La bestia sulle spalle.
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

25 settembre 2012






Decido di fuggire. Impresa ardua.


Pensieri degli anni difficili

Il significato.

Su di un frammento di foglio scribacchio poche parole. Apparentemente senza alcun senso e nesso fra di loro, in realtà collegate da uno stato d’animo che ha dominato. In me, in te, quasi in sintonia.

Uno squillo nel silenzio. Lo accolgo, ne ho bisogno per cercare di aggrapparmi e non annegare in questo mare di inquietudine, che questa sera dilaga invadendomi.

Pesa, come fosse un corpo vero sulle spalle. Provi a toccarlo con le mani, ma si sente solo il peso dell’angoscia , materializzata in qualcosa che sembra tangibile e invece vive solo di irrealtà.

L’alternarsi troppo veloce dei momenti provoca uno sfasamento al normale funzionamento, fino a quando sopraffatti dallo sfibramento ci si ritrova senza aria nei polmoni, né respiro sulla pelle.

Un calore improvviso si estende, a poco a poco, in ogni angolo vitale. Prende vita dall’interno, dalla parte che pulsa senza mai fermarsi, propagandosi come un’onda vista non frontalmente ma in diagonale: ogni sbocco alimenta quello accanto.

Provo a cambiare discorso con me stessa.

Nel solito silenzio della notte appena cominciata vago senza meta, fra le mura che circondano i miei pensieri, ignorando le loro pressanti richieste a voler cercare un po’ di pace.

Questa volta, come allora, come un tempo.

Ma quando si è depositato? Quando, rosicchiando lentamente, ha trovato casa, il giusto terreno per poter estendersi e poi infine a fare male?

L’incertezza si impadronisce di ogni movimento, rallentando i passi che, cautamente, quasi fossero obbligati da un pensiero circolare, senza alcuna leggerezza, cercano la strada, quella giusta.

Decido di fuggire. Impresa ardua.

Provo, ma velocemente mi accorgo che l’energia richiesta è enorme, impossibile in questo momento di estrema tensione. Torno indietro e, nonostante la sensazione è di aver camminato tanto, mi accorgo di aver avanzato quasi niente.

Con le spalle al muro.

La luce della notte dell’estate che sta andando dona un sorriso, quasi fosse una debole speranza. Mi aggrappo con tutte le mie forze e sento tenerezza verso me stessa, condita da un velo di compassione.

Due stati d’animo opposti si fronteggiano riportandomi prepotentemente al centro del campo di battaglia.

La malinconia è solo un ricordo inconsapevole (Flaubert).

Un ricordo inconsapevole. Perché mi viene in mente in questo istante questo aforisma?

La differenza.

La bestia sulle spalle appesantisce, inchiodando ogni manifestazione, ogni tentativo di sollevarsi a riprovare. La bestia sulle mie spalle è come un’onda che si propaga alimentandosi, che toglie, anzi blocca il respiro a metà, lasciando sospesa l’aria in attesa prima di entrare nei polmoni.

Parlo senza ben sapere cosa ho da dire. Qualsiasi cosa pur di attenuare questo istante che non vuole abbandonare il mio corpo. E allora, comincio a camminare. Lentamente prima, sempre più veloce poi, nella speranza che la stanchezza mi trasporti dentro i sogni.

Senza lacrime, né parole mi adagio ricoprendomi, aspettando che arrivi presto il chiarore prima dell’alba.

Uno squillo nel silenzio.

Mi addormento piano piano.

Fernanda

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