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Lettori, questo resoconto rappresenta un incredibile documento
clinico, redatto dalla Dottoressa Adriana Greco, Medico geriatra e
psicoterapeuta, in cui si descrive il percorso umano e terapeutico
determinatosi nello stare accanto ad una donna, lungo il crinale di
un irreversibile tramonto cognitivo. Tale lavoro, costituisce una
ricca fonte di spunti riflessivi, oltre che di descrizioni
scientifiche e metodologiche. Buona lettura (Giorgio Marchese)
ALLYSON
Ally è una donna americana ancora giovane, ha 63 anni ed è
affetta dalla malattia di Alzheimer. Viene da me accompagnata dal
figlio Lorenzo.
ANAMNESI
Ally
era una donna intelligente e brillante. Originaria di Montevideo,
apparteneva ad una famiglia multietnica di francesi, italiani ed
indiani. Benestante, parlava quattro lingue e viaggiava molto. A
vent’anni si trasferisce a Firenze dove si laurea ed inizia in
breve tempo una brillante carriera nel mondo dell’arte e del
desaign. Si stabilisce prima a Napoli poi a New York. La sua vita,
ricca anche di esperienze sentimentali ma soprattutto di successi
professionali la ritrova a tirare le somme verso i 38 anni. Si sente
sola. Pensa di aver costruito un impero di cristallo pronto a
sgretolarsi. Sente il bisogno di qualcosa di più umano, più
grande e bello. Ally vorrebbe diventare mamma. Dopo breve tempo
incontra Roberto, lui è italiano e si trova negli Stati Uniti
per lavoro, si occupa di informatica. Roberto sembra un bravo
ragazzo, è più giovane di Ally di sei anni. Tra i due
inizia una relazione e un mese dopo Ally comunica a Roberto di
aspettare un bambino. Roberto è arrabbiato, si sente investito
da una responsabilità che non aveva previsto. Ally dal canto
suo gli comunica la volontà di avere questo figlio
indipendentemente dalla sua presenza. In un caldo agosto nasce
Lorenzo. Roberto dopo un iniziale momento di smarrimento, decide di
riconoscere il figlio e di sposare Ally. Vista però l’età
le chiederà di sottoporsi ad un intervento di chiusura delle
tube e lei acconsente. La famiglia sembra felice e continuano a
vivere a New York per cinque anni. Roberto però ha difficoltà
nel lavoro e chiede alla moglie di trasferirsi in Italia. Lei accetta
e per diciotto anni vivranno a Firenze.
Roberto
non si realizzerà mai nel lavoro e questo sarà sempre
motivo di nervosismo e contrasti anche se per il resto il figlio
Lorenzo dirà che si sono divertiti. Da circa due anni, Ally
comincia a cambiare.
Inizialmente,
piccole dimenticanze, le chiavi di casa, un appuntamento, una data
importante. Poi difficoltà a ricordare eventi recenti avvenuti
per esempio la sera precedente. Tutto questo passava giustificato
dallo stress, dagli impegni, dai problemi. Quando le dimenticanze
divennero un’abitudine quasi quotidiana, il marito e il figlio
iniziarono a preoccuparsi. Si rivolsero inizialmente al medico di
base, esponendo che da circa un anno vi erano stati segnali
sottovalutati che a posteriori assumono un significato e che ora la
situazione desta una certa preoccupazione. Vista l’età,
Ally ha 62 anni, il medico di famiglia le farà eseguire tutti
gli esami clinici di routine che danno esiti negativi.
L’incontro
con un neurologo dell’ASL darà la triste notizia di un
iniziale deterioramento cognitivo (MCI) MILD COGNITIVE IMPAIRMENT.
Ally è quindi in una fase di compromissione cognitiva lieve
caratterizzata dalla compromissione di una singola area che riguarda
la memoria. Dopo sei mesi circa, si sente sempre più stanca e
distratta, sul lavoro ha spesso dimenticanze e commette troppi errori
per cui decide di ritirarsi. Un nuovo controllo medico dopo circa
otto mesi darà la notizia di Alzheimer confermato anche dagli
esami strumentali eseguiti. I due coniugi pensano allora di
trasferirsi in Calabria in una grande casa di campagna di proprietà
della madre di Roberto. In questa casa vivono anche una sorella ed
una zia di Roberto. Lorenzo resta a Firenze dove studia medicina.
