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L’uomo ideale...
di Anonimo  ( info@lastradaweb.it )

3 aprile 2009






Quello che vorrei.


 

Erotismo e sessualità

Molto spesso non è possibile potersi esprimere veramente per quello che si sente. Bisogna fare i conti anche con le "malelingue" e i giudizi degli altri, che, vuoi o non vuoi, finiscono per condizionare la tua capacità di trasmettere quello che si prova.

Che cos’è l’ideale di uomo?

Socchiudo gli occhi e mi lascio andare, provo ad essere sincera fino in fondo.

Senza inutili giri di parole arrivo subito al dunque e schiettamente affermo che il mio ideale di uomo è quello sposato e che non vuole lasciare la "mogliera" (Mogliettina n.d.r.)!

Qui è bene fare una precisazione perché esiste una differenza notevole fra la "moglie" e la "mogliera". La moglie è la donna che assume il suo ruolo con discrezione nella vita del marito, molto presa dagli impegni di famiglia ma altrettanto carica di ambizioni e desideri; una vita lavorativa piena e densa che riesce a gratificare la parte essenziale della sua dignità di essere umano. E così concilia armonicamente la figura della moglie, dell’amante, della mamma, della donna in carriera. La mogliera è invece quella famosa delle uova fritte, ossia quella che, con tutto il rispetto per chi ama cucinare, non ha altri argomenti alla sera, quando l’uomo ritorna nel caldo tepore del focolare domestico dopo una giornata di intenso lavoro per garantire a se e alla sua famiglia il giusto da vivere.

Ma...in realtà questa non è una trattazione sulle donne. Assolutamente, solo ed esclusivamente sui miei desideri riguardo al genere umano di sesso maschile!

Perché l’uomo sposato con la mogliera diventa l’oggetto delle mie brame?

Quando sei poco disponibile alla condivisione dei tuoi spazi, del tuo tempo, della tua libertà intesa come possibilità di gestire ogni minuto della vita senza dover dare spiegazioni e dopo aver valutato attentamente i pro e i contro della situazione, nasce in me il desiderio di "possedere" un uomo che conduce le sue giornate in maniera completamente diversa dalla mia. Mi piace intrufolarmi all’interno della coscienza, sporgermi e bussare quanto basta a creare il disturbo, provocare e stuzzicare senza necessariamente "sfilare la maglietta". Esiste un modo che è molto più sottile e raffinato di mostrarsi e attirare l’interesse. È un misto di ingenuità, non dei fatti della realtà, quanto di comprensione degli eventi, unito alla capacità di insinuare la provocazione per far cadere il malcapitato nella trappola.

Ora, voglio spiegare meglio questa strategia per non apparire come una persona che gode nel creare i problemi e mettere in difficoltà. Suvvia, stiamo parlando di sentimenti e di famiglie! Ma quello che proprio non riesco a capire è la solita tendenza dell’essere umano a mostrarsi per quello che non è.

L’uomo moderno vive un momento di grande confusione: non capisce più cosa vuole dalla donna, o meglio come desidera che la donna sia. Nei tempi passati la preferiva ingenua e nello stesso tempo esperta amante nelle pratiche sessuali, anche se il tutto finalizzato al soddisfacimento del suo ed esclusivo piacere. Preferibilmente vergine. Poi, ad un certo punto ha cominciato a mostrare interesse per la donna coi pantaloni, quella per intenderci che poco somigliava alla mamma, stimolante nelle conversazioni di politica, economia, ecc, ma anche di motori al pari di un uomo. La donna che ad un certo punto del suo ciclo vitale dava la possibilità ai suoi ormoni di esprimere il desiderio di maternità, solo però per il periodo essenziale alla gestazione, poi un ritorno immediato alle attività che facevano di lei un gran bell’uomo con le palle!

Arriviamo ai giorni nostri.

I lettori perdoneranno la mia irruenza, in verità sono molto confusa, mi sento come se avessi scoperto l’acqua calda dopo anni di docce fredde. E non è facile circondare questa rivelazione all’interno delle parole, ma soprattutto riuscire a comunicarla senza essere troppo prorompente.

La prima cosa che mi viene in mente è che se prima l’uomo voleva una cosa sola, ora non la vuole più, ma non si arrende a questo stato di cose e cela a se stesso la "disgrazia" che gli è caduta dal cielo come una mannaia a distruggere la parte più importante del suo orgoglio mascolino, che risiede nel fondo dei suoi pantaloni. E lì, fra se e se, quando nessun occhio indiscreto lo scruta, si sente piccolo piccolo.

Quante volte abbiamo sentito l’espressione: l’uomo è cacciatore, predatore, segue e deve soddisfare il suo istinto. È giusto che sia così!...

Quello che vorrei sottolineare non è la mia ovvia non condivisione di questo stato, bensì l’evidenza del non assumere una posizione concreta che lo metta a confronto con l’altro sesso, ma soprattutto con se stesso. Che abbia la sincerità, anzi il coraggio di dirsi tutta la verità. È finita l’epoca delle prede e dei predatori in cui lei timidamente abbassava lo sguardo, lasciava all’uomo il "dovere" dell’insegnamento dell’arte del sesso, quando vergognandosi ma nello stesso tempo bruciando nelle mani si infiltrava nei meandri dove indisturbata e con tutta l’arroganza e la prepotenza viveva il turgore della virilità, che al culmine del godimento si offriva fiero della sua riproduzione, senza nascondersi...D’altra parte sono finiti anche i tempi in cui nell’intimità si preferivano le configurazioni tendenti al dominio fisico e trainante, che volevano la donna all’alto e con la possibilità di condurre tenendo il tutto sotto controllo, in un certo senso anche poter regolare a proprio piacimento il momento legato al raggiungimento dell’orgasmo. A rifletterci bene, questa conformazione si avvicina però ad una forma di masturbazione facile da guidare, quindi senza nessun gioco di intese da afferrare e movimenti da sincronizzare. Con il sicuro e certo lieto fine, che fa di questo tipo di rapporto sessuale un modo per mettere a tacere gli ormoni e lasciare la convinzione che le cose funzionino all’interno della sintonia più totale.

Oggi assistiamo ad una categoria che si dà e nello stesso tempo si ritrae, restano comunque i residui legati al potere del controllo, quando, immediatamente parte un segnale per sentire che nulla è cambiato, che tutto è al suo posto; poi sopraggiunge il timore che, sinceramente, credo poco sia connesso all’incapacità di volersi impegnare, quanto più alla negazione della libertà di viversi a pieno le proprie emozioni, lasciandosi trascinare dall’onda che pervade il corpo durante quell’intensissimo scambio che si conclude in una meravigliosa trasmissione di materiale organico.

Per mia natura sono portata a rispettare i desideri dell’altro, non mi appartiene l’invadenza finalizzata al concretizzarsi di un obiettivo che possa riempire una parte della mia vita, d’altra parte mi concedo senza pretendere, sono attenta al profumo delle emozioni che colorano gli scambi sessuali. In fondo non ho timori e questo fa di me una persona libera e che vive a pieno. Forse, ciò fa paura...

E allora questa la voglio dedicare alla speranza, di poter un giorno rivedere gli uccelli che volano "alto".

 

P.S.: il mio ideale di uomo è quello sposato con la "mogliera" perché, fra le due, è quella che non lascerà mai!

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