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Pianeta Calabria.
di Debora Filice  

9 aprile 2005






Premesse.


 

Calabria: appunti di viaggio  - 1

 

Con la serie di articoli  di questa sottosezione si è voluto in prevalenza evidenziare l’importanza delle fonti odeporiche, intese come diari di viaggio, descrizioni puntuali del paesaggio, degli usi e dei costumi che consentono di ricostruire pagine di storia estremamente interessanti. Si è inteso, inoltre, offrire agli studiosi un efficace ed esaustivo strumento di consultazione rapida di questo tipo di fonti.

Pertanto, nella stesura del lavoro è stato costruito un tessuto di informazioni che provengono dai singoli “viaggiatori”, il quale consente di individuare il punto di vista di ciascuno di loro, confrontato con le specifiche situazioni paesaggistiche o relative ai costumi già in possesso dagli studiosi. Peraltro, si è avvertita la necessità di fornire un quadro quasi completo dei “viaggiatori” che hanno visitato in tempi diversi il Mezzogiorno.

La Calabria era una regione ai margini dei grandi itinerari del viaggio tardocinquecentesco e barocco, essa fu toccata solo occasionalmente da quei viaggiatori che approdarono sulla sua costa tirrenica per ripararsi dalle burrasche e sfuggire ai pirati barbareschi. L’immagine della regione fu determinata in larga misura dalla ricezione della letteratura umanistica italiana che riproponeva, da una parte, lo stereotipo di origine magnogreca di una terra naturalmente opulenta e, dall’altra, lo stereotipo di origine romana di una terra abitata da popolazioni barbare e dai costumi rozzi.  Per imbattersi in un viaggiatore di un certo rilievo bisognerà però attendere il 1767, anno in cui il barone Johann Hermann von Riedesel visita alcune località costiere dello Ionio e pochi centri nell’interno. L’itinerario fissato dal von Riedesel diventerà l’itinerario obbligato per generazioni di viaggiatori. Ma fu solo col terremoto del 1783 che la Calabria balzò all’attenzione dell’intellettualità europea richiamando viaggiatori da ogni parte d’Europa. Saranno loro che coi loro resoconti di viaggio daranno un contributo così importante alla conoscenza della regione.

Alla fine del Settecento il viaggio in Calabria subì un arresto. L’attenzione che questa regione aveva suscitato in Europa col terremoto del 1783 cedette ben presto il posto al disinteresse di sempre. Durante gli anni dell’occupazione francese la memoria della regione fu affidata ai diari e alle lettere degli ufficiali francesi la cui ottica era condizionata dalla lotta contro il brigantaggio. Iniziò nella letteratura di viaggio sulla Calabria quello che è stato chiamato il filone “pittoresco-brigantesco” che fissava definitivamente l’immagine della regione nello stereotipo di un paese fanatico e triste, dai costumi primitivamente strani e pittorescamente selvatici. Vero è che sulla Calabria resistono ancora molti stereotipi. L’immagine ne risulta così, condizionata da una stampa non troppo tenera nei confronti di una regione, che, nel corso dei secoli ha presentato, da una parte, un territorio segregato ed inaccessibile, senza strade ed i cui paesi potevano essere raggiunti solo a piedi o a dorso di mulo; dall’altra, la terra del sole e del mare, con diversi paradisi naturali. È vero anche che il topos, ancora prevalente, è quello della durezza, della selvatichezza, anche se esso nelle nuove prospettive di vita indotte dalla cultura delle vacanze e del turismo costiero, è stato provvisoriamente rimosso, ma ancora non messo in discussione. D’altro canto, non è che, fin dal primo Settecento, siano mancati i resoconti dei viaggiatori stranieri, che, nei loro itinerari, hanno esplorato il passato italiano, o non siano state pubblicate diverse opere dei più importanti visitatori europei sull’estremo lembo della penisola, anzi forse sono troppi ed alcuni non certamente meritevoli di attenzione. Nonostante ciò il risultato non è stato, certamente, sempre esente da pecche, in quanto, pur attenti ed interessati osservatori hanno fatto molte concessioni al folclore e al pittoresco. Tra i problemi della Calabria c’è la situazione d’arretratezza, che si evidenzia come scarso rispetto del paesaggio e dell’ambiente, giunto ad assumere proporzioni allarmanti e drammatiche, per effetto di una speculazione edilizia sfrenata e selvaggia. La Regione Calabria, in questi ultimi anni, s’è sforzata in tutti i modi di contrapporre a tutto ciò una capillare azione di informazione sulle risorse turistiche calabresi, estesa a tutti gli stati europei. Quindi si passa dall’epoca del Grand Tour a quella del  turismo di massa dove si ha un immagine della Calabria in cui il condizionamento della tradizione è ancora molto forte forse perché nuove realtà inquietanti parrebbero confermare quegli antichi stereotipi. La Calabria si direbbe attiri il visitatore d’Oltralpe più che per la bellezza dei suoi paesaggi per la complessità sociologica cui rimandano i suoi problemi insoluti.

Gli autori delle guide turistiche smettono di dare le consuete informazioni turistiche e si trasformano in sociologi. Ciononostante la Calabria continua però ancora a restare per taluni aspetti un enigma. Persiste una certa difficoltà per coglierne l’identità storico-culturale che viene sbrigativamente omologata a quelle di altre regioni meridionali dal profilo più marcato. Pure, paradossalmente, proprio nella sua arretratezza che l’ha messa al sicuro e nonostante la feroce speculazione edilizia lungo le coste del Tirreno, c’è chi vede il presupposto per un suo sviluppo turistico.  È evidente che l’immagine che della regione viene data dalle guide turistiche recupera la stereotipia negativa del passato aggiornandola con la cronaca degli ultimi anni. Lo stereotipo positivo, l’immagine di un paesaggio  naturale intatto e fra i più belli d’Italia, si presenta appannato. Pur risultando l’inventario delle località d’interesse turistico arricchito nei confronti del passato, nella realtà, questa offerta fa fatica a raggiungere il suo destinatario. Nonostante il deciso miglioramento delle strutture alberghiere, della rete stradale e dei trasporti in genere le connotazioni negative, che ancora accompagnano l’immagine della Calabria e  che  queste  guide  turistiche rispecchiano e riproducono, costituiscono una difficoltà in più per chi ha il compito di vendere il prodotto turistico Calabria.

...CONTINUA

 

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