IL
PRIMO INCONTRO
Ally
viene da me dopo un anno e mezzo dall’insorgenza dei primi
segnali. È accompagnata dal figlio e fra i due si sente una
grande sintonia. 2 Durante il nostro primo colloquio Ally è
serena, è una bella giornata di primavera ed io conquisto
subito la sua fiducia. Si presenta con una diagnosi di demenza
iniziale. Mi racconta la sua vita, avventurosa e bella, la nascita di
suo figlio, il matrimonio, la vita in Italia. Ally ha paura, paura di
non essere più presente, di non poter più partecipare
alla vita, di non riconoscere più suo figlio. Lei sa che
questa malattia non si può sconfiggere. Il nostro incontro
termina con la decisione di intraprendere un percorso insieme.
L’obiettivo è quello di valutare il grado di
compromissione, valutare il più giusto percorso terapeutico e
rallentare il progredire della malattia.
CONCETTUALIZZAZIONE
DEL CASO
Il
focus dei problemi riferiti riguarda principalmente un declino
cognitivo presenile in cui la percezione delle proprie capacità
vengono avvertite come deficitarie rispetto al passato. La paziente
riferisce un forte disagio e la preoccupazione riguardo alla
progressione della malattia.
INQUADRAMENTO
DIAGNOSTICO
La
paziente si presenta già con una diagnosi di demenza iniziale.
L’inquadramento diagnostico rispetterà i criteri medici
(esami ematochimici e strumentali), le nuove linee guida e i criteri
del DSM V.
TRATTAMENTO
e INTERVENTI
Il
secondo colloquio diventerà più formale, con una
anamnesi mirata per valutare la presenza di malattie internistiche e
di carenze vitaminiche. Procedo con un esame obiettivo che comprende
necessariamente un esame neurologico completo. Il successivo step del
nostro secondo incontro prevede anche un colloquio informale in modo
da non appesantire la situazione. Si parla con serenità ed
Ally mi chiede tutte le informazioni che desidera sapere sulla
malattia. Rispondo a tutte le sue domande senza fretta e con parole
semplici in modo che l’ ansia e lo smarrimento lasci il posto
alla possibilità di conoscere, tenere a bada e gestire nel
miglior modo possibile quello che Ally chiama “il suo mostro”.
Conoscere
“l’avversario” rende più chiara e motivata
la strategia per affrontarlo riducendo la possibilità di un
drop-out. Ally sta bene sul versante fisico, tutti gli esami
prescritti daranno esiti negativi, per cui le prescriverò un
antiossidante. Nel terzo incontro, dopo un breve colloquio, procedo
ad una valutazione funzionale usando scale di valutazione
standardizzate delle attività del vivere quotidiano.
Le
scale usate sono la ADL (Activities of Daily Living) che indaga 6
attività di base del vivere quotidiano, e la IADL
(Instrumental Activities of Daily Living), che indaga 8 attività
strumentali del quotidiano. La MMSE per l’area cognitiva, la
GDS per valutare la presenza di depressione. I punteggi registrati:
ADL 1/6, Barthel index 85/100, IADL 5/8, MMSE 19.2/30, GDS 16,
rivelano che Allie si trova in uno stato di deficit cognitivo lieve
con disturbo depressivo. Rari momenti di agitazione ed ansia, lievi
disturbi del comportamento alimentare. I test effettuati non hanno
solo lo scopo di inquadrare la paziente con più precisione.
I
test permettono alla paziente di entrare meglio in contatto con la
malattia e con le sue varie 3 sfaccettature, anche quelle di minor
rilievo e non subito valutate. Permettono quindi anche nuovi
interrogativi che il paziente potrà rivolgere al terapeuta
creando un clima di maggiore collaborazione ed alleanza.
