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Meglio essere o apparire?
di Adelina Gentile  ( info@lastradweb.it )

7 giugno 2009






Purché se ne sopportino i costi!


 

COUNSELING

Se ai tempi del caro, "vecchio" Amleto era d’uso chiedersi se fosse meglio "essere o non essere", oggi le domande esistenziali si orientano verso ben altri orizzonti che, con ogni probabilità, il nostro "povero" Amleto non avrebbe compreso, non solo e non tanto perché figlio di "altro tempo" ma perchè, fra guerre, pestilenze, carestie, intrighi ed altre simili "sciocchezzuole", non credo si ritrovasse tra le mani del tempo da sprecare in futilità quali "le apparenze" (anche se figlio di Re).

Allo stato attuale si è convinti che, il solo fatto di non possedere l’ultimo modello di telefonino o il jeans con la griffe più gettonata del momento, sia il problema esistenziale più impellente. Ebbene... che ci si creda o no questo risulta essere il dilemma più importante di questa era storica... e, non perché ciò sia supportato da verifica in base a verità e realtà, ma perché i canoni che la società impone a gran voce, travisano quelli che sono i reali termini di valutazione dell’essere umano, che si pongono anni luce da quello che potrebbe indossare o possedere.

Vale milioni di volte di più la vita di un solo essere umano, che tutte le proprietà dell’uomo più ricco della terra

(Ernesto Che Guevara)

Non si intende con questo intessere una polemica sul valore di tutto ciò che l’uomo, con la sua intelligenza, ha costruito ma, un conto è usufruire dei vantaggi che da essi ne derivano, un altro è divenirne schiavi.

Proviamo a riflettere volgendo lo sguardo al passato: un tempo il viaggiare era privilegio di una ristretta cerchia di esseri umani appartenenti alle classi sociali più elevate, il resto della popolazione nasceva, viveva e moriva senza essere mai andata oltre il confine del proprio insediamento urbano. Tenuto conto che le distanze fra un centro abitato e l’altro erano notevoli, che un viaggio durava giorni, se non addirittura mesi, che bisognava essere muniti di un qualche mezzo di trasporto, necessariamente appartenente al regno animale che comportava non solo un acquisto ma, anche le relative spese di mantenimento che non tutti erano in grado di sostenere. Se a tutto questo aggiungiamo l’altissima probabilità di essere vittime di bande di predoni e briganti, ecco trovate le nostre "brave" risposte.

La tecnologia ed i mezzi di trasporto, ogni giorno sempre più potenti, hanno abbattuto le distanze tra gli esseri umani che popolano il nostro pianeta, dandoci la possibilità di conoscere gli altri e di farci conoscere arricchendo così il reciproco sapere.

La prima necessità dell’uomo è il superfluo

(Albert Einstein)

Leggendo questa frase di Einstein viene spontaneo esclamare: "Oh!... Come aveva ragione!" Infatti, una buona fetta di quegli esseri umani che popolano il "primo" ed il "secondo" mondo, visto che per il "terzo" questo tipo di problematica non si pone in quanto, secondo i bene informati, risultano essere impegnati a mettere insieme almeno un pasto al giorno (quando ci riescono), ha fatto di questa filosofia una regola di vita.

Si!... ma a quale prezzo?

Spesso si spendono dei capitali, che non si possiedono, per acquistare oggetti che, con il senno di poi, risulteranno essere assolutamente inutili e, per far sì che ciò possa avvenire giungono in nostro aiuto uno stuolo di solerti "promotori finanziari" i quali, con grande maestria, ci presenteranno una striminzita candela travestita da "luna infiocchettata" che, con buona pace di tutti, ci toglierà il sonno e ci costringerà a fare i salti mortali al fine di tener fede agli impegni presi. Per una famiglia media l’acquisto di un bene necessario per un dignitoso svolgimento della vita familiare comporterà una spesa spesso non sostenibile in unica soluzione, anche in questo caso avremo l’intervento della "cavalleria" dei promotori ma, questa volta la loro presenza sarà più che giustificata in quanto il suddetto acquisto, motivato da una reale necessità, sarà stato deciso dopo attenta ed oculata valutazione di quelle che sono le reali possibilità familiari e non in preda ad un irrefrenabile impulso dettato da un momento di follia consumistica.

Allo stato attuale l’uomo vive in perenne competizione con il resto dell’umanità, è alla continua ricerca del "più" in ogni settore: lavora per raggiungere un prestigio sociale ed una tranquillità economica che, tendendo al "rialzo", lo costringerà ad aumenterà la mole di lavoro, di conseguenza anche i guadagni cresceranno, a questo punto il tenore di vita sarà salito ancora, quindi dovrà lavorare sempre di più e via, via di questo passo sino al momento in cui stilerà il consuntivo della propria vita, e sarà a quel punto che dovrà dare risposta a tutte quelle domande che, se fatte a tempo debito, avrebbero mandato fortemente in crisi il nostro uomo. Si guarderà nello specchio e non si riconoscerà chiedendosi che cosa ne è stato di se stesso, della sua vita, del suo tempo; osserverà per la prima volta coloro che ha sempre chiamato: figli e moglie e si accorgerà di non averli mai conosciuti veramente, chiuso com’era in "quell’angolo" che, con presunzione, osava chiamare vita; prenderà finalmente coscienza che tutti i beni in suo possesso non potranno mai compensare la povertà del suo animo e la miseria della sua vita; si rammaricherà di non aver investito una quota del suo tempo negli affetti; avrà consapevolezza di aver sprecato il "bene" più prezioso concesso ad ogni essere umano e di aver accumulato tesori nell’assurda speranza che questi sarebbero stati in grado di colmare il vuoto della sua assenza e "di parlare per lui"

Il valore di un uomo si misura dalle poche cose che crea, non dai molti beni che accumula (Kahlil Gibran)

È lodevole impegnarsi per il proprio benessere e quello della propria famiglia (inserendo il tutto in una giusta scala di valori) ma, senza che questo ci allontani dal vivere la vita in tutta la sua splendida pienezza, anche perchè non è concepibile pensare che un insieme di beni mobili ed immobili, per quanto importanti, possano sostituire tutto ciò che un essere umano è in grado di dare a se stesso ed agli altri. Solo comprendendo ed attuando questo il nostro "uomo" potrà considerarsi, senza pericolo di smentita, un uomo immensamente ricco.

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