Imperfezioni grammaticali...
di Fausto Raso  ( albatr0s@libero.it )

22 luglio 2018


Ahi, ahi, ahi!


Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Speriamo che l’anno che se n’è andato abbia portato con sé anche qualche strafalcione o alcune "imperfezioni grammaticali" che gli amanti della buona lingua devono assolutamente evitare.

Cominciamo con il verbo "tenere" adoperato, il piú delle volte, con il significato di "possedere", "avere".

Tale uso è da evitare essendo di... uso prettamente dialettale. Il significato proprio del verbo suddetto è "sostenere". Non si dica, per tanto, "tengo una bella casa", ma "possiedo una bella casa". Da evitare anche - se si vuole scrivere e parlar bene - la locuzione "tenere il letto" nel senso di "stare, rimanere a letto".

Il verbo tenere, inoltre, non è sinonimo - come molti erroneamente credono - dei verbi "reputare", "stimare", "giudicare" e simili. Le espressioni comuni, quindi, "tenere in molto o poco conto"; "tenere in molta o poca considerazione" una persona sono da gettare decisamente alle ortiche (se l’anno vecchio non le ha portate con sé).

Sí, sappiamo benissimo che molte "grandi firme" le adoperano a ogni piè sospinto, ma sappiamo anche altrettanto bene che costoro, non tutte, per la verità, usano la lingua a loro piacimento: non rispettano assolutamente le elementari norme grammaticali. Voi, amici che amate la lingua, non seguite questi esempi negativi. Non adoperate - come abbiamo letto in una cosí detta grande firma della carta stampata, che non menzioniamo per carità di patria - il verbo tenere nelle accezioni di: "importare", "desiderare", "volere", "premere" e simili. Sono tutte forme dialettali e, di conseguenza, orrendamente scorrette.

Ancora. Il verbo "marcare", che etimologicamente vale "segnare, contrassegnare con un marchio, bollare", non si può adoperare - sempre che si voglia scrivere e parlare correttamente - come sinonimo di "annotare", "prendere nota", "registrare" o con il significato, obbrobrioso, di "rimarcare con la voce". In questi casi ci sono altri verbi che fanno alla bisogna: caricare, accentuare, rafforzare.

E finiamo con l’aggettivo "marrone" che non si deve mai pluralizzare. Diremo correttamente: guanti marrone, scarpe marrone, pantaloni marrone (non "marroni") ecc. Perché non si pluralizza? Perché si sottintende "del colore del marrone" (cioè del frutto del castagno): guanti (del colore del) marrone.

A cura di Fausto Raso

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