L’alleanza
è un presupposto fondamentale per supportare il paziente nella
gestione dell’impatto con la malattia e con il conseguente
disagio emotivo e psicologico, per individuare i bisogni, riconoscere
ed esprimere convinzioni, sentimenti ed emozioni, favorire
l’adattamento alle condizioni imposte dalla malattia,
condividere la sofferenza, favorire i processi di socializzazione.
Proseguiamo il nostro percorso con l’obiettivo di rallentare la
progressione della malattia. Si prescrive il donepezil (inibitore
dell’acetilcolinesterasi) alla dose più bassa di 5
mg/die. La risposta clinica dovrà essere monitorata ad
intervalli regolari dall’inizio della terapia: a 1 mese, per la
valutazione degli effetti collaterali e per l’aggiustamento del
piano terapeutico; a 3 mesi, per una prima valutazione della risposta
e per il monitoraggio della tollerabilità; ogni 6 mesi per
successive valutazioni della risposta e della tollerabilità.
Il
monitoraggio di Ally rileva una buona tollerabilità al farmaco
in assenza di effetti collaterali, per cui viene aumentato il
dosaggio fino a 10 mg/die dopo circa tre mesi. Si denota che vi è
un disturbo dell’umore sul versante depressivo e più
precisamente di tipo endoreattivo e su questo andremo principalmente
ad intervenire poiché l’umore può inficiare tutti
gli interventi possibili. Come alleati (fattori protettivi) abbiamo
una buona consapevolezza della malattia, un grado di compromissione
lieve, la determinazione di continuare il nostro percorso, l’amore
per il figlio Lorenzo e soprattutto la volontà di restare
ancorata alla propria vita. Ally si trova a vivere in un luogo nuovo,
oltretutto in campagna, con il marito ed i parenti di questo. Come
primo obiettivo ritengo necessario integrare la paziente in un
gruppo. Si procede dunque all’introduzione della paziente in
una struttura diurna dove trascorre la prima parte della giornata per
tre volte a settimana e dove viene introdotta nella terapia
occupazionale, nella arteterapia e in attività ricreative. In
particolare si occuperà di giardinaggio con soddisfazione e
nella preparazione di vivande per gli altri ospiti della struttura.
Alla fine dei compiti eseguiti riceve sempre un RINFORZO POSITIVO.
Gli
operatori le permettono di dedicare più tempo al disegno
libero poiché lei ama colorare. Per le attività
ricreative ed artistiche viene inserita in un gruppo di pazienti con
caratteristiche simili. La frequenza di persone con patologia in
stato moderato e grave potrebbe aggravare la situazione emozionale di
Ally vivendo anticipatamente il futuro ed inficiare il percorso
terapeutico. Si costituiscono piccoli gruppi di 8 – 10 persone,
in quanto, è documentato che le persone con demenza sono
influenzate negativamente dai grandi gruppi. In quelli più
piccoli infatti, diventa più facile sviluppare un’interazione
positiva tra paziente e paziente. 4 Partecipa al ballo ed alla
creazione di piccoli oggetti che saranno poi venduti per beneficenza,
allenando la memoria procedurale e gratificando la paziente,
facendola sentire ancora parte di un gruppo e socialmente utile.
Le
attività in cui viene inserita fanno parte di un programma di
PROCEDURAL MEMORY TRAINING, un intervento di stimolazione cognitiva
finalizzato a sostenere ed incrementare l’apprendimento
procedurale, sensoriale e motorio. La memoria procedurale o
implicita, si riferisce all’acquisizione di abilità
percettive e motorie che il soggetto apprende con il semplice
esercizio e mette in atto correttamente ed automaticamente. È
importante allenarla perché viene in genere risparmiata e
perché rende il soggetto più autonomo negli atti
quotidiani della vita. Ally riceve grande beneficio da queste
attività, così come conferma anche il marito. Quando è
a casa è più invogliata in tanti piccoli compiti che
aveva abbandonato a causa della depressione. Apparecchia la tavola,
prepara il caffè, ripiega la biancheria pulita, mette in
ordine il mobiletto del bagno o la dispensa in cucina secondo
sequenze ordinate. In questo modo Ally si misura con se stessa e alla
fine del compito anche a casa, in maniera molto naturale, riceve
rinforzi positivi. Nel centro mi occupo personalmente di organizzare
un programma di sostegno svolto sempre in piccoli gruppi a cadenza
quindicinale e della durata di 90 minuti a cui partecipano
congiuntamente sia i pazienti che i caregiver.
