Come si crea la passione erotica?
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

11 maggio 2018



Per non annoiarsi, bisognerebbe...


Quesiti

Su alcuni testi definiti erotici, la cui finalità dovrebbe essere quella di migliorare l’intesa sessuale, si precisa che il cervello è in realtà la parte più erotica del proprio corpo e che lo stimolatore più potente è l’immaginazione, tanto che suggerisce di esercitarsi nell’arte ’dei preliminari mentali’ e di dare da pensare al proprio partner qualcosa che gli metta addosso la frenesia, che gli dia un’erezione. E’ corretto questo suggerimento e come andrebbe attuato per non scadere in eccessi che potrebbero dare fastidio all’altro e far risultare non naturali, non spontanei?

Marta F.

 

Cara Marta, la migliore risposta a questo interessante quesito, consiste nel proporre un brano del libro di Luciano de Crescenzo (il caffè sospeso - Mondadori ed. 2008)

 

Da che cosa dipende il calo della libido delle nuove generazioni? Non lo so, non sono un esperto in materia. Al massimo potrei definirmi un dilettante, nel senso letterale del termine. Provo quindi ad avanzare solo delle ipotesi, e a tale proposito cito due versi di un’antica canzone napoletana: "Le tue trezze nere me mettono / int’o core mille male pensiere". Ora la mia tesi è che i "male pensiere" (e con essi il testosterone) siano direttamente proporzionali alle difficoltà che s’incontrano nel convincere l’altro sesso. L’erotismo, in altre parole, sarebbe una molla che scatta solo se qualcuno, in precedenza, ha provveduto a comprimerla.

Dicevano i futuristi: "Perché solo la Vista e l’Udito debbono godere dell’arte? E il Tatto? Che vi ha fatto di male il Tatto per privarlo dei piaceri estetici?". E s’inventarono le mostre tattili, ovvero rassegne di opere che si potevano solo toccare. Il visitatore immergeva la mano in uno scatolone di legno ed entrava in contatto con il capolavoro. Fuori il titolo (L’Eternità, L’Invidia, L’Infinito) e dentro l’opera (uno strato d’ovatta, una spazzola, una pezza bagnata). Una delle opere era intitolata Erotismo, e fu grazie a essa che riuscii, finalmente, a capire il mistero del sesso. Si trattava di una tavoletta di gomma, quadrata, larga all’incirca quaranta centimetri per quaranta e alta cinque. Nella gomma erano stati praticati trentasei buchi, tutti in fila per sei. Su un cartello si leggeva: "Introducete un dito nel buco preferito, facendo attenzione, però, perché in uno dei buchi è nascosto un chiodo rivolto verso l’alto". Infilai subito l’indice nel primo foro in alto a sinistra e, non trovando nessun chiodo, proseguii, con cautela, a esplorare tutti gli altri pertugi. Più andavo avanti e più avevo paura di pungermi. Solo alla fine, quando mi resi conto che non c’era nessun chiodo, capii il messaggio dell’artista.

L’erotismo è una stanza buia dove si entra con molta curiosità e con un pizzico di paura, è il possesso della persona amata unito all’ansia di perderla, è la continua ricerca del limite. Se invece accendiamo la luce, sparisce tutto il piacere e con esso anche l’erotismo.


La verità è che, come ho avuto di scrivere in altri articoli, un uomo ed una donna si cercano, si scontrano, si "prendono", perché hanno bisogno di nutrirsi delle rispettive peculiarità, per arricchirsi della diversità ed aumentare il patrimonio di esperienza da spendere, per godere del "momento"... sempre più! Raggiunto l’appagamento, fisiologicamente sopravviene quella condizione che i filosofi chiamavano aporèin (distacco dalle passioni). A questo punto, i più, credono che, per rinnovare i tumulti dell’animo si debba andare alla ricerca di altri partner, più "freschi"; i "più in gamba", invece, hanno capito che bisogna puntare sulla costruzione di un amore in grado di esplorare tutti i reconditi dell’animo umano, per far vibrare ogni microparticelle subatomica: solo con un partner stabile, si possono creare quei presupposti di conoscenza per "sapere" e "saper fare"!

Probabilmente è vero ciò che disse Friedrich Nietzsche: "Nel vero amore... è l’anima che abbraccia il corpo".

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