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giovedì 24 ottobre 2019
di
Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com ) e
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 La
stragrande quantità di informazioni che investono il nostro
sistema percettivo, fateci caso (nonostante la realtà in cui
siamo calati sia equamente suddivisa fra cose buone ed elementi
fastidiosi), risulta costituita da stimolazioni che, inevitabilmente,
finiscono con l’irritarci e l’impaurirci. Perché?
Forse
dipende dalla nostra immaturità che condiziona gli
orientamenti, probabilmente entrano in gioco fattori speculativi
(frutto, comunque, di avventatezze valutative che non restano senza
conseguenze), comunque sia, per quanto accade nel mondo, emergono,
con prepotenza, sentimenti di paura, di ansia e di insicurezza;
sentimenti, questi, concatenati tra di loro e che troppo spesso
tentiamo di nascondere dietro false sicurezze, piuttosto che provare
ad affrontarli a viso aperto con il proposito di risolverli
attraverso la consapevolizzazione e la relativa metabolizzazione.
L’avidità
ci fa ottenere tutte quelle cose che il denaro può comprare e
fa perdere quelle che il denaro non può comprare (Laurence
Peter). È
la Società in genere a far paura, anche perché le
certezze, avendo grattato il fondo del barile sono svanite da tempo!
C’è allora da chiedersi se si possegga i mezzi necessari a
neutralizzare queste paure che, giorno dopo giorno, vengono
alimentate dal vento dell’incoerenza, della preoccupazione
dell’incompetenza e del calibrato autolesionismo. Il nostro presente è intriso di falsi miti dietro ai quali...
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domenica 13 ottobre 2019
di
Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com ) e
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 “Noi
non giochiamo abbastanza con le tamte belle cose che abbiamo fra le
mani. E, più che agire, reagiamo in maniera stereotipata,
schiavi della routine; e andiamo avanti, in una serie di
comportamenti già stabiliti, con poschissime varianti e con
pochissime libertà” (Tiziano Terzani) Cari
lettori,
vi è mai capitato di valutare quante persone, intorno a noi,
si "lascino vivere" piuttosto che tentare di "attivarsi
a vivere"? Sembra di trovarsi in un’epoca in cui lottare per un
obiettivo importante sia qualcosa che appartiene a un passato ormai
lontano. La Natura, maestra indiscussa di vita, avrebbe tanto da
insegnarci se solo noi avessimo l’umiltà e la pazienza di
apprendere. Sin dalla notte dei tempi, ad esempio ogni creatura
appartenente al mondo animale o a quello vegetale ha dovuto sempre
lottare per conquistare i propri spazi. Non si capisce, allora, come
mai, oggi, la musica debba essere diversa! Gli esperti del settore
hanno utilizzato fiumi di parole nel tentativo di offrire le proprie
conoscenze in tale direzione. Lo stesso Freud (ma non solo lui...) ha spiegato che l’essere Umano mancherebbe di un
programma istintuale capace di orientare la sua esistenza nel Mondo.
E proprio su questo “difetto” che prenderebbe corpo il
programma dell’Inconscio. Sostanzialmente, nessuno nascerebbe
con un “piano di volo” già assegnato ma,
piuttosto, ognuno di noi dovrà impiegare il proprio tempo
per capire (seguendo le direttive inconsapevoli di Madre Natura e
confidando in validi esempi genitoriali) come realizzare pienamente...
