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Don Bosco nel cuore di Roma.
di Marco Cappeddu  

23 luglio 2004

Viaggio nella storia della presenza salesiana al Testaccio.


 

C’è un rione, a Roma, dove il sole, già di per sé generoso nel baciare la città eterna, risplende e scalda come da nessun’altra parte. E’ il rione xx, famoso in tutto il mondo col nome di Testaccio.

Cullato dal Tevere ai piedi del colle Aventino, il popolare e storico "core de Roma" ha il suo centro pulsante non tanto nella piazza omonima che ospita il mercato, ma nella vicina piazza Santa Maria Liberatrice, vero ritrovo dei testaccini doc ma anche crocevia percorso e affollato da turisti, studenti, artisti, dove l’antico e il moderno, la massaia e il ramingo, il "coatto" e il fricchettone si confondono. E’ qui che davanti al bellissimo giardino sorge la monumentale Basilica che dà il nome alla piazza e rappresenta il cuore spirituale del rione. Ed è qui che da oltre un secolo profondono il loro impegno pastorale i sacerdoti dell’Ordine salesiano, oggi guidati dall’energico parroco Don Manfredo Leone, che chiama ancora oggi instancabilmente a raccolta i giovani e le famiglie della parrocchia. Dalla caratteristica festa patronale che si svolge ogni anno dal 22 al 30 maggio e che anche quest’anno ha ravvivato la piazza di giochi, concerti, incontri, dibattiti, iniziative alle tante attività estive (visionabili sul sito http://xoomer.virgilio.it/oratorio2002/mprincipale.htm). Ma quando è nata la Chiesa di S. Maria Liberatrice, e come sono arrivati i salesiani al Testaccio?

Ripercorriamo questa storia, che è una storia d’amore.

A cavallo tra ‘800 e ‘900 la pianura del Testaccio era ancora popolata di baracche e catapecchie e priva di una autentica parrocchia, di cui fino ad allora aveva fatto le veci la piccola cappella delle suore della Madonna della Divina Provvidenza in via Alessandro Volta. E’ papa Leone XIII a voler inaugurare, a partire dal 1889, la nuova e definitiva chiesa parrocchiale, affidando l’incarico di costruirla al fiammingo Ildebrando De Hemptinne, primate della Badia benedettina di via Mormorata. Una serie di vicissitudini porteranno il benedettino ad abbandonare i lavori per l’edificazione della chiesa. Nel frattempo sale al soglio pontificio Pio X e accade un "miracolo". Durante i lavori di demolizione della Chiesa di S. Maria Liberatrice al Foro Romano, che il Santo Padre intende trasferire a Testaccio, avviene il clamoroso ritrovamento dell’antichissima basilica di S. Maria Antiqua che giace nascosta lì sotto. La scoperta diffonderà di riflesso la fama del titolo di S. Maria Liberatrice e aumenterà la devozione del popolo romano verso l’immagine della Madonna col Bambino in braccio -un affresco absidale del XIII secolo- ancora oggi amata e venerata, custodita nel periodo della demolizione dalle suore Oblate di Tor de’Specchi sotto il Campidoglio e quindi riportata nella nuova dimora testaccina di Maria Liberatrice. Il ritrovamento farà accelerare anche i lavori per la nuova chiesa che verranno affidati dal nuovo papa alla comunità salesiana guidata dal primo successore di Don Bosco, Don Rua e qui sopraggiunta nel 1901. S. Maria Liberatrice nel rione Testaccio verrà consacrata e aperta al culto il 29 novembre del 1908.

Oggi è possibile pregare l’immagine della Madonna collocata per volere del Papa sul trono sopra l’altare maggiore, coperta dal ciborio. Per molte persone che vivono o lavorano a Testaccio, è una piacevole e immancabile abitudine quella di cominciare la giornata entrando in chiesa per salutare la Madonna e invocare da lei quella materna e paziente benedizione di cui tutti abbiamo bisogno per seguire suo figlio Gesù.

 

Marco Cappeddu

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