L’anticancro pił efficace (Nel ricordo di Angelo).
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

27 aprile 2017


Nessuno è esente dall'essere stato pessimo,” (Cit.) Cancro è una brutta parola che identifica, nella realtà, un gruppo di cellule che, spinto da fattori anche ambientali, decide di lavorare a sfavore dell'organismo, consumando risorse a sbafo e inquinando il sistema. La vecchia metodica basata sulla distruzione chemioterapica, sta lasciando il posto alle eradicazioni selettive, curate dal sistema immunitario opportunamente addestrato. Cari Lettori, la Storia ci insegna che, da quando abbiamo scoperto che la Terra è rotonda e gira come una trottola, ci siamo resi conto del fatto che, la realtà, non è affatto come ci appare. Ogni volta che ne intravediamo un pezzo nuovo: è come un altro velo che cade...“Cogli la rosa quando è il momento ché, il tempo, lo sai, vola. E lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà” (Walt Withman). Riprendendo un antico pensiero dell'Imperatore Romano Adriano (riportato nelle “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar) la nostra vita ci appare, a volte, così banale da non meritare neanche di ripensarci per un attimo; talora, invece, ci sembra unica ma, paradossalmente, priva di valore perchè è impossibile adeguarla all'esperienza comune. Ecco, cari Lettori, per quanto vorremmo (a volte) un andamento diverso delle cose, non possiamo non rispondere al comandamento più duro e importante... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


...quello che ci impone di dare un senso alle azioni frutto di quelle idee, che altro non sono, se non agglomerati di pixel di vita che, all’interno delle reti neurali, ci danno la misura del (relativo) libero arbitrio, dal momento che ci costringono ad assumere le responsabilità di ciò che abbiamo voluto. Magari inconsapevolmente.

Quindi, persi in quella dittatura “perfetta” che ci imprigiona all’interno di muri fatti di vuoti a perdere mentali che istupidiscono inesorabilmente anche se a dosi omeopatiche, necessitiamo di scuotere il sistema neurovegetativo, per sentirci, artificiosamente, vivi.

Dal contrasto, nasce il movimento (di attrazione o repulsione) che, fin dai più piccoli quark, genera vita. In tal modo si vince l’Inerzia. Questa, è Legge di Natura.

Cari Lettori, i filosofi dell’antica Grecia riuniti nella corrente degli “Scettici” ma, anche, pensatori del calibro di Cartesio e Sant’Agostino, hanno dato un grande valore all’essenza del Dubbio, inteso come base fondamentale senza la quale, in sostanza, sarebbe inutile porsi domande...

E, in effetti, non a caso, la congiunzione “Se” (intesa come particella capace di farci dubitare) la ritroviamo come parte centrale del termine “Essere”. Quindi, se partiamo dall’antico “Cogito ergo sum” (Alias “Penso, dunque Sono”), sapremo interpretare nella giusta maniera quella sorta di fastidio interiore che funge da molla per smuoverci dall’inerzia in cui, a volte, piombiamo, in assenza di obiettivi motivazionalmente validi.

In assenza di questo fattore discriminante, per svegliarci dal “torpore” o scaricare il “troppo pieno” emotivo (sul piano del negativo spinto), possiamo dare la stura ad ogni tipo di nefandezza.

Non esistono parole per descrivere lo stretto necessario, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore... (da Apocalipse Now)

Orrore, dal Latino, sensazione psicofisica che fa accapponare la pelle e rizzare i capelli cagionata da cosa terribile o crudele...

Forse, è a partire da questo concetto che, in un caldo pomeriggio di Luglio 2016, sentirmi parte di un Unicum variegato che ( a Sangineto, paesino alle falde del Pollino Cosentino), ha trasmesso parte di sè, offrendolo come obolo al martirio del migliore amico dell’Uomo (e della Donna), mi ha spinto fin dentro la nostra coscienza nucleare, dove bene e male coesistono all’unisono e, da dove, diparte ciò che saremo, al netto di rimpianti, rimorsi e sensi di colpa.

Angelo è un nome che viene da lontano e significa "Colui che è mandato". Chi crede in Dio, determina la convinzione che l’Angelo sia un messo, inviato anche per redimere. Chi, come me, è un po’ più agnostico, ritiene che, chiunque sia un elemento induttore di trasformazioni (spesso, attraverso la sofferenza) possa essere definito, appunto, un Angelo.

LA CRONACA E’ TRISTEMENTE (E ORRENDAMENTE) NOTA: 4 assassini della porta accanto (?!) sotto le mentite spoglie di ragazzi poco più che adolescenti, hanno deciso di dare un senso al bisogno di eruttare deiezioni (comporta)mentali, martirizzando colui che gli scodinzolava, Amico. Così, come chi non ha più niente da perdere, nemmeno l’anima da vendere al Demonio... nel tentativo di brutalizzare anche l’ultimo vagito di una ricerca del Buono... e, quindi, per lasciare traccia e firma (come il Faust di antica memoria) hanno filmato l’evento, trasmettendolo sul canale della Vergogna, via Facebook.