Il
gruppo favorisce la condivisione, la sensazione di avere qualcosa in
comune è un rinforzo potente per l’appartenenza al
gruppo ed è in grado di ridurre l’isolamento. La
condivisione favorisce l’accettazione, essere accettati dal
gruppo è un’esperienza importante per i pazienti che
stanno esperendo vissuti di angoscia e senso di alienazione ed è
una forte spinta all’autostima. L’accettazione porta
all’altruismo, per i pazienti con demenza avere l’opportunità
di essere d’aiuto per gli altri componenti del gruppo
contribuisce a creare un senso di valore personale. L’altruismo
porta all’apertura di sé e dei problemi attuali che
arricchisce la coesione. Nei nostri successivi incontri, che
avvengono con frequenza trisettimanale suggerisco ad Ally l’utilizzo
di supporti mnesici come bigliettini, suonerie, segnaposto e in
particolare l’uso di un diario personale, utile non solo per
ricordare il suo vissuto e le piccole cose quotidiane ma anche per
esternare i suoi stati d’animo.
Alcuni
sentimenti sono difficili da affrontare. Metterli nero su bianco è
un po’ come essere costretti a guardarli. Ally dice che il
sentimento più difficile da affrontare sono i momenti di
disperazione. “Quando mi sento disperata sopraggiunge anche un
po’ di rabbia e poi mi sento così impotente, tanto che
alla fine prevale la depressione e risollevarmi da questi momenti mi
richiede sempre uno sforzo maggiore”. Per i caregiver di Ally
introduco anche colloqui singoli che affrontano tematiche relative
alla percezione di malattia, al livello di tollerabilità, alle
risorse impiegate, alla comprensione e livello di consapevolezza
circa la condizione del familiare affetto da demenza. La metodologia
impiegata prevede l’approccio orientato al problema attraverso
attività di PROBLEM SOLVING.
Propongo
inoltre una modalità di intervento aspecifica: la TERAPIA DEL
CONTATTO. Dopo un paio di mesi, procediamo insieme con la terapia di
RIORIENTAMENTO DELLA REALTÀ che riguarda sempre la sfera
cognitiva e il cui obiettivo è quello di migliorare
l’autostima 5 restando in “contatto” con se stessa
e con il mondo che la circonda. Con incontri trisettimanali di 45
minuti affrontiamo un processo di stimolazione finalizzata a
riorientare la paziente rispetto alla propria vita personale
presente, all’ambiente e allo spazio attuale. Chiedo dunque ad
Ally la sua data di nascita, l’orario e il luogo in cui si
trova, in quale città vive ora, dove si trova la sua
abitazione, a quale piano abita e con chi, in che anno siamo. Chiedo
delle persone con cui convive, i rapporti che hanno instaurato.
Chiedo informazioni sui vicini di casa, di descriverne l’aspetto,
le caratteristiche, quali rapporti ha instaurato con loro. Sui
compagni del centro diurno ricordiamo le attività a cui si
dedicano insieme, il compito di ognuno di loro, un particolare di
ognuno, se è venuta a conoscenza delle loro storie e
situazioni e se qualche storia ha attirato la sua attenzione, compito
e caratteristiche degli operatori e un resoconto sulle attività
che svolge.
Questi
colloqui di ROT FORMALE consentono ad Ally di entrare maggiormente in
contatto con la realtà attuale e di sentirsene partecipe. Le
permettono di valutare il suo rapporto con gli altri, familiari,
vicini di casa e compagni del centro, e di poterlo migliorare. In
particolare, la strategia che ho utilizzato con la ROT per agevolare
e incentivare l’orientamento personale di Ally è stato
l’utilizzo di una scheda che fornisce informazioni anagrafiche
su se stessa da compilare quotidianamente. a questa ho affiancato il
recupero delle informazioni nel corso delle conversazioni.