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giovedì 29 agosto 2019
di
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 Cari
Lettori,
l’immagine di Paolo Villaggio nelle sua rappresentazione del
“tragico” Fantozzi rappresenta l’emblema della
considerazione che si ha dell’essere umano da parte di chi dovrebbe
tutelarne i diritti. Una sorta di metafora del mondo nevrotico (o,
peggio, al confine con le psicosi “più spinte”) in
cui la meritocrazia non è contemplata e la burocrazia regna
incontrastata che opprime continuamente senza concedere, però,
il colpo di grazia. Preferisce, infatti che si resti in vita, per
poter continuare a spremere. Uno
studio americano pubblicato qualche tempo fa, spiegava che i rumori
ospedalieri interferiscono con il processo di guarigione dei pazienti
e che una buona qualità di sonno aiuta a stare meglio. Gli
infermieri (eseguendo un preciso protocollo) svegliano i pazienti
alle sei, di routine, per la misurazione della pressione e della
febbre. Riaddormentarsi, dopo, non è affatto facile. E finisce
che si resta svegli, senza avere null’altro da fare, se non il
malato! Notizie come questa, fanno venire in mente quello a cui siamo
sottoposti, quotidianamente e che ci mette nelle condizioni di
sentirci né più né meno, della carne da macello:
vessazioni, oppressioni fiscali e morali,
malcostume
e malgoverno, assenza di diritti, mancanza di educazione e di
sensibilità, avvelenamento di quello che respiriamo, beviamo o mangiamo solo perché qualcuno trova conveniente smaltire le scorie industriali senza le corrette procedure e qualcun altro ritiene divertente incendiare i boschi...
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sabato 10 agosto 2019
di
Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com ) e
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 Cos’è,
oggi, il vostro percorso di vita? Noi ti accompagniamo dalla nascita,
ti nutriamo male, ti facciamo ammalare e ti curiamo cronicamente. Ma
la vostra vita non sarà lunga perchè, dopo avervi
imposto le riforme strutturali per non mandarvi, di fatto, mai in
pensione, non intendiamo sostenere, per troppo tempo, il peso del
Wellfare".
Questa
è la sintesi di un lungo discorso con il consigliere di
amministrazione di una multinazionale del settore alimentare. Che,
poi, non si allontana da quanto “brutalmente” spiegatoci
dall’amico Mark
Victor Solomon, un
guru della ricerca scientifica in campo militare (e, per questo,
“invisibile” a qualsiasi possibilità di ricerca
bibliografica). Cari
lettori,
non vi sembri affatto strano che, chi può controllare un po’
dei fili che muovono i fatti del Mondo, si consenta di esprimersi in
modo così caustico nei nostri confronti. E
andiamo a spiegare.
Fin
dall’epoca degli antichi Greci e Romani (2° - 4° secolo D.C.)
i rappresentanti di alcuni movimenti filosofici, religiosi ed
esoterici come, ad esempio, lo gnosticismo,
si
consideravano stranieri, in un Mondo creato e governato da Potenze
oscure che nulla sanno del “comparto divino” ad esse
superiore, sentendo in loro, la scintilla della Sapienza (che non
proveniva dai fabbricatori di questo mondo, ma dal Pleroma, il mondo
superiore). Si riteneva, quindi, che gli umani potessero essere
racchiusi in tre categorie: gli Ilici (incapaci
di controllare le proprie emozioni e in grado, solo, di appagare i
bisogni più infimi)...
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mercoledì 3 luglio 2019
di
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 "La
vita è un faticoso cumulo di scelte", questo era il
pensiero di un valente filosofo della Grecia antica, per definire
l’esperienza terrena di ogni essere umano. Cari lettori, se
dessimo per buona questa definizione dovremmo riconoscere come esatta
l’equazione secondo la quale, ogni decisione si fa a discapito di
altre e che, tanto maggiore è lo sviluppo della nostra
personalità, altrettanto maggiore sarà la nostra
capacità di valutazione, “tetragona ad ogni colpo di
ventura”! Chi può dire di non aver rimpianto mai
qualcosa? Opportunità mancate, errori di giudizio,
inibizioni inspiegabili. Uno studio scientifico sull’espressione
quotidiana delle emozioni, ha mostrato che le manifestazioni di
rimpianto ("Se lo avessi saputo...") vengono al
secondo posto nelle conversazioni, subito dopo l’amore e gli
affetti. Il rimpianto, quindi, ci accompagna passo passo? Ma
