“Nella
prossima riunione condominiale sarà esaminata la questione
del’installazione di un impianto di videosorveglianza con telecamere
sulle parti comuni dell’edificio, stanti i recenti furti, per
garantire maggiore sicurezza a tutti i condomini. Non tutti, però,
sono d’accordo. Quale maggioranza occorre raggiungere, in assemblea,
per installare l’impianto. Distinti saluti. P.L.?”
Diventa
sempre più frequente l’uso di impianti di videosorveglianza,
anche da parte di soggetti privati, e, in particolare, nei condomini,
con la finalità di garantire maggior sicurezza. In mancanza di
una disciplina normativa specifica, i giudici che si sono occupati
della questione si sono orientati nel senso di ritenere che
l’assemblea condominiale non possa deliberare a maggioranza
l’installazione di siffatti impianti, avendo essa poteri decisionali
solo in merito alla gestione delle cose e dei servizi comuni.
Il
Tribunale di Salerno, nell’ordinanza del 14.12.2010, ha asserito che
“L’installazione di un impianto di videosorveglianza
relativo alle aree comuni del piazzale antistante il
fabbricato e degli androni delle scale deliberata dall’assemblea
condominiale a fini di "tutela di persone e beni rispetto a
possibili aggressioni, furti, rapine, danneggiamenti, atti di
vandalismo ovvero di finalità di prevenzione di incendi o di
sicurezza del lavoro" esula dalle attribuzioni dell’organo
assembleare. L’installazione della videosorveglianza
non appare infatti - di per sé - prestazione
finalizzata a servire i beni in comunione, né giova addurre
l’innegabile maggior sicurezza che ne deriva allo stabile nel suo
complesso, di fronte ad una deliberazione che coinvolge il
trattamento di dati personali di cui l’assemblea non è affatto
titolare ex art. 28 d.lg. n. 196 del 2003.”
Pertanto,
nel silenzio della legge, si ritiene necessario il consenso di tutti
i condomini (si discute se anche dei conduttori) non potendo,
l’assemblea, adottare una decisione che comprimerebbe il diritto alla
riservatezza, sia pure per la maggiore sicurezza che ne deriverebbe
all’edificio nel suo complesso.
Erminia
Acri-Avvocato
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