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A pugni chiusi (Se questo è un Uomo...)
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

3 marzo 2019


Quando un soldato "cade" su un campo ostile... un bambino malato si spegne, cercando la mano di chi gli vuol bene... un tiranno opprime un popolo, convinto che sia per il suo bene... ogni volta che il malaffare abbatte il corretto funzionamento della cosa pubblica... Tutte le volte che, chi fugge da luoghi di barbarie, viene respinto oltre confine... ecco, proviamo a domandarci:"Perché?"...Arthur Schopenhauer, sosteneva che "il medico vede l'uomo in tutta la sua debolezza, l'avvocato in tutta la sua cattiveria, il parroco in tutta la sua stupidità". Cari Lettori, personalmente, credo sia vero. Qualche sera fa, passeggiando sotto un cielo stellato, ho rivissuto i contenuti emozionali di quanto avevo ascoltato (da bambino) da mia madre la quale, abbracciandomi stretto, mi ricordava, che, a volte, non conta il successo raggiunto ma è importante che, nel mentre, non si sia smarrita la capacità di rischiare tutto quello che si è raggiunto per trovare nuovi sogni nel proprio cuore o se, per caso, dopo i tanti tradimenti della vita, ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro. E osservando la luce della luna, riflessa nella rugiada della tarda ora, io mi sono chiesto se mia madre sarebbe stata fiera di me, nello scoprire insieme a me, quanto sono riuscito a mantenere il calore della sua presenza nei miei momenti di solitudine (ad esempio), senza perdere di vista il piacere della solidarietà. A quel punto, ho concluso che, probabilmente, il problema diventa il "noi", nel rapporto dell'io con l'altro. L'egoismo dell'io! Considerate se questo è un uomo. Che lavora nel fango. Che non conosce pace. Che lotta per mezzo pane. Che muore per un sì o per un no (Primo Levi)... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO




Osservando tutti i fatti del mondo, soprattutto quelli che si rincorrono in questo particolare momento storico, ciò che colpisce (e, a volte, snerva) risiede nel fatto che, ognuno porta avanti la propria verità che collide, però, con la verità dell’altro. Tutto questo intossica il tempo che dobbiamo trascorre durante il tragitto che percorriamo in quel miglio verde che ci separa dalla nascita alla morte. Si è vero, esistono parametri oggettivi cui appellarsi salomonicamente. Ma la logica universale, è applicabile (in un contesto dialogico) solo quando tutti i partecipanti al discorso sono d’accordo a seguirne i principi.

In caso contrario la si usa lo stesso: si abbattono i conflitti interiori ma non le diatribe con gli altri.

Forse dobbiamo ammettere che, alla fine dei conti, scopriamo di non avere mai avuto degli amici. Probabilmente, solo dei complici. Terminato il momento di condivisione di obiettivi, nella migliore delle ipotesi, ci si ignora.

È questa la verità?

"C’è chi fin là Non giunge mai: è lì che muore il mondo... Periferia, dove vivere è un terno alla lotteria... dove un miracolo è un pane in più, un giorno in più, che strappi tu! Periferia... Qui non è mai Natale, la noia qui non ha pietà! Sporchi stracci senza sorte... Morte, dove sei?" (Renato Zero).

Proprio oggi, facendomi trasportare, lungo un viale alberato, dai miei tre barboncini (Sally e i suoi cuccioli, Jake e Teo) ripensavo alle tante storture che passano sotto silenzio (I vari C.N.R. che diventano il giocattolo del Politico di turno, gli Ospedali sottodimensionati che rifiutano gli infortunati perché i sanitari sono in Burnout, la mani protese dei tanti bisognosi inoccupati, disoccupati, cassintegrati, imprenditori sull’orlo dell’abisso, i detenuti in attesa di giudizio e quelli che entrano in carcere perché puniti e “non” perché devono essere puniti, con annessi e connessi che “mortificano” anche le guardie di polizia penitenziaria, i Tribunali non in grado di assicurare il rispetto di ciò per cui sono stati creati, coloro che debbono emigrare per avere giustizia delle proprie capacità, etc.) e non ho potuto esimermi dal commentare, fra me e me che, spesso, molti allarmismi ci vengono lanciati (alla stregua di anatemi) per distrarci da pericoli molto più evidenti che, per questo, è necessario sottacere.

"Chi vede il giusto e non lo fa, è senza coraggio" (Confucio).

La Scienza ci spiega che, i fattori ambientali incidono sulla capacità del DNA di esprimere i contenuti che governano il nostro stato di salute o di malattia. Ebbene, al freddo della certezza della iniqua insicurezza, cominciamo a spiegarci il perché di tanti malanni, fisici e dell’anima....

L’uomo (e la donna) di ieri, basava i suoi sistemi di vita su valori che davano “luce” nei momenti difficili e che, oggi, non ci sono più. Il problema aggiuntivo consiste nel fato che, chi soffre per questo vuoto profondo, cerca figure su cui poter poggiare che, alla lunga, si rivelano inefficaci, incapaci o, addirittura, controproducenti.

C’è differenza fra equilibrio, maturità e saggezza?

