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Un giorno qualsiasi.
di Massimo Morrone  ( zuminimu@libero.it. )

26 novembre 2011






Mi faresti accedere alla tua vita?


Racconti, Riflessioni ed Emozioni

 

Mettiamo che un giorno qualsiasi, in una notte di plenilunio, io venga a cercarti, tu non sai chi sono, ignori le mie generalità, non conosci il mio viso, le mie abitudini, i miei modelli di comportamento, non sai la strada che ho percorso per venire a te, i fiumi che ho attraversato, i pericoli che ho affrontato, i muri che ho abbattuto e che ho scalato, i percorsi tortuosi ed erti, le crisi, i batticuore, le paure e tutto il resto , sai soltanto che c’è una persona sconosciuta che sta bussando alla tua porta, una faccia per niente familiare, un volto scolpito dagli anni e dal dolore e dal dolore degli anni.

Come ti comporteresti?

Sei sola, non c’è nessuno in casa ed ovviamente non mi aspettavi, e per la tarda ora e perché comunque pensavi che la giornata era finita, avevi dato da mangiare al gatto, avevi scritto alla tua amica lontana, avevi lavato i denti, messo il pigiama e stavi preparandoti per andare a dormire in grazia di Dio.

E ti si presenta questo tizio, venuto dal nulla, che sa di nulla, o al limite di pericolo, comunque di scocciatura.

I tuoi pensieri vengono messi sottosopra e cominci a sentirti a disagio, vorresti ignorarmi, vorresti cancellarmi, vorresti evitare di avere a che fare con me e non posso darti torto, dopotutto.

Poi, poi succede che tu guardandomi dallo spioncino della porta, noti sul mio viso magro e ossuto qualcosa che ti colpisce e ti giunge familiare, che so, un naso storto, lo zigomo sporgente, una ruga curva sulla fronte alta, una smorfia.

Basta questa minuzia e senti che puoi cambiare idea, prendermi in considerazione, offrirmi una possibilità, come al viandante assetato si porge solidali un bicchiere d’acqua o meglio di vino.

Sorridi dall’altro lato della porta e rifletti sull’eventualità di un mio ingresso nel tuo appartamento. Dovresti aprire e farmi accomodare, ma per fare questo il grado di fiducia nei miei confronti dovrebbe essere abbastanza alto per rischiare. In un attimo o forse anche due, metteresti in conto i vantaggi e gli svantaggi della situazione che ti si è presentata in maniera così repentina e anomala.

Mi faresti accedere alla tua vita?

Perché, siamo sinceri di questo si tratta. In meno di un respiro, sarei vicino a te e mi incontreresti e da quel momento non ci apparterremmo nel bene e nel male. Senza dubbi di sorta.

Titubante dietro l’uscio, ma con la mano sulla maniglia, quanto durerebbe la mia attesa?

Un’eternità, per me. Per te, sicuramente meno.

Che aria dolcemente stupita assumeresti mentre delicatamente la porta si socchiude e domandi:

Desidera?

Oppure che aria contrita, quando nonostante il particolare gradito sulla mia faccia, ti dici saggiamente, Sandra non rischiare, non conosci affatto quest’uomo, non sai cosa può accadere, considera anche il fatto che è notte fonda e che nel palazzo non c’è nessuno, tutti al mare, in agosto!

Quindi, le alternative sarebbero due, come succede sovente, prendere o lasciare.

E alla fine decideresti per il prendere, perché sei annoiata da molto tempo, la vita ti riserva ben poche sorprese e tu opti per l’imprevisto anche se aleatorio. Quindi, al tuo desidera? Risponderei, parlare. Solo parlare.

No, direi che non ci conosciamo ma aggiungerei che a questo c’è rimedio, affermerei che dalle nostre opposte mentalità potrebbe nascere un punto d’incontro, giurerei che ogni essere umano ha molto da dare e tanto da ricevere. Insomma accennerei all’amore, senza nominarlo.

Io, a quest’ora di notte, con quale tipo di messaggeria, ti apparirei ridicolo, vero? Però non sapresti dei miei tragitti, le mie peripezie, i miei conflitti, i miei sogni, le guerre per realizzarli. Non mi riterresti subito pazzo. Anzi ti alletterei. Forse perché attratta dal mio modo di chiudere di gli occhi, dalla mia mania di mordermi le unghie, dal mio sguardo che a volte sembra viaggiare senza biglietto, dalle mie mani sempre in movimento e da altro. Sarebbero più o meno le stesse cose che apprezzerei in te.

Avrebbe senso un seguito, anche banale, anche retorico, anche frivolo. Significherebbe qualcosa, una parentesi tonda che si apre nel dipanarsi meccanico e distratto delle umane vicende, uno strappo alla cerniera che ci fa stare così coperti e casti, uno squarcio al sipario che cala sui nostri occhi ogni giorno con la sua terribile quotidianità e che spesso ci impedisce di vedere, di avere uno sguardo libero. Non sarebbe il realizzarsi di un sogno, non ancora, ma un tentativo si. E rideremmo di gusto nella notte afosa, chiacchierando amabilmente sulla terrazza, sorseggiando una bibita fresca, indovinandoci il passato e progettando sottovoce i nostri futuri, e l’uno o l’altro col trascorrere fruttuoso delle ore, ad un certo punto potrebbe cedere e prendere la mano del partner e accarezzandogliela lievemente, potrebbe accennare alla probabilità di un intreccio, di una storia, di un "insieme".

Mettiamo che tutto questo un giorno capitasse, non facciamoci trovare impreparati o peggio ancora diffidenti.

 

Massimo Morrone - 26.04.2002

 

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