LA PREOCCUPAZIONE di chi riflette a sufficienza, consiste nel timore che, altri sbandati esistenziali, traggano spunto emulativo...

CHE FARE? In simili circostanze, mi sovviene l’esempio dell’Amico,Vincenzo Andraous, capace di trasformarsi da Killer professionista (condannato al "fine pena mai") in Counselor pedagogico e Tutor per minori a rischio concreto di devianza. Con tanto di compagna in dolce attesa.
Così come Tiziano Terzani, lui mi ha spiegato che, colpire un Tumore con un Maglio, significa frammentarlo in una miriade di metastasi. Educando l’organismo a saperlo "trattare" (anche molto duramente, se è il caso) riusciamo ad avere, grazie ad un miracoloso effetto epigenetico, l’eliminazione dell’irrecuperabile e la "rieducazione" del recuperabile. Nel 1938, James Cagney, gira Angeli dalla faccia sporca, in cui interpreta il ruolo di un gangster condannato alla pena capitale. La prova più difficile per lui, sarà quella di accettare la richiesta del suo amico prete che gli chiede di non spingere i ragazzi a lui affidati, ad un effetto emulazione. E così, Rocky Sullivan lo spavaldo, morirà da vigliacco, per distruggere la propria immagine, agli occhi di suggestionabili ragazzini.

L’AZIONE: una Società condizionata da spinte distruttive può essere rimessa in carreggiata solo attraverso opportune manovre di correzione che evitino l’assenza di violenza solo per la paura della punizione e portino, soprattutto, a potenziare il valore dell’Empatia, insegnando il piacere di Amare, per essere RIAMATI.
LA CONCLUSIONE: qualche sera fa, al ritorno di una cena di lavoro, lungo una strada di montagna, subito dopo una curva ad angolo cieco, ho scorto un capannello di randagi al centro della carreggiata, a proteggere un compagno caduto, appena falciato dai tanti distratti che non si soffermano a pensare che 21 grammi (tanto, pare, pesi l’anima di un vivente) fanno la differenza fra un sorriso e una maschera informe, buona per il banco macelleria. Dopo aver tentato di rianimarlo, adattandogli alcune delle tecniche imparate durante la mia esperienza di “Volontario del Soccorso” della Croce Rossa Italiana, non ho potuto far altro che he chiudergli gli occhi (come gesto di umana pietà) e adagiarlo sull’erba, immaginando i mille papaveri rossi di De Andreiana memoria, a fargli veglia s un campo di grano.

In quell’istante si è risvegliato, nel mio animo, un sottofondo di dolorosa angoscia: la stessa vissuta ogniqualvolta ho assistito all’ultimo respiro dei pazienti “terminali”, durante i miei primi anni di esperienza lavorativa.

Ciò che cade sotto la nostra attenzione, risveglia contenuti emotivi: episodi come questo, ci scuotono per due motivi:

  1. la percezione dell’oppressione dell’indifeso (che sia un animale “offeso” da un umano, o un ammalato “ingiuriato” dalla Vita, fa poca differenza);

  2. la violazione di quella parte più pura e indifesa che è in ognuno di noi (di fronte ad un’evidente condizione di impotenza).

Cari Lettori, pur essendo abituato, vista la professione che svolgo, a calarmi nel buio dell’Anima altrui, trovo impossibile dare un senso a un certo tipo di Dolore, come quello che nasce quando perdi un figlio (magari avendo sperato, inutilmente, di prendere il suo posto) o come quello che provi, osservando lo sguardo deluso di Amico tradito, mentre muore senza un gemito.

A MENO CHE, tutto ciò, non assuma il significato della Resurrezione: nuove idee, nuove azioni, nuova VITA, che, a questo punto, nasce dalla vita che si è spenta... NEL RICORDO DI.

Ecco, cari Lettori, l’unione che, in questi giorni si è cementata dal Trentino alla Sicilia tutta, diventa l’anticancro più efficace: idonea a sorvegliare, tremendo deterrente ma, soprattutto, perfetto esempio di come si ama l’altro, per riconoscere, in sé, quella scintilla che, il buon Dio (o chi per lui), ha voluto donarci.
NEL RICORDO DI... ANGELO. A CUI, CHIEDENDO PERDONO PER QUELLO CHE SIAMO, NON POSSO CHE DIRE G R A Z I E... PER AVERCI DATO LA POSSIBILITA’ DI DIVENTARE MIGLIORI!

Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor) - Direttore "La Strad@"

Questo editoriale è stato pubblicato l’otto Agosto del 2016. Ho inteso riproporlo, quest’oggi, in occasione della prima udienza del processo a carico di chi ha commesso il crimine nei confronti del povero Angelo

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