che cosa dobbiamo rimpiangere e, soprattutto, fino a che punto? E, in
ultimo, esiste un modo per sottrarci a queste forche caudine? Mi
rendo conto che si tratta di un impegno di non poco conto: meno male
che, chiunque di noi, volendo, può attingere alle fonti
etimologiche, per scoprire il vero significato di quanto andiamo
dicendo e pensando. Vediamo un po’: "ricordo nostalgico o doloroso di cose o persone scomparse o di occasioni mancate. Ad esempio, si rimpiangono l’infanzia, le vacanze, un amore della giovinezza..."... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL
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lunedì 10 giugno 2019
di
Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com ) e
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 Ci siamo mai domandati perchè, di fronte al sole che tramonta, spesso, veniamo avvolti da un miscuglio di sensazioni che vanno dalla malinconia alla nostalgia e che, al tempo stesso, ci parlano di occasioni mancate, di voglia di riscatto, di gabbiani, vento, onde e libertà? Cari lettori, Melanie Klein sosteneva che ciascuno di noi lotta contro terrori profondi di annichilimento e di abbandono assoluto (l’angoscia paranoide e l’angoscia depressiva) ma riflettiamoci bene: fin da bambini il mare ci ha attratto in maniera diversa ma ugualmente intensa, della ferrovia. Infatti, ci ha sempre dato l’idea del viaggio verso quello che non vedi ma che "senti" dentro di te scrutando l’orizzonte, oltre la linea di confine... Col treno, in fondo, arrivi fin dentro il cuore di una città e, volendo, dalle sue viscere puoi rimetterti in marcia come se fossi indirizzato verso un metaforico albero respiratorio che ti catapulta, libero, nell’atmosfera. Forse è per questo che, molti, quando salgono a bordo di un qualsiasi natante, così come di un vagone ferroviario, provano quel fascino che deriva dalla percezione di essere sempre oltre la linea di galleggiamento. Una spanna più su, del muro della routine. Quello che divide la noia, dall’avventura. A questo punto, non sembri strano il voler immaginare la vita come un lungo binario percorso a bordo di un treno fantastico: dipenderebbe da noi essere semplici passeggeri o capaci macchinisti di quell’epico mezzo di locomozione, in grado di attraversare con passo lento ma deciso... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.
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mercoledì 29 maggio 2019
di
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e
Fernanda Annesi ( fernanda_65@yahoo.it ) |
 "Che cosa diventa un presuntuoso, privo della sua presunzione? Provate a levar le ali ad una farfalla: non resta che un verme!" (Anonimo). In un qualunque mattino del mese di marzo del 1994, a bordo di un anonimo bus di linea autostradale, trascorrevo, in mia compagnia, il tempo e la distanza necessari a raggiungere la scuola in cui stavo imparando a diventare un "uomo" (oltre che uno specialista in psicoterapia). Sul monitor tv di bordo, uno dei tanti film con cui provare a distrarsi. O a ricavare qualche spunto di riflessione. Ma quello non era un giorno qualsiasi. La storia (pare, realmente accaduta) descriveva l’avventura di uno scienziato americano (interpretato da Sean Connery nel film Mato Grosso) che, in una foresta del Brasile (nel Mato Grosso, appunto che, letteralmente, significa "giungla fitta"), scopre che una particolare specie di formiche, elaborava una secrezione antiossidante in grado di agire efficacemente contro qualsiasi forma di tumore. Fantastico? Mica tanto! Una multinazionale è interessata alla costruzione di una immensa quanto inutile autostrada (in una foresta tropicale!). A nulla valgono gli sforzi dello scienziato. Ineluttabilmente e criminalmente, si dà fuoco agli alberi, per giustificare il loro abbattimento. Quel tempo, in pullman, non
è trascorso in maniera qualunque ma ha dato l’inizio ad
una serie di riflessioni che mi ha portato a cominciare a capire che
il Mondo gira in maniera paradossa: lontano dai bisogni, vicino alle
inutilità.... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.
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mercoledì 17 aprile 2019
di
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e
Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it ) |
 “Prima
di percorrere la mia strada, io, ero la mia strada” (A.
