Signore e Signori, ecco a voi i programmi della giornata...
di Giuseppe Chiaia  ( peppinochiaia@libero.it )

15 dicembre 2002

Riflessioni sul nulla televisivo del momento


 

E’ notorio che RAI e MEDIASET si contendono la maggior parte delle quote di pubblicità, lasciando ai giornali compartecipazioni estremamente marginali. Ovviamente, lo "spot" pubblicitario, per godere della maggiore "audience", deve essere proposto nelle programmazioni di prima serata o nelle ore pomeridiane dei giorni festivi; e gli spettacoli che più attirano pubblico televisivo sono le cosiddette "fiction", i varietà più o meno scialbi, le esibizioni dei cantanti più in voga (di solito sono i cd. "rockettari") .

Se ne conclude che ogni forma di spettacolo culturale è, ormai, bandita dai circuiti televisivi; "rectius", qualche buona trasmissione storico-scientifico-filosofica la si può godere dopo la mezzanotte.

Non più le grandi riduzioni televisive di famose opere letterarie; non più quel gradevole godimento che ci veniva offerto dai concerti, quelli veri, di musica classica , sinfonica , operistica ed operettistica.

Molti di noi (quelli della terza età, solo anagraficamente parlando, certamente) hanno conosciuto ed apprezzato una RAI che irradiava i propri programmi su una sola rete e solo di pomeriggio e non oltre la mezzanotte e che, soprattutto, svolgeva un vero ed illuminato servizio pubblico che si proponeva di risvegliare conoscenza e sapere, che un ventennio di dittatura, ed un paese ridotto ad un cumulo di macerie, avevano sepolto.

Chi non ricorda l’opera benemerita del maestro Manzi che dal bianco monoscopio insegnò a leggere ed a scrivere a migliaia di analfabeti con la famosa rubrica "non è mai troppo tardi"; e come dimenticare i grandi sceneggiati ricavati dalla letteratura mondiale, come: "I promessi sposi", "La cittadella" , "Come era verde la mia valle" "Le avventure di Gianburrasca". E poi, al sabato sera, ma solo al sabato, l’intrattenimento leggero, gradevole, elegante, con artisti di grande valore musicale e recitativo quali: Totò, Peppino De Filippo, il grande Eduardo, Gianni Agus, Rascel, Iula De Palma, Caterina Valente, Mina, Villa Taioli, e così via; erano, tutti, personaggi amati e rispettati non solo per le loro alte qualità artistiche, ma anche per un modo di vivere la loro vita privata che era scevra dal declamare scandalismi sboccati e sfacciati.

Poi vennero le contestazioni giovanili, e, dopo gli anni ’70, una " New-age" spazzò una concezione etica della vita, sostituendo i precedenti usi e costumi per propugnare egoismo e sensualità sordida e sfrenata.

Ogni qualvolta, oggi, apriamo il nostro televisore, siamo costretti a sorbirci pubblicità inutile, a volte violenta, quasi sempre falsa; e quel che è peggio, essa pubblicità si affianca a quel delirio del nulla rappresentato dai giochi a premi.

Non si può condannare l’impotente telespettatore ad assistere a decenni monotoni e stucchevoli di un Mike Bongiorno, o alla pesante ironia ripetitiva di Gerri Scotti, al volto inespressivo di un Amadeus, agli ultimi sprazzi di un’evanescente sensualità della Venier; lo stesso dicasi per Maurizio Costanzo , che imperversa da più lustri nel vano tentativo di fare una televisione critica della realtà socio-politica attuale: e non contento di ciò, tenta di imporre quel programma-spazzatura condotto dalla sua compagna De Filippi. Insomma, da qualunque canale prescelto dai nostri telecomandi, siamo violentati da un Chiambretti, da un Busi, da una o un Platinette (fate Voi!) e da una serie di omosessuali e lesbiche che ci offrono non solo la loro miseria culturale ma, soprattutto, il relativismo etico che li contraddistingue.

Ogni epoca storica ha i propri canoni comportamentali e quella che noi viviamo c’insegna a non essere buoni, forse perché ad operare il bene e la rettitudine non c’è convenienza o non ci si guadagna nulla; infatti, i pochi ricchi e la pletora dei politici in genere è rimasta e continua a rimanere indifferente al grido disperato dei disoccupati, degli emarginati e dei milioni di morti di fame.

Nell’antica Roma, nei momenti di crisi politiche e sociali, per tenere buono il popolo furente si ricorreva alle distribuzioni gratuite di farina ed all’organizzazione di spettacoli grandiosi nel Circo Massimo o nel Colosseo ; famoso il motto "Panem et Circenses": oggi ci vengono forniti solo i "Circenses"

 

Giuseppe Chiaia ( preside )

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