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Quando la commedia diventa pura arte scenica.
di Giuseppe Chiaia  ( peppinochiaia@libero.it )

17 aprile 2010






Raimondo Vianello.


SPECIALI

 

Da tempo, per quasi un trentenio, ha sfidato il tumore; lo ha battuto con l’agonismo del campione di razza, consapevole dell’ineluttabilità del male, ma altrettanto determinato nel tenergli testa.

Ed infine Raimondo ha vinto!

Si, perchè la " bianca signora" si è dovuta accontentare di una preda che aveva già dato il fiore della sua vitalità, del suo brillante spirito di vita, quasi irridendo all’impari lotta perchè, Raimondo Vianello, ha offerto il meglio di sé sui palcoscenici, sul set della cinematografia e davanti al cameraman della televisione.

Voler, qui, ricordare le tappe della Sua fantastica carriera artistica sarebbe panegirico inutile, dal momento che stampa e televisione ce ne danno cospicua notizia. A noi preme esprimere quali sentimenti di stima possiamo ricavare dalla sua vita artistica; e, in verità, Raimondo ha nobilitato la Commedia, quella specifica manifestazione culturale che affonda le sue radici nella classicità greco-latina, da Aristofane a Plauto, o, se volete,dalla "Mandragola" machiavelliana alla"Commedia dell’arte", rinnovando la freschezza recitativa di un Goldoni o di un Corneille.

C’è, nella recitazione di Vianello, un certo non so che di nobiltà espressiva e mimica, senza mai ricorrere alla volgarità, al turpiloquio ( tanto in voga oggi, come nel decadente teatro del primo barocco) ma, spesso, con atteggiamento serioso, usa una ironia incisiva, che suscita ilarità; mai offensivo, ma capace di valutare la realtà del nostro tempo nei suoi aspetti negativi; (il lettore vorrà accettare la formulazione verbale del presente indicativo, perchè Vianello non gradirebbe mai l’uso del "....Trapassato Remoto.."), se consideriamo la sua onestà di pensiero, la chiarezza dei suoi giudizi, la formulazione icastica del suo pensiero, si potrebbe dire, con espressione latina, che "castigat ridendo mores ".

Con la Sua dipartita, sembra compiersi quel vichiano alternarsi delle epoche, dal momento che con Lui si chiude un ciclo fortunato del teatro italiano, che, iniziato da Angelo Musco, si è impreziosito di artisti come Gilberto Govi, Totò, W. Chiari, Nino Taranto, Gino Cervi, Alberto Sordi e (perchè no?) Ugo Tognazzi.

Parafrasando il Manzoni, non sappiamo " chi verrà a calpestare la sua " gloriosa" polvere ".

Non certamente quei guitti volgari e stucchevoli che affollano i set cinematografici e televisivi. Caro Raimondo, con questo modesto scritto, voglio esprimerti gratitudine affettuosa, per tutti i momenti gioiosi che abbiamo vissuto ammirandoti sia sul grande schermo che su quello televisivo. Quasi dimenticavo la tua cara Sandra, con la sua" verve" sbarazzina, con quel tenerti testa sulla scena, al punto che il venir meno di uno di Voi e come offrirci uno schermo vuoto per aridi silenzi e per profondissima monotonia. Permettimi un’ultima constatazione: non ti sarà certamente sfuggita la miseria dei programmi RAI, da quando, orfani della tua arte, non trovano di meglio che inondarci, anzi, soffocarci di reality, di spudorati abitatori di isole sperdute e di stucchevoli canzonette. Quindi ci si domanda come rimedierà Mediaset alla tua mancanza, visto che tra il Biscione e la Rai non sai distinguere chi è peggio?

Pertanto, goditi l’Infinito, ed organizza i tuoi show con gli amici di cui sopra: forse il Buon Dio, per Vostro merito, si concilierà con questa disastrata umanità.

Ciao !!!

 

Giuseppe Chiaia - preside

16 Aprile 2010.

 

 

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