Potenti
di ogni colore e nazione, diagnosticano terapie politiche e sociali
per ristabilire diritti e democrazie in paesi dilaniati dalla ferocia
della povertà, dall’ingiustizia oramai globalizzata, che
non sottrae alcuna religione dal taglione del “mors
tua-vita mea”.
Guerre
e stragi, uomini in armi e bambini depredati di ogni sorriso, terre
divise e derubate dei propri confini, inni alla pace gridati a tempo
di musica, richieste di giustizia licenziate con qualche parola
travestita di compassione. Africa in fiamme e Medioriente tra le
macerie, terroristi e carnefici miserabili all’opera in Europa,
persone innocenti in marcia per la pace, altrettante in guerra per
difenderla, altre circondate e maltrattate dagli aguzzini di nero
travestiti per distribuire “equamente” il residuo di
giustizia.
Specialisti
in relazioni spediti qui e là, equazioni e sottrazioni della
comunicazione a supporto delle percentuali e delle statistiche, tutte
ben contenute nella negazione del dato esponenziale, che accerta
l’odio e la vendetta covare sotto il primo strato di pelle, che
non si vede, ma si muove sotto carico, pronto a esplodere a ogni
nuovo giorno.
Scacchieri
e pedine si muovono lentamente intorno a paesi dimenticati, città
violentate, popolazioni abbandonate in confini inventati e frontiere
frantumate. L’immaginario collettivo non riesce a delinearne i
contorni, la proporzione di quelle macchie, sagome indistinte, ma in
continuo spostamento, il tremore della terra, al suo avanzare e
ritrarsi. Improvvisi i colpi sordi dei cannoni di ultima generazione,
botti ripetuti, alle spalle, tra le scapole, in mezzo agli occhi.
Le
nazioni, i paesi, le città, ridotte a periferie di oggi, sono
un ricordo sbiadito delle democrazie di domani, schiacciate dalle
tante parole che sono state dette, dalle recinzioni che sono
sopravvenute, costruite a misura per non ascoltare. Ma a ben
pensarci, delle libertà di ieri, ne rimangono pochi limpidi
esemplari, ma ci sono ancora, per non farci cadere all’indietro,
nel vuoto della memoria. Pochi riferimenti certi e in bella vista
nella prateria dimenticata, a sfidare i fucili, i tanti cuori pavidi,
i governi dell’insignificanza sociale, dei poteri esposti
controvento, per meglio difendere la propria inadeguatezza.
A
queste condizioni, posiamo affermare che la Parigi del 13 novembre
siamo noi; ogni morto e ferito siamo noi, ogni piazza e periferia
devastata siamo noi; sopra e sotto l’inferno siamo noi, di lato e al
centro di ogni eventuale paradiso, siamo noi.
Prepariamoci
a un dispendio inusitato di strategie ad alta tensione e retoriche a
bassa violenza contrapposta, buonisti e giustizialisti faranno stelle
filanti, ci saranno saggi e sapienti che non sono a dirci cosa è
accaduto, cosa è meglio fare, cosa accadrà oggi che è
già domani.
Il
sangue della
vergogna...
(come ha detto un mio carissimo amico) si tratta davvero di sangue
della vergogna, sangue degli innocenti, sparso all’intorno dalle
bugie, delle costruzioni sottobanco, delle menzogne vendute a caro
prezzo, sangue che sgorga dagli innocenti trucidati a sangue freddo.
In
ogni dove a da ogni parte.
No,
non è guerra, non è conflitto, non è mondialità
che s’arrocca alla tutela dei principi universali, è ciò
che la fede concima quando diventa politica nella volontà di
conquista, è sterco di infamia quando il debole serve a fare
grande un Dio che non c’è più, perchè spazzato
via dalle vendette, ritorsioni, reazioni, nelle carni smembrate di
donne, vecchi e bambini, di giovani improvvisamente annientati da
ogni diritto e dovere di una possibile speranza. Da
questa ulteriore maledetta solitudine del sangue forse è
necessario imparare qualcosa di più e davvero, un insegnamento
a non dissolvere l’opportunità della riflessione ( ancor
prima dell’azione ), quella che parte dal cuore, per sentire
davvero il bisogno e la necessità di una libertà che
appartenga a tutti, indipendentemente dalla religione e soprattutto
dal portafoglio che ognuno professa.
Forse
occorre ritrovare DIGNITA’, consegnare DIGNITA’, fare debita
manutenzione alla DIGNITA’ di ognuno e di ciascuno, forse è
giunto il momento di smetterla con i veti incrociati, con gli
interessi di parte, con le parole valigia in cui fare stare dentro
tutto e il contrario di tutto, con i voli pindarici delle guerre
sante e delle guerre svolte per fare notizia.
Forse
quel sangue innocente una volta per tutte ha dichiarato guerra vera
all’ingiustizia, ingiustizia, ingiustizia.
Vincenzo
Androus - Counselor,
Tutor Comunità "Casa del Giovane" Pavia
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