Per
le esercitazioni relative all’orientamento temporale, il cui
scopo principale consiste nel consolidamento e nell’acquisizione
dell’ordinamento cronologico degli eventi, al fine di
riconoscere e ricordare i mesi dell’anno, alcuni elementi
presenti nella vita quotidiana come il clima, la vegetazione o
l’abbigliamento, ho utilizzato un importante ausilio esterno
rappresentato da un calendario costruito ad hoc e composto di un
giorno per pagina. Il compito di Ally era di strappare la pagina del
giorno attuale. Altro importante aspetto che ho sottoposto ad
esercitazione è l’orientamento spaziale, il quale fa
riferimento al setting dove hanno luogo le sedute ed al paese nel
quale si vive. Allo scopo di far imparare brevi tragitti da compiere
autonomamente ho invitato Ally a identificare gli elementi che
contraddistinguono i percorsi all’interno della sua abitazione
e all’esterno nel quartiere. Inoltre ho utilizzato ausili
esterni come lavagne, timer, foto, orologi, oggetti vari di uso
comune a cui ho affiancato tecniche di memorizzazione come la
ripetizione frequente delle informazioni; le associazioni, che
consiste nell’individuare ed apprendere un nesso tra due
elementi informativi; la tecnica della visualizzazione, in cui ho
sollecitato la paziente a creare delle immagini di ciò che
deve ricordare; la categorizzazione, che permette di elaborare e
semplificare il materiale da memorizzare tramite l’individuazione
di categorie semantiche o fonologiche.
Alle
sedute di ROT in studio Ally ha alternato sedute di ROT presso il
centro con un gruppo di persone omogenee rispetto al grado di
deterioramento. A casa viene eseguita la ROT INFORMALE delle 24 ore
da parte dei familiari su istruzione. La ROT informale svolge
l’importante e delicato compito di andare a rinforzare ciò
che è stato effettuato nelle sedute formali con il richiamo
delle informazioni nelle 24 ore. Le due modalità 6
terapeutiche vanno a completarsi assicurando l’apprendimento da
parte del paziente e costituisce pertanto un rinforzo al
proseguimento della terapia lungo tutto il corso della giornata. Il
limite maggiore che ho incontrato con questa tecnica è stato
la rapida caduta dell’efficacia. Tuttavia studi condotti per
valutarne l’efficacia, hanno mostrato che i pazienti sottoposti
a ROT presentano un declino cognitivo ridotto ed una posticipazione
dell’istituzionalizzazione. Si consiglia infatti di condurre il
trattamento fino a quando le condizioni del soggetto lo permettono
per la possibilità di preservare importanti abilità
cognitive. Prima di passare all’introduzione di altre tecniche,
attendo il tempo necessario affinchè Ally si sia innanzitutto
meglio integrata nel nuovo ambiente di vita e nel centro e che abbia
fatto proprie tutte le tecniche di supporto per la memoria acquisendo
maggiore fiducia in sé stessa. Successivamente, dopo circa
cinque mesi, alterniamo le sedute di ROT con sedute di terapia della
REMINISCENZA che riguarda la sfera emotiva, usando il ricordo
strutturato per recuperare esperienze emotivamente piacevoli.
Dato
che la memoria remota è conservata a lungo, rappresenta un
efficace mezzo di comunicazione. Durante questi incontri rievochiamo
gli avvenimenti della vita corredati da date e luoghi, di grande
importanza per mantenere il contatto con se stessa, focalizzando le
persone che hanno partecipato a questi avvenimenti, richiamandone le
caratteristiche fisiche e psicologiche e la valenza affettiva.
Ricordando dove possibile gli avvenimenti sociali e storici
dell’epoca. Da queste sedute Ally esce sempre soddisfatta
recuperando esperienze emotivamente soddisfacenti. Il ricordo e la
nostalgia sono fonte di compiacimento e di idealizzazione. Ma una
lieve tristezza accompagna sempre l’espressione del suo viso.
