Un mondo perfetto.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

22 marzo 2012

Ci piacerebbe vivere in una Società non condizionata dalla paura, in cui leader politici e banche centrali, spingano l'economia attraverso la formazione di una classe dirigente capace di restare tetragona ai colpi di ventura e, al contempo, in grado di individuare aree di effettivo bisogno, da colmare attraverso linee di prodotti e servizi mirati. Ci piacerebbe conoscere "amministratori dei destini del mondo" non afflitti dall'ansia di venire scalzati da persone più "fresche", più "attente" e più innovative. Ci piacerebbe ascoltare le coscienze "dire" che, con il miglioramento della Scuola, si crea un "ambiente" ottimale e si vive "positivo"! Ci piacerebbe osservare i popoli opulenti della Società del terzo millennio in grado di capire che il fenomeno dell'immigrazione di massa possa diventare un'occasione di scambio proficuo, utile e costruttivo, attraverso la predisposizione di strumenti atti a favorire un'integrazione concreta che induca i poveri della nuova era a "donarci" le loro conoscenze ed il patrimonio della propria cultura, per crescere e migliorare insieme. Ci piacerebbe sapere che esiste, da qualche parte nel mondo, qualcuno in grado di trasformare, per davvero, il concetto di solidarietà da mero assistenzialismo a punto di partenza per la valorizzazione delle risorse umane (soprattutto delle persone in difficoltà) per ridurre il fenomeno della dipendenza ed aumentare l'autonomia propositiva e realizzativa... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



...La Storia ci ha insegnato che, spesso, ogni volta che un grande uomo è all’opera, ipocriti ed invidiosi, cercano di abbattere il suo sistema di "governo" per potere "saccheggiare" ciò che ha costruito. La saggezza popolare ci tramanda "adagi" che spiegano come protezionismo e salvaguardia di privilegi, al riparo del motto "vinca il migliore", non hanno mai contribuito alla crescita di un popolo, ma sono stati perpetrati alla stregua di "sacre scritture". Bisognerebbe spiegare agli egocentrici che i "portatori sani" di ideali fuori dal comune rappresentano l’arma in più per affrontare e vincere una impegnativa scommessa: contribuire alla preparazione di una Società che "cresce". Gli si dovrebbe dire che la paura di non essere all’altezza del compito, è solo il risultato di un cattivo rapporto con la propria identità. Li si potrebbe tranquillizzare chiarendo loro che la scorretta competizione con gli altri, lo stress da ansia prestazionale, l’invidia per i successi altrui, la carenza di sicurezza, la crisi dell’autostima, possono essere affrontate e risolte attraverso un processo di crescita maturativa che porta ad una collaborazione, in un gruppo in cui ognuno è leader di sé, ma pronto alla gregarietà per il raggiungimento di obiettivi comuni. Si potrebbe continuare, auspicando un maggior spirito di competizione con se stessi tendente al superamento dei propri limiti perché, in Natura, non sopravvive il più forte, ma chi elabora la migliore strategia. Ed allora, grazie a corrette capacità di riflessione, si possono elaborare progetti mirati per vivere e lavorare in conciliazione e benessere...nel rispetto di una solidale politica sociale ma, soprattutto, di un pizzico di "sano" egoismo! A quel punto, rinfrancati dalla consapevolezza che ognuno può diventare artefice positivo del proprio destino, comincerebbero a sostenere la necessità di mettere al servizio di tutti le ricerche, le conoscenze e gli studi realizzati costantemente da chi vuole contribuire al conseguimento di nobili obiettivi, per consentire ad ogni uomo e ad ogni donna di poter imparare a mostrare le capacità più evolute. Quando tutto questo accadrà, ci ritroveremo, insieme, ad appagare le nostre necessità senza inibire i processi evolutivi di un contesto proiettato verso traguardi sempre più pragmaticamente tesi ad un miglioramento della qualità della vita, in un mondo perfetto.

Giorgio Marchese - Direttore La Strad@

 

Questo editoriale è stato scritto il 13 aprile 2008 (e pensato molto prima). Sembra la risposta ai problemi di oggi. Evidentemente, poco o nulla è cambiato nel tempo. Non mi pare un segnale positivo.

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