Morte e rinascita (angosce esistenziali)
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

di Rosa Mannetta  ( rosa.mannetta@pensareliberi.com )

19 settembre 2014


Coloro che desiderano la pace dell’anima e la felicità, devono credere a abbracciare la fede; quelli che, invece, desiderano perseguire il vero, debbono abbandonare la pace mentale per dedicarsi alla ricerca…” (F. Nietzsche). Ogni persona, consapevolmente o meno, spende il suo tempo cercando di dargli un senso. E allora, proviamo a pensare a quanto siamo, veramente, liberi, dal momento che, per trovare il bandolo di una maledetta matassa, ci arrabattiamo provando, in realtà, ad occuparci d'altro... Quanti di noi si trovano nella condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all'autorità o al dominio altrui, riuscendo a trarne godimento? E inoltre, siamo in grado di discernere il vero dal falso, riuscendo a dare conformità alla realtà delle cose e dei fatti? E allora, le teste che cadono sotto le lame di gente senza testa, i proclami di cambiamento (vedi la ventilata riforma della Scuola, a casa nostra) che “fanno tremar le vene e i polsi”, i raid aerei americani su Bagdad, i ricchi che pagano chi gli sfoglia il giornale (per non colorarsi le dita d’ìnchiostro…) e i tanti che si spengono, privi di pane e di amore…sono le contraddizioni del nostro tempo, che traumatizzano chi vuole capire... Cosa stiamo vivendo? Un film dell’orrore senza sceneggiatura. Un film d’azione dove, i protagonisti, improvvisano scene eclatanti... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Siamo spettatori di scene di tragica e inutile violenza. Gli aguzzini sanno spettacolarizzare la guerra all’occidente, la ferocia in diretta. E noi? Noi abbiamo imparato ad attivare l’ortosimpatico (quella parte di sistema nervoso che prepara allo stress) per sentirci, paradossalmente, vivi, solo di fronte a simili storture, con un conflittuale impasto di irritazione mista ad angoscia.

La nostra debolezza (quella di noi Italiani, per intenderci) è la totale mancanza di dignità. Noi, negli ultimi decenni, abbiamo sepolto i nostri ideali, nel senso che abbiamo accettato passivamente qualunque credo, politico, economico, sociale, etc.

Di conseguenza, all’estero, si sono convinti che Santi, eroi, navigatori e poeti, abbiano lasciato il posto ad una paccottiglia inconsistente di malaffare “alla casereccia”. E’ come dire che abitare in Campania (ma anche, in Calabria, in Sicilia, nel Lazio, in Lombardia…), significhi vivere in una regione retta dalla delinquenza. Il pregiudizio di paragonare, ancora oggi, ad esempio, gli spaghetti italiani all’immagine più deleteria di quello che rappresentiamo (Mammasantissima & Co.), svilisce la nostra identità: cioè, il rapporto con noi stessi, oltre che quello con la realtà circostante.

In Campania ci si “tatua”, indelebilmente, con i fumi della stupidità e dell’ignoranza, a Roma si beve acqua all’arsenico, in Calabria ci si fa il bagno in un mare dove “dormono” relitti radioattivi…

L’uomo, talvolta, crede di essere stato creato per dominare, per dirigere. Ma si sbaglia. Egli è solamente parte del tutto. La sua funzione non è quella di sfruttare, bensì di sorvegliare, di essere un amministratore. L’uomo non ha nè potere, nè privilegi. Ha solamente responsabilità" (Oren Lyons, Onondaga)

E allora, come abbiamo scritto altre volte, anche se è vero che, nelle speranze deluse e nel pianto di chi resta, nudo, di fronte al freddo dell’assenza morale un Dio muore e che, nel dolore di chi non può curare il proprio figlio un Dio, probabilmente, neanche nasce, è ancor più vero che, nella voglia di riscatto un Dio risorge e, soprattutto, nel Mondo che faremo, un Dio (ri)nascerà. Con Amore.

E, questo, è un dovere di tutti. Quello che il bruco, infatti, chiama “fine del Mondo”, il resto del Mondo, lo chiama Farfalla! (Laozi)

Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor) – Direttore "La Strad@"

Rosa MannettaDocente, Scrittrice



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