Poiché,
se da una parte il ricordo dei successi gratifica, la consapevolezza
che niente torna indietro è sempre presente nel suo stato
d’animo. Prevale in molti momenti la sindrome depressiva ed
Ally si richiude in se stessa, raccolta nel suo dolore il suo
pensiero principale ricorre sempre al suo amato figlio Lorenzo.
Lui
vive a Firenze dove con suo grande orgoglio studia medicina. “Che
tristezza” dice, “l’ho voluto a tutti i
costi ed ora lui vive lontano e diventerà medico ma non potrà
darmi nessun aiuto perché la mia malattia è senza
speranza. Chissà se lo vedrò laureato e se potrò
consapevolmente partecipare alla sua festa, o se quel dottore
diventerà per me solo un volto fra la folla”.
Tranquillizzo
Ally dicendole che il volto delle persone che amiamo di più è
l’ultimo ad andare via. Ho visto tante persone affette da
Alzheimer ed anche quando non erano più presenti a se stessi i
figli li riconoscevano. Intanto Lorenzo si laurea ed Ally partecipa
alla sua festa con grande orgoglio e felicità. Conosce
nell’occasione anche Jennifer, la fidanzata di Lorenzo che è
di New York e viene a conoscenza dei progetti di Lorenzo di
trasferirsi negli USA.
Ally
è felice ma nello stesso tempo la conoscenza di Jennifer e la
notizia del trasferimento precipitano la sua situazione. Rivede tutta
la sua vita come immedesimata nella giovane Jennifer e l’ancora
del suo amato figlio che sta cedendo. 7 Ally torna a casa in
Calabria. La sua condizione sembra peggiorare poco alla volta. Si
nota una trascuratezza, piano piano perde interesse e lentamente il
suo volto assume la facies tipica del paziente demente. Ma non è
solo depressione. Al controllo dei test tutte le sue attitudini
risultano peggiorate.
I
NUOVI TEST rivelano un peggioramento. MMSE: 18/30;
Barthel index: 80 ; ADL: 2 ; IADL: 6/8; GDS: 21 .
Da
un deficit cognitivo di grado lieve Ally è passata lentamente
nel giro di un anno ad un deficit di grado lieve-moderato. Certamente
ha contribuito il viaggio a Firenze. La conoscenza di Jennifer con il
proposito del trasferimento ha costituito un evento stressante e
scatenante. Visto la persistenza di una sindrome depressiva, ravviso
una graduale perdita di interesse verso gli stimoli esterni e
relazionali. Nonostante vi sia una consistente evidenza clinica che
sostiene la prescrizione degli antidepressivi, decido di attenderne
l’utilizzo e di introdurre sedute di RIMOTIVAZIONE, una
tipologia di intervento cognitivo-comportamentale con cui ho
l’obiettivo di rivitalizzare gli interessi e di limitare e
contrastare la tendenza all’isolamento. Le sedute di 45 minuti
circa si caratterizzano per la forte direttività e
strutturazione nel corso delle quali sprono Ally a discutere di
argomenti di attualità che risultano vicini alla sua realtà
ed in cui lei può esprimere la sua opinione e proporre le sue
possibili soluzioni. Questa terapia si è mostrata
particolarmente efficace anche se non a lungo termine. Il risultato
ha atteso le previsioni positive, considerato che Ally è
sempre stata una donna attiva, impegnata nel sociale e sul lavoro. La
paziente mostra un rinnovato interesse per le attività del
centro familiarizzando maggiormente con i suoi compagni e creando una
buona sintonia nel gruppo di lavoro. Riesce a realizzare tanti
oggetti creativi e risponde sempre positivamente nelle attività
artistiche e soprattutto nel disegno. Continuiamo a vederci tre volte
a settimana, ma l’umore è sempre un pò
altalenante per cui allento un po’ la frequenza e la durata
delle sedute affinchè non costituiscano per il paziente un
ulteriore motivo di stress.