Porchia). Cari Lettori, 74 anni fa, si concludeva una delle peggiori guerre "dichiarate", lasciando spazio a tanta voglia di ricostruzione. A parte il fatto che, da allora, si è dato il via alla scoppio di tanti altri conflitti "non dichiarati" ma, ugualmente brutali e dissimilmente ignorati, proviamo a domandarci se, a distanza di tanto tempo possiamo trovare giustificato il sacrificio di milioni di giovani vite, per la riconquista della condizione di Esseri Liberi. E allora, Cari Lettori, di cosa stiamo, letteralmente, parlando? Cos’è la libertà guardandola con gli occhi di oggi? Chi può
definirsi, veramente, libero? Intorno a noi, le strade dove i
ragazzi stazionano perché non sanno cosa fare, dove il tempo è
una comoda convenzione, una tabella di marcia da espletare, in cui
ogni suo surplus è da riempire in qualche modo. “L’uomo
moderno crede di perdere qualcosa - il tempo - quando non fa le cose
in fretta; eppure non sa che cosa fare del tempo che guadagna, tranne
che ammazzarlo” (Erich Fromm) Il vicolo cieco diventa il
prosieguo per dare un contenuto al proprio essere, dove c’è
la scoperta del contesto di forza, dove il legame cresce e si
rafforza nella trasgressione. Sforziamoci di osservare meglio: probabilmente vedremo gli “adulti” affannati nella
ricerca di mete da afferrare, oppressi dai rimpianti che premono alle
porte e dai rimorsi che si cerca di silenziare con la ricerca di un
benessere effimero... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO. |
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sabato 23 marzo 2019
di
Mariano Marchese ( marianomarchese1@gmail.com ) e
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |

Quella
riportata nell’immagine di presentazione dell’editoriale
si chiama "Amore" ed è
stata Creata da Alexandr Milov, artista ucraino. Questa interessante
scultura, rappresenta l’evento più frequente fra due persone
che cercano di parlarsi: il conflitto di relazione che, se proprio
vogliamo, è un espressione interiore della natura umana. Il
“darsi le spalle”, infatti, spesso non significa rifiuto,
in assoluto ma, semmai, l’impotenza di saper chiedere aiuto. Quindi,
lontani di fatto ma alla disperata ricerca, sul piano interiore,
laddove il bambino che è in noi, prova a farsi sentire! Cari
Lettori, uno dei rischi maggiori che
si possa correre è quello di procedere, nelle proprie
giornate, lasciando che gli eventi del quotidiano, si depositino, un
po’ alla volta, su motivazioni e obiettivi, così come la
polvere sui mobili pregiati, rendendoli opachi e spenti.
Probabilmente, simili scelte inconsapevoli (che portano ad
invecchiare, dentro, un po’ alla volta) sono dettate da quanto
sosteneva Oscar Wilde: "Un
sognatore è colui che osserva la propria strada al chiaro di
luna ed ha, come punizione, quella di scorgere l’alba prima del resto
del mondo". In pratica,
chi vuole andare "oltre" il recinto che trattiene il
"gregge", finisce col rendersi conto del fatto che quello
che riteneva essere vero, spesso, è ben lungi dal poter essere
considerato tale. Un po’ quello che accade quando, dopo una magnifica
nevicata... PER LEGGERE TUTTO IL
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domenica 3 marzo 2019
di
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 Quando
un soldato "cade"
su un campo ostile... un
bambino malato si
spegne, cercando la mano di chi gli vuol bene... un
tiranno opprime
un popolo, convinto che sia per il suo bene... ogni
volta che il malaffare abbatte
il corretto funzionamento della cosa pubblica... Tutte
le volte che, chi fugge da luoghi di barbarie,
viene respinto oltre confine... ecco, proviamo a
domandarci:"Perché?"...Arthur
Schopenhauer,
sosteneva che "il
medico vede l’uomo in tutta la sua debolezza, l’avvocato in tutta la
sua cattiveria, il parroco in tutta la sua stupidità".
Cari
Lettori,
personalmente, credo sia vero. Qualche sera fa, passeggiando sotto un
cielo stellato, ho rivissuto i contenuti emozionali di quanto avevo
ascoltato (da bambino) da mia madre la quale, abbracciandomi stretto,
mi ricordava, che, a volte, non
conta il successo raggiunto ma è importante che, nel mentre,
non si sia smarrita la capacità di rischiare tutto quello che
si è raggiunto per trovare nuovi sogni nel proprio cuore o
se, per caso, dopo i tanti tradimenti della vita, ti sei rinchiuso
per paura del dolore futuro. E osservando la luce della luna,
riflessa nella rugiada della tarda ora, io mi sono chiesto se mia madre sarebbe stata fiera di me, nello scoprire insieme a me, quanto sono riuscito a mantenere il calore della sua presenza nei miei momenti di solitudine (ad esempio), senza perdere di vista il piacere della solidarietà. A quel punto, ho concluso che, probabilmente, il problema diventa il "noi", nel rapporto dell’io con l’altro. L’egoismo dell’io! Considerate se questo è un uomo. Che lavora nel fango. Che non conosce pace. Che lotta per mezzo pane. Che muore per un sì o per un no (Primo Levi)...
