Come si fa ad accettare lo studio?
di Giovanna Conforti  (  )

19 febbraio 2011






"Nessuno può insegnarti tutto, ma tutti possono insegnarti qualcosa".


 

Manuale di sopravvivenza allo studio - 1° Puntata

Eccomi arrivata! Per il terzo anno consecutivo, mi è stato affidato, da parte di un preside di un Liceo della provincia, l’ardito compito di insegnare in un progetto dal titolo "Studiare è facile". Prima di entrare, mi soffermo per un attimo a guardare intorno: la scuola è imponente, con le pareti esterne tutte colorate (forse per rendere lo studio più divertente), accanto all’area riservata al parcheggio c’è uno spazio verde dove si radunano in gruppetti i ragazzi. Alcuni studenti chiaccherano tra di loro, altri maneggiano il cellulare, altri, ancora, ascoltano musica con l’ipod. Al suono della campanella si dirigono, quasi tutti con il capo chino, verso l’ampio ingresso della scuola. Il loro stato d’animo (che li accomuna a quelli delle generazioni passate e, molto, probabilmente anche a quelle fututre) trasmette l’idea della scuola come una prigione che ruba ad ogni studente gli anni di libertà più belli. Entro anch’io al suono della campenella......

Mi attende la tutor del progetto che poi sarebbe l’insegnante di latino della classe. Irrigidita dal suo tailleur grigio, mi declama il vademecum di sopravvivenza dell’insegnante e conclude con queste parole: "Sono svogliati, maleducati.....i ragazzi sono peggiorati con il passare degli anni......non vedo l’ora di andare in pensione!". Mi pare di ascoltare i miei insegnati del liceo, quando si riferivano a noi studenti!

Finalmente entro in classe! Mi aspettano 20 giovani discepoli di età compresa tra 14 e 15 anni ( non più bambini ma neanche adulti). Dopo le presentazioni di rito (in cui ci si sforza di dare un nome ad un volto), spiego qual è l’obiettivo del progetto: imparare a studiare divertendosi!

Subito, un ragazzo, dagli occhietti vispi, si rivolge a me:

"Prof., in classe, abbiamo letto una parte del libro di Agosti, tratto da Lettere dalla kirghisia, in cui l’autore dice che Imparare è un piacere raro, mentre studiare è spesso fonte di oppressione, inquietudini e malattie. Si direbbe che lo studio abbia come scopo di creare negli esseri umani una repulsione definitiva per ogni forma di sapere. Qual è la Sua opinione in merito?"

"Ho avuto modo di leggere il libro di Agosti, qualche tempo fa, e soprattutto quando descrive le scuole della Kirghisia ci si rende conto che in realtà descrive la scuola desiderabile che non potrà mai essere concretizzata". Alla mia risposta, noto che i ragazzi mi guardano con aria oppositiva. "sono diventata una loro nemica" commento tra me e me!

Poi mi rivolgo a loro in modo deciso: "A scuola, vi hanno insegnato a studiare? Qualcuno, vi ha spiegato come si studia? se a queste domande, la risposta è negativa, sappiate che non siete responsabili delle vostri attuali capacità riguardo allo studio perchè Nessuno nasce sapendo fare qualcosa e Tutto si deve imparare. Sappiate che ognuno di voi è dotato delle stesse potenzialità di qualunque altro essere umano che sia mai vissuto nella storia della umanità e che queste potenzialità si sviluppano attraverso lo studio"

Ho fatto centro! Adesso hanno gli occhietti interessati..... Una ragazza, seduta all’ultimo banco, domanda:

"Ma cosa significa studiare?"

"Studiare significa adoperare, esercitando e sviluppando, le strutture e gli strumenti che ogni essere umano alla nascita ha avuto in dotazione. Tutti nasciamo con uguali potenzialità strutturali di base (Apprendimento, Pensiero e Logica), con uguali strumenti (Intelligenza e Volontà) e con uguali mezzi (Comunicazione: carattere, temperamento, comportamento e ragionamento). Ecco che lo studio è una forma di apprendimento consapevole, organizzata e sistematica. Ad osservare bene, ogni essere umano, alla nascita, possiede le stesse strutture, gli stessi strumenti e gli stessi mezzi di qualunque altro. Poi, le differenze, le diversità della personalità li fa lo: STUDIO " spiego.

"Mi, scusi, Prof. Ci può dire a cosa serve studiare? In passato, il titolo di studio garantiva il posto di lavoro...oggi non è più così!"

domanda un ragazzone alto e robusto.

"Studiare significa riflettere ma significa anche pensare, cercare. Mediante la ricerca che si finisce col trovare le soluzioni non solo ai molti problemi personali (questioni familiari, problemi di cuore, dinamiche interpersonali, etc) ma anche ai tanti problemi che affliggono la nostra società. Inoltre, grazie allo studio si può ottenere il progresso che consente di debellare malattie, facilitare gli spostamenti, migliorare la comunicazione, etc. Immagino che molti di voi abbiamo la wii o la X Box. Ma avete mai pensato che anche questi 2 strumenti di divertimento sono frutto di ricerche, riflessioni e quindi di studio da parte degli esseri umani???".

Li vedo immersi a riflettere ma, proprio in quel preciso istante, suona la campanella e prima di lasciarli, enuncio un aforisma del Dr. Giovanni Russo:

"Nessuno può insegnarti tutto, ma tutti possono insegnarti qualcosa".

 

...CONTINUA

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