Durante
i nostri incontri usando il RINFORZO POSITIVO riesco ad ottenere un
rinnovato impegno nelle attività del centro e la presenza ai
nostri colloqui. Come rinforzo positivo viene sempre elogiata e
gratificata per l’impegno e la costanza e questo per lei è
motivo di orgoglio. Il marito la accompagna sempre al centro diurno
ed è molto vigile sulla terapia farmacologica e
sull’alimentazione poiché Ally non ha molto appetito e
la notte dorme un po’ male. Ally ha sempre bisogno di conferme.
Ha bisogno di vedere riconosciuta la legittimità
dell’alternarsi dei suoi stati d’animo, di sapere che il
suo mondo non è solo quello di una persona che ha l’alzheimer
ma è il mondo di una persona.
A
motivo di ciò, ed atteso il momento opportuno, con tre sedute
settimanali introduco la tecnica della VALIDAZIONE, tramite l’ascolto
provo a conoscere la visione della realtà da parte di Ally. La
sua memoria la porta sempre in tempi e luoghi passati che si
mescolano al presente e dove entro in modo empatico riconoscendone il
valore e le emozioni. Ma Ally non vede solo i lati positivi e le 8
conquiste ottenute, non vede solo la vita ricca e avventurosa, le
scelte coraggiose, il valore della sua individualità ed
unicit&agagrave;. Ally riflette sempre su un passato dal quale emergono
conflitti non risolti e sensi di colpa. In particolare Ally mi
“confida” un avvenimento che a distanza di una vita si
rivela ancora doloroso e non risolto. Quando era molto giovane rimase
incinta e poiché era sola e abbandonata da tutti si sottopose
ad un intervento di interruzione volontaria della gravidanza. “Per
anni mi sembrò di impazzire, ma sono andata avanti come un
automa, ottenendo successi che non hanno mai colmato il vuoto di mio
figlio o figlia … i rimpianti, i rimorsi … il
considerarmi un’assassina!”.
Ally
piange, sente addosso tutto il dolore di una scelta imposta, di una
scelta che non sentiva sua e che non avrebbe voluto fare ma che ha
fatto. Dice ancora: “non so perché mi è stata
concessa l’immensa gioia di avere un altro figlio, ed ora temo
di non poter più partecipare alla sua vita. Temo di dover
scontare una colpa”.
Con
la LIFE REVIEW mettiamo a nudo il lato doloroso del suo vissuto con
la possibilità di riconciliarsi con se stessa e con le sue
scelte, trovare il significato delle sue esperienze, una maggiore
flessibilità e la possibilità di riconoscere le
co-responsabilità negli eventi. Decido di accompagnare questo
momento di grande sensibilità e umanità con la
MUSICOTERAPIA e insieme decidiamo di farla presso il mio studio con
la collaborazione di una musicoterapista di mia fiducia. È
necessaria inoltre una equilibrata distribuzione degli interventi
musicoterapici dell’ordine di due o tre sedute a settimana
della durata di 30 minuti.
L’ascolto
(MT ricettiva) di brani musicali scelti ad hoc, all’interno di
un setting specifico adeguatamente condotto da una persona esperta,
mette Ally in una condizione di rilassamento e questo le facilita il
ricordo di esperienze ed il riaffiorare di parti di sé che il
suo carattere tenace e il suo animo un po’ indurito aveva
tenuto a bada. La musica ha un ottimo effetto su Ally, le favorisce
il riemergere di situazioni delicate, il ricordo di sensazioni,
emozioni, immagini mentali, ricordi e pensieri e per lei diventa
un’occasione per ri-raccontarsi all’interno di una
cornice profondamente dolorosa. Non credo, purtroppo, che tutto
questo abbia alleviato la sua ferita. È stato un doveroso
tentativo che non ha sottratto Ally da una auto condanna in cui la
malattia è vissuta come il “meritato castigo”.
Ritorno
dunque su sedute di validation, convalidando ad Ally la legittimità
del suo stato d’animo e tutta la mia comprensione. Poiché
Ally vive in campagna, consiglio di prendere degli animali domestici.