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lunedì 4 febbraio 2019
di
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) |
 Cari
Lettori cosa
risponderemmo se ci venisse chiesto, a bruciapelo, che senso ha la
vita, per ciascuno di noi? Se riflettiamo sul fatto che (come ha
spiegato Umberto Veronesi in una delle sue ultime interviste),
nessuno è in grado di scegliere il proprio genoma, la famiglia
di appartenenza, il luogo o l’epoca di nascita e che, in un modo o
nell’altro, si finisce con l’essere condizionati (anche)
dall’imprinting educativo della Famiglia, della Scuola e della
Società in genere, potremmo concludere che l’esistenza
personale, non abbia un senso specificamente oggettivo. Almeno sul
piano delle scelte e delle possibilità individuali. “Non
cercare di sapere, interrogando le stelle, che cosa Dio ha in mente
di fare: quello che decide su di te, lo decide sempre senza di te”
. Qualcuno
ha scritto che, in fondo, siamo dei fantocci nelle mani di Dio che,
forse (e però) sono le nostre mani. E, in effetti,
l’affermazione di Seneca, riportata poc’anzi, potrebbe essere conclusa con: “A
te, semmai, resta il compito di saperti adattare!”
Sostanzialmente,
come mi ha insegnato il mio mentore Giovanni
Russo,
non abbiamo scelto nulla di quello che troviamo ai nostri nastri di
partenza nella gara dell’esistenza ma, per contro, ci ritroviamo in
possesso di grandi potenziali (insiti nelle nostre microparticelle
elementari che sono le stesse di quelle che fanno brillare la stella
più grande del Firmamento) di cui, però, nessuno ci sa
spiegare il corretto utilizzo. E finiamo, quindi, per sentirci dei
“condannati alla vita”, a cavallo fra una “tremenda”
voglia di fare...
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lunedì 21 gennaio 2019
di
Giorgio Marchese ( direttore@lastradaweb.it ) e
Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it ) |
 Un
equilibrio difficile, il nostro. Come due placche convergenti, che
scatenano un terremoto. Un equilibrio delicato come un fiocco di neve
nel vento, come una foglia in autunno, come un castello di sabbia. Un
equilibrio retto da un sentimento vero come le cellule di cui siamo
fatti, che terrà insieme quel castello di sabbia, lo difenderà
dalle onde e dalla pioggia; farà rimanere la foglia
sull’albero; renderà eterno quel fiocco di neve. Un
equilibrio fragile, il nostro. Ma noi sapremo tenerlo in piedi.
(Mariarita Marchese). Cari
Lettori,
quante volte ci è capitato di domandarci:
“Ma
io, chi sono?”. Beh,
con evidente oggettività,
la risposta potrebbe “vederci” come il risultato di ciò
che incontriamo sul nostro cammino e, in sostanza, la somma di tutto
ciò che è accaduto prima di noi, che abbiamo visto fare
e che ci è stato fatto. “Chi
sono... io?” Posso
tranquillamente riflettermi (grazie, anche, ai “neuroni
specchio”) in ogni persona e in ogni cosa, il cui “essere”
al Mondo è stato condizionato dal “mio” Mondo e
dalla voglia di inserirmi, integrarmi ed essere incluso. E, quindi,
sono tutto quello che accadrà dopo che me ne sarò
andato e che, comunque, non sarebbe accaduto se io non fossi mai
stato presente. Ma la meraviglia riportata finora, non ci rende, in
alcun modo, particolari o, peggio, eccezionali; il bello di tutto ciò
è che ogni “IO” costituisce la base della moltitudine del Mondo che, in tal modo, finisce col diventare...
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