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Conflitti ed energia...
di Angelo Mazzuca  ( angelomazzuca@libero.it )

13 febbraio 2008






Rapporti intrinseci!


Counseling - 19

L’essere umano fin dalla sua creazione ha dovuto far fronte alla soluzione dei propri problemi. Secoli fa, quando ancora l’uomo non sapeva comunicare, avvertiva in parte gli stessi bisogni dell’essere umano moderno. L’esigenza primaria era quella di procurarsi del cibo, un luogo sicuro dove vivere ed un essere umano donna con cui riprodursi. Se pur apparentemente semplici, erano questi gli unici bisogni che richiedevano l’uso intellettivo, poco sviluppato, per risolvere i problemi.

Nell’epoca moderna, l’essere umano ha dovuto migliorare le sue capacità di riflessione per appagare altri tipi di problemi che, pur partendo da quelli primari come il mangiare, il bere, il dormire e così via, arrivano ad altri elementi necessari per la propria realizzazione.

È qui che cominciano a manifestarsi i conflitti psicologici dell’essere umano. Per "conflitto" si intende lo stato emotivo alterato dalla difficoltà che nasce nel prendere una decisione.

L’epoca attuale pone situazioni lavorative e familiari in continua modificazione. Non avendo, l’essere umano, un manuale che suggerisca come comportarsi, si può incorrere in una continua difficoltà nelle cose da risolvere. Spesso si cerca di fuggire dal problema impegnandosi a non pensarci. Soluzione più che sbagliata!

Prima o poi l’episodio che ha fatto soffrire e che si credeva aver dimenticato viene richiamato dalla memoria da una situazione che potrebbe essere anche simile, al che verrebbe a cadere quel castello creato su fondamenta poco solide. Così come generare più conflitti e non risolverli porta ad una sovrasaturazione che, inevitabilmente, crea disordine mentale.

Non si può pensare di rimanere indenni neanche quando si pensa continuamente al problema da risolvere. Anche in quel caso si creano squilibri psicologici. Serve solo affrontarli e risolverli! Comunque si vivano i conflitti psicologici, c’è un uso scorretto di energia. Partendo dall’assunto che l’essere umano esiste e vive in base alla stessa energia che governa l’universo, rivisitiamo i conflitti in questa nuova ottica.

Decidere consapevolmente o inconsapevolmente di non risolvere un conflitto, vuol dire depositarlo nella memoria assieme all’energia che ci è servita per farlo ed a quella che ha generato il conflitto stesso.

La logica vuole che questa energia conflittuale, imbrigliata per la mancata risoluzione del problema, venga meno alle normali funzioni psico-fisiche dell’essere umano. Immaginiamo per un attimo l’esistenza di più conflitti di questo genere e quanta energia bloccata potrebbe generare. Da qui la nascita di poche pulsioni motivazionali che potrebbero sfociare in quadri sintomatologici ansioso-depressivi.

Discorso diverso è per ciò che riguarda un uso eccessivo, ma sempre scorretto, di energia, nella risoluzione di un conflitto. In questo caso si instaura un’applicazione eccessiva non tanto nella risoluzione del problema quanto nel rimuginare su di esso creando disordine mentale.

Alla lunga, questo atteggiamento può portare ad un distacco completo dalla realtà.

Nel primo caso (energia imbrigliata), l’obiettivo dello psicoterapeuta e del counselor è quello di far consapevolizzare e, quindi, far riconoscere all’analizzato i motivi per cui si sono prodotte quelle capsule che hanno bloccato i conflitti; nel secondo caso (disordine mentale) l’obiettivo è quello di permettere un adeguato sfogo per poi offrire nuovi e più corretti apprendimenti su cui poggiarsi.

 

 

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