Case Farmaceutiche...
di Redazione La Strada  ( info@lastradaweb.it )

27 maggio 2014



Quando la malattia, non "conviene" curarla!


La voce del Grillo Parlante

Le industrie farmaceutiche hanno, come compito, quello di finanziare la ricerca sullo studio di molecole sempre più efficaci nella cura delle malattie e industrializzarne i risultati, guadagnandoci sopra. Lecitamente. Accade, però che, a volte, il meccanismo si inceppi e qualcosa della Mission, vada fuori controllo.

Non staremo, qui, a reiterare le critiche per i comportamenti che spingono a prescrizioni improprie "ungendo" alcuni meccanismi... vogliamo riportare un paio di situazioni che dovrebbero far riflettere.

E molto

Troppo costosi i farmaci per i malati rari

L’Istituto Mario Negri di Ranica, in provincia di Bergamo, ha ospitato un convegno di studiosi europei e americani che ha avuto come obiettivo le malattie rare e la possibilità di una cura efficace. Anche se tra il 5 e il 10 per cento della popolazione deve fare i conti con queste innumerevoli patologie, ad oggi le risposte terapeutiche sono ancora limitate anche perché non ci sarebbe un particolare interesse dell’industria farmaceutica per queste condizioni. Da qui è nata l’idea di chiedere un impegno specifico alle aziende attraverso un documento firmato in occasione del convegno, che verrà pubblicato su Lancet.

Cura grave malattia, ma nessuno vuol produrre il farmaco.

La malattia è stata identificata. Il farmaco c’è, un vecchio antitumorale fuori brevetto. Ma nessuna casa farmaceutica è disposta a rimetterlo in commercio, perché "poco remunerativo". Questo il paradossale caso denunciato dai ricercatori dell’Ifom, l’Istituto Firc di Oncologia Molecolare.

"Si tratta di una patologia dei vasi cerebrali - spiega Elisabetta Dejana, responsabile dell’Unità di Biologia vascolare dell’Ifom - chiamata Ccm (malformazioni cerebrali cavernose). E caratterizzata da malformazioni vascolari a forma di lampone che tendono a sanguinare causando crisi epilettiche, mal di testa, progressive paralisi e in molti casi emorragia cerebrale".

Colpisce una persona su 200. In Italia ci sarebbero quindi circa 300mila casi di Ccm. Nello studiarla, gli scienziati si sono accorti che ha caratteristiche simili a quelle di un tumore delle pareti dei vasi sanguigni. Proprio testando un gruppo di antitumorali su topi di laboratorio hanno scoperto che uno di questi, un derivato del "sulindac", riusciva a ridurre le lesioni. Il farmaco però, da tempo fuori brevetto, non è più prodotto e nessuna casa farmaceutica, nemmeno quella che lo produsse per prima, è disposta a rimetterlo in commercio, perché lo giudica poco remunerativo!

Fonte

www.edott.it

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