Le viene regalato un bel cane e un gatto di cui prendersi cura e dai
quali riceve manifestazioni di grande affetto. Roberto e Lorenzo
partecipano periodicamente ad incontri organizzati che sostengono i
familiari dei pazienti affetti da malattia di Alzheimer. Lorenzo, che
nel frattempo ha rinunciato al suo trasferimento a New York ed ha
scelto di restare a Firenze dove è entrato in una scuola di
specializzazione, viene più spesso in Calabria a far visita
alla mamma e a Firenze frequenta l’Associazione dell’AIMA.
9 Consiglio a Roberto di occuparsi personalmente della alimentazione
della moglie, poiché nel periodo di maggior abbandono, Ally ha
perso l’appetito e qualche chilo facendole assumere un aspetto
emaciato e stanco. Il calo ponderale viene considerato una clinical
feature dell’alzheimer. È importante prevenire la
perdita di massa muscolare poiché vi è un aumento del
rischio di caduta, dell’autonomia e un aumentato rischio di
infezioni sistemiche e di altre comorbilità. Fornisco a
Roberto l’indicazione di non mettere fretta nel consumo dei
pasti, di proporre una portata per volta, di utilizzare cibi graditi
e ben serviti, un’alimentazione libera e quanto più
possibile varia assicurando sempre un’adeguata idratazione
oltre che con almeno 1,5 litri di acqua bevuta tal quale nelle 24 h,
anche con altri liquidi come tè, succhi di frutta, spremute e
brodi. Gli consiglio inoltre di non dare molta importanza alle buone
maniere nel consumare i pasti né al pericolo che la moglie
possa sporcare più del normale. Le cose sembrano procedere
bene quando una notte Ally inizia a girare per casa. Dopo qualche
mese, una notte si alzò a riordinare il soggiorno. La paziente
inizia ad avere problemi di riposo con insonnia sia iniziale che
centrale e terminale sicchè di giorno si vede sempre più
stanca. Prescrivo ad Ally delle belle passeggiate quotidiane di
almeno 30 minuti e facciamo insieme alcune sedute di RILASSAMENTO
MUSCOLARE da imparare a fare insieme al marito prima del momento di
andare a letto. Pare che i risultati siano positivi anche se come
gran parte degli anziani non riposa più di 4 - 5 ore a notte.
Una mattina alzatasi molto presto uscì di casa da sola e
iniziò a vagabondare per la campagna. Fu riportata a casa da
un vicino, sicchè ci fu la necessità di chiudere bene
la porta di casa e una maggiore sorveglianza diurna. Ally inizia ad
avere problemi anche sul versante comportamentale.
Quando
sta a casa si affaccenda da una stanza all’altra senza una
finalità. Diventa sempre maggiore l’irrequietezza e la
presenza di sintomi neurologici tipici della demenza presenile. Per
il momento la situazione non è grave. Un episodio di
vagabondaggio e l’affaccendamento domestico ci consentono di
attendere per la terapia farmacologica dei sintomi comportamentali
impegnando maggiormente la paziente nella terapia occupazionale.
Ma
Ally inizia a staccarsi dalla realtà condivisa (la nostra
realtà) per vivere una “sua realtà”
quotidiana che bisogna accettare e accompagnare con un corretto
approccio relazionale. Penso di farle un regalo. In una calda
giornata d’agosto le regalo una bambola. Non so descrivere
quanta luce emana il suo volto, con quanto amore le sue mani
accolgono questa bambola, quanto commoventi sono le lacrime che
rigano il suo volto. Ally impiega molto del suo tempo ad occuparsi di
lei forse pensando di occuparsi ancora del suo amato Lorenzo. Il
regalo della bambola è una strategia per la gestione dei
disturbi comportamentali e dell’umore quali l’insonnia,
l’inversione del ritmo sonno veglia, wandering, agitazione e
nervosismo, aggressività, ansia e paure, apatia e depressione,
dove la bambola rappresenta un oggetto simbolico quale strumento
nella relazione di aiuto. La bambola è il bambino che Ally
accudisce, cura, accarezza, guarda e stringe, stimolando in lei
emozioni arcaiche e riconoscendo come vero l’oggetto delle sue
attenzioni.
Adriana
Greco – Medico Geriatra, Psicoterapeuta
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