-raccoglitori, viene considerata da alcuni studiosi della preistoria un vero e proprio linguaggio destinato ad esprimere concezioni religiose e mitiche del mondo. Segni di una scrittura in embrione vengono considerati da alcuni storici della scrittura i ciottoli dipinti ritrovati nel 1889 in una grotta del Mas D’Azil nei Pirenei e risalenti a circa 11.000 anni fa. Jean Abélanet, noto studioso della preistoria li definisce opportunamente segni senza parole.

I linguaggi non verbali possono raggrupparsi in base ai sensi che permettono la ricezione del messaggio: vista, udito, tatto. Quelli basati sul gusto e sull’olfatto sono molto diffusi nel mondo animale, ma usati di meno dall’essere umano.

I linguaggi visivi utilizzano diversi tipi di segnali percepibili con gli occhi: disegni, immagini, fotografie, bandiere, segnali luminosi ecc. Tali linguaggi, che permettono di comunicare anche in situazioni particolari, sono molto diffusi.

I linguaggi sonori si servono di suoni ottenuti per mezzo di strumenti diversi (clacson, trombe, campane, sirene...) oppure di parti del corpo umano come la bocca, le mani, i piedi.

I linguaggi tattili si basano sul contatto fisico tra esseri e servono ad attirare l’attenzione, esprimere emozioni o sentimenti, stabilire relazioni.

Alcuni segni non comunicano le loro informazioni intenzionalmente, ma siamo noi a cogliere e ad attribuire loro un significato, ricavandone dei taciti messaggi.

Ad esempio, L’espressione del viso di una persona può rivelare uno stato d’animo particolare; un gesto, un atteggiamento possono essere segnali di noia, stanchezza, allegria, paura.

Sono segni che rivelano emozioni, atteggiamenti, esperienze non facilmente esprimibili a parole. A volte si tratta di semplici risposte comportamentali o fisiologiche che hanno lo scopo di controllare o nascondere l’emozione che si prova.

Questo tipo di comunicazione, spesso non intenzionale, è appunto quella che viene definita comunicazione non verbale.

L’inizio della comunicazione non verbale è già riscontrabile nel seno materno. Il bambino comunica con la propria madre attraverso segnali specifici e non, che vanno correttamente interpretati. Ovviamente la comunicazione è reciproca tra madre e figlio. E’ noto, infatti, che le emozioni materne o un determinato comportamento influiscono sulle emozioni del nascituro. Anche il pianto del bambino che viene alla luce è una forma di linguaggio.

Il neonato ricerca il contatto con la madre attraverso i movimenti del corpo che insieme al sorriso, al pianto, ai gemiti, sono, per chi sa coglierli, i segnali che utilizza per comunicare, per farsi capire.

Nell’uomo adulto il gesto si accompagna quasi sempre alla parola per precisare, sottolineare, contraddire quanto viene detto.

Il segno gestuale è un modo di comunicare adottato universalmente da uomini di ogni razza e civiltà, pur variando da un paese all’altro, da un’epoca ad un’altra.

La comunicazione tra gli animali

Anche gli animali comunicano tra loro con suoni, odori, movimenti del corpo, segnali luminosi.

Nel mondo animale tutta la vita sociale si basa sulla comunicazione non verbale, che assume un ruolo molto importante, essenziale per la sopravvivenza. E’ interessante notare come alcuni atteggiamenti di paura o di aggressività sono molto simili a quelli messi in atto dall’uomo nelle stesse situazioni.

Utilizzando diversi tipi di segnali, gli animali mantengono contatti con i membri del gruppo, delimitano il proprio territorio di caccia, attirano e corteggiano uno dell’altro sesso, avvertono i compagni di un pericolo, difendono il territorio, organizzano le attività collettive per procurarsi il cibo.

Molti e di tipo diverso sono i sistemi di comunicazione.

Per trasmettere velocemente e a grande distanza superando anche ostacoli (come il buio) molte specie si servono di segnali sonori come il canto (gli uccelli) e i versi (i mammiferi terrestri). Il maschio del cervo rosso manifesta la propria disponibilità ad accoppiarsi lanciando poderosi bramiti.

Alcuni insetti come i grilli e le cicale utilizzano i suoni per minacciare o richiamare quelli dell’altro sesso.

I linguaggi più diffusi e anche quelli più studiati nel mondo animale sono i segnali visivi. Di essi si servono per comunicare i mammiferi (ad esempio le scimmie), gli uccelli i sauri e anche alcuni pesci e crostacei.

I maschi delle lucciole per attirare le femmine inviano segnali luminosi, mentre quelli di altre specie si esibiscono in danze caratteristiche.

Il maschio dell’anatra mandarina, durante la fase di corteggiamento, mostra con il becco alla femmina la vistosa penna arancione che ha sulle ali; quando è rilassato e soddisfatto, il gatto fa le fusa. I gattini appena nati le fanno durante l’allattamento, mentre la gatta adulta le fa quando allatta oppure corteggia un maschio. Anche la coda sollevata segnala che il soggetto è rilassato e amichevole.

Un segnale sociale può essere il modo di guardare di un animale: uno sguardo fisso e diretto esprime aggressività, minaccia; uno sguardo abbassato esprime sottomissione.

Quando il leone trasmette o riceve un segnale di minaccia, cambia il colore o l’aspetto degli occhi; lo stesso avviene per altri mammiferi.

Lo sguardo, comunque, può manifestare anche amicizia o affiliazione se viene usato per salutare, giocare, invitare all’accoppiamento.

Nella comunicazione non verbale interessante è anche la posizione che l’animale assume quando cammina o sta seduto.

Se si sdraia in una posizione rilassata o cammina in maniera quasi eretta ma rilassata, il soggetto comunica sicurezza o anche uno status sociale elevato; manifesta, invece, insicurezza se siede rannicchiato, con la testa stretta nelle spalle, oppure cammina con circospezione.

Grande importanza riveste anche, tra i mammiferi, la comunicazione tattile.

I cuccioli sperimentano le prime sensazioni attraverso l’allattamento. In seguito, nella vita adulta, il linguaggio tattile diventa essenziale per la coesione del gruppo e si esprime prevalentemente attraverso l’uso delle zampe e della bocca.

Il contatto corporeo è molto diffuso tra le scimmie; esse fanno continuamente ricorso al contatto fisico, utilizzando di preferenza le zampe per pulirsi, per salutarsi, abbracciarsi ecc. Alcuni tipi di scimmie si stringono l’una all’altra soprattutto quando sono impaurite.

I saluti, in particolare, richiedono tutta una serie di contatti fisici. Hall ha scoperto che ben undici forme di saluto fanno ricorso alla comunicazione tattile. I segnali odorosi sono in uso presso alcune specie animali, come i mammiferi e gli insetti, per attirare il partner, marcare il territorio, additare al gruppo la presenza del cibo.

Molti animali sono forniti di particolari ghiandole che emettono liquidi o molecole di gas in modo da rendere più acuto l’odore delle urine e degli escrementi. Ciò permette di inviare segnali precisi, che vengono raccolti da individui della stessa specie dotati di ricettori molto sensibili. Per mezzo di questi segnali le api si trasmettono notizie relative al cibo, alcuni pesci inviano segnali d’allarme, i cani manifestano la loro disponibilità sessuale, altre specie animali riconoscono i membri del gruppo.

Infine, anche le piante hanno un loro modo di comunicare. Quando il vento trasferisce il polline da un fiore ad un altro, vengono comunicate al pistillo le istruzioni che riguardano la riproduzione e porteranno alla formazione del seme.

  Dr Francesca Ferrari

 

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