La Vita Terrena.
di Giovanni Russo  (  )

12 marzo 2016



Qual è lo scopo ultimo? Quello vero!


- La Vita Terrena -

 

 

...un bel giorno che qualcuno dice triste, un essere umano emerse dall’immenso universo inconscio, composto di energia vitale, e presa coscienza di sé, unità parcellare, si trovò su ciò che tutti chiamano:

Terra

Qui, verdi pianure di buoni pascoli, lì monti bianchi, vestiti dalle nevi perenni; boschi con alberi millenari, laghi di buona acqua dolce e mari di acqua salata, ora impetuosamente minacciosa, ora di onde calde e confortevoli,

tanti esseri umani e tante varietà di animali di mille specie.

In questa girandola di Esseri Viventi, tutti in continuo movimento, il nuovo Essere Umano, piccolo piccolo, sgomento e perduto, si rivolse lassù "ove è tardo lo sguardo" e piangendo, incredulo, ripetè smarrito:

 

"COME FARO’?"

 

la voce lontana, come fosse l’eco della sua...ripeté:

 

"AVRAI TANTI POTENZIALI POTERI CHE TI PERMETTERANNO DI VIVERE"

 

Questi POTERI sono i componenti della PERSONALITA’ che tutti noi Esseri Umani, alla nascita, nel momento in cui abbiamo avuto la condanna alla vita, POSSEDIAMO.

 

Dobbiamo:

Prima CONOSCERLI

Poi SVILUPPARLI

Quindi SAPERLI USARE

 

Il nuovo piccolo essere umano, avendo constatato l’impossibilità di altre scelte, piano piano, giorno dopo giorno, iniziò a sentire in sé "i suoi poteri" e ringraziando chi gli aveva donato tanti tesori, iniziò a vivere ciò che tutti impariamo a conoscere:

 

LA VITA TERRENA.

 

In attesa di tornare lassù ove tutto è più immenso, per lui che vale molto di più di ciò che la "condizione umana" può farci realizzare.

Per nostra sventura e maggiore sofferenza, strada facendo ci si dimentica che il soggiorno è temporaneo e ci si avvinghia alla terra, avviluppati dai mille tentacoli che la società che abbiamo trovato ci elargisce, convinta di offrirci il meglio e molto spesso facendoci dimenticare il "vero scopo":

 

 

L’ESPERIENZA DI VITA TERRENA

 

 

Giovanni Russo


 

 

Commento e Riflessioni

 

 

Da qualche tempo, allorché mi capita di ascoltare - a cagione della mia professione o per incontri casuali - persone che si lamentano di tutto e di tutti, o, peggio, di ascoltare altri che hanno bisogno di "vedere" la sofferenza nell’altro per attutire ed allontanare i loro problemi, tali, solo per loro, mi domando come possa accadere ciò, ossia, come questi possano non valutare la loro condizione magica di Esseri Umani; l’unica risposta che sono riuscito a darmi, sino ad oggi, è che, il tutto è riconducibile alla mancanza di conoscenza...meditate gente, meditate.

 

Francesco Chiaia - 2 dicembre 2002

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