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Il valore della marchetta.
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

21 agosto 2010






Chi, nella vita, non ne ha mai "provato" il "sapore"?

 


Pensieri degli anni difficili

 

Quanti significati! E pensare che ero sicura fosse una parola semplice, anche un po’ simpatica, che racchiudesse una "commissione" veloce e non complicata qual è.

Un gettone consegnato per una prestazione anticipata, da restituire all’operatrice affinchè possa trasformarsi in denaro.

E chi nella vita non ha mai provato il sapore della marchetta?

Che sia condotta dalla propria o da altrui mano il risultato... è sempre lo stesso.

Una cosa che non serve a niente. Vale a dire insignificante, senza gusto né piacere, solo per arrivare a giusta destinazione. È quello che è venuto fuori. Rimango un po’ perplessa. È veramente quello che credevo?

Affronto un parallelismo, cercando le analogie fra le situazioni.

La prestazione. Una prestazione è un qualcosa che qualcuno offre a qualchedunaltro per soddisfare una richiesta che conduca all’esaudimento di un bisogno, una necessità, ma anche un desiderio. E quando si parla di desideri è bene considerarli e non trascurarli.

Altra situazione. Una prestazione richiesta per raggiungere un altro obiettivo, attraverso, come dire, un sacrificio.

Vuoi o non vuoi, nella vita viene sempre il momento in cui diventa necessario raggiungere un compromesso. E anche se la moneta da pagare consiste in un gettone che lontanamente assomiglia ad una bella banconota, lo si può considerare come il primo passo da fare per il raggiungimento del piacere, quello vero e completo.

E allora si rende necessario riconsiderare il concetto della marchetta.

Molto spesso rappresenta il primo approccio con le profondità inesplorate e profonde. Altre volte invece si può considerare un ritorno nel passato, quando questo era solo quello concesso e altrove... non si poteva andare.

Sta di fatto che può accadere si viva secondo una traiettoria circolare e ci si possa ritrovare a percorrere una strada che è già stata solcata in una fase precedente.

Mi ritrovo all’interno di un contesto dove è richiesto il rigore e l’attenzione. Ascolto, senza però fare in modo che quanto trasmesso diventi parte di me. Non voglio assorbire in alcun modo. Cerco però di capire cosa sta succedendo o, ancora più grave, cosa è già successo. Mi giro lentamente e guardo i visi delle persone accanto. Cosa vedo? Un gran bel prezzo da pagare. Sono confusa man mano che le parole si sciolgono svelando, e poi, con amarezza, la verità giunge a me.

Talvolta la vita ti costringe. E mentre le parole diventano paroloni, le promesse fatte si dissolvono in una bolla di sapone, il mio pensiero va alla marchetta.

Vorrei poterla considerare in libertà e senza il significato pesante che quest’oggi la riveste. Forse un modo per restare a galla? Per provare un piacere di striscio e non a pieno? Per poter assaporare quello che potrebbe essere, ma non è? O una maniera per andare oltre, per non restare al palo quando tanti, ormai avanti a te, viaggiano verso i piaceri della carnalità senza inibizioni e senza nascondere le mani...

E qui il discorso è molto personale e va fatto senza critiche, senza puntare il dito a giudicare chi si presta o si appresta...

Se ciò si traduce in un metodo per affondare le mani e lasciarsi uno spiraglio ad andare, beh, forse non è poi così insignificante per come la si crede. In fondo è un modo per imparare meglio a conoscere, un mezzo per raggiungere un orgasmo, quindi un piacere intenso, culmine della confluenza in sintonia dei sensi tutti insieme.

Discorso contorto e molto velato. Mi piacerebbe renderlo più libero..., in fondo siamo ancora ad agosto.

 

Buon amore a tutti

 

Fernanda

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