"Per settimane e settimane, a volte col sole primaverile, a volte con la neve alta un metro fuori dalla porta e i lecci e i rododendri come immobili giganti di ghiaccio, sono stato ospite di un utraottantenne, coltissimo indiano che, nella sua vita non ha fatto nient’altro che riflettere sul senso della vita e che, dopo aver incontrato tutti i grandi maestri del suo tempo, vive lì da solo, convinto che il vero, grande maestro, sia quello che ognuno si porta dentro. La notte, quando il silenzio è talmente denso che sembra rimbombare, si alza, accende una candela e ci si siede dinanzi per un paio d’ore. A che fare?"

"A cercare di essere me stesso, a sentire la melodia. Tutte le forze, quelle visibili e quelle invisibili, quelle tangibili e quelle intangibili, quelle positive e quelle negative, hanno fatto sì che noi due, in questo momento potessimo sederci qui, dinanzi al camino, a bere il the!"

"E la melodia?"

"Non è facile. Bisogna prepararsi e, a volte, la si sente: è la melodia che vien da dentro, la vita che sostiene tutte le vite, la vita dove tutto ha il suo posto, dove tutto è integrato: il bene e il male, la salute e la malattia, la vita interna... dove non c’è nascita e non c’è morte!" (Da "Un altro giro di giostra" - Tiziano Terzani - Tea Ed. 2010)


Cari Lettori, noi nasciamo (di solito) coi pugni chiusi. Forse per lo sforzo del momento, probabilmente perché siamo arrabbiati per essere stati costretti a lasciare un luogo di pace e accoglienza... qualcuno sostiene che, questo, sia dovuto al fatto che, TUTTI, nasciamo con le mani piene di doni, quelli che la vita ci affida. Fra questi: purezza, curiosità, determinazione, Logica, bellezza interiore.

Naturale, quindi, provare a trattenerli.

Poi, però, gli eventi che disilludono, un po’ alla volta, ci fanno aprire le mani e, conseguentemente, quella ricchezza di partenza, ci sfugge come sabbia fra le dita. E, con essa, anche i sogni che le avevamo affidato.

Ogni tanto, però, capita di sentire (come se provenisse dal sottofondo dell’anima) una specie di musica celestiale. Probabilmente è la nostra, personale, Stella Polare che ci ricorda ciò che avrebbe potuto essere ma non è stato: è in queste circostanze, che nasce la malinconia esistenziale, con un certo retrogusto di nostalgia, per i ricordi che hanno scaldato momenti importanti...

Possiamo lasciarci andare, oppure REAGIRE...

Ecco, ricordiamoci di serrare, nuovamente, i pugni e andiamo incontro al nostro giorno: i granelli rimasti nei nostri palmi, si moltiplicheranno, come per miracolo, alla stregua dei pani e dei pesci di antica memoria ma soprattutto, chi ci vedrà, potrà affermare...

"Si, questo è un UOMO"!


E tengo na fenesta a pianterreno, c’affaccia int’ a na strafa scanusciuta; cu n’aria profumata, e na veduta, ca si t’affacce, nun t’ ’a scuorde cchiù. Si stongo ’e buonumore, affacci’ a mmare, e veco semp’ ’o stesso bastimento ca parte chin’ ’e fede e sentimento, e c’ ’a bandiera d’ ’a sincerità. Parte sicuro, e nun arriva maje. Quanno s’abbìa, sabbìa c’ ’o maistrale; ma ncòccia sempre ’o stesso tempurale, ’o stesso maletiempo, e adda turnà! Quanno senza speranza, e senz’ammore m’affaccio e vec’ ’o stesso bastimento, nce mengo dinto ’o core mio scuntento, e c’ ’o mare ntempesta dico: "Va". Quann’è bontiempo, ognuno è marenaro e se vulesse mettere a temmone... C’ ’o mare ncalma, tutte songo buone’e purtà nu vapore a passià. Miéttece a buord’ ’o bene ch’ ’e vuluto, e tutt’ ’o chianto amaro ch’è custato... Nisciunu bastimento s’è affunnato quanno ce’ ’e miso a buordo ’a Verità.

Traduzione

Ho una finestra a pianterreno, che si affaccia su una stradina poco conosciuta dai mille profumi e con una veduta che, se ti affacci, non potrai più dimenticarla. Se sono di buon umore, guardo il mare e vedo sempre lo stesso bastimento che parte pieno di speranze e sentimento, con la bandiera della sincerità. Si avvia sicuro ma non giunge mai a destinazione. Quando si avvia, parte col maestrale... ma incoccia sempre lo stesso fortunale... e deve tornare indietro" quando, invece, senza speranza e senza amore, mi affaccio e vedo lo stesso bastimento, imbarco il mio cuore scontento e, col mare in tempesta, dico: "Va’!" quando è bel tempo, ognuno si sente marinaio e vorrebbe mettersi al timone. Col mare calmo, tutti sono capaci di portare in giro un’imbarcazione. Metti a bordo il bene che hai voluto e tutto il pianto amaro che è costato... nessun bastimento è affondato, quando, a bordo, hai messo la verità.


Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor)- Direttore "La Strad@" (24 Gennaio 2017)

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