Identità.
di Angelo Mazzuca  ( angelomazzuca@libero.it )

14 luglio 2016






Una "intima" chiacchierata !


Pianeta Counseling

Quante volte abbiamo sentito parlare d’identità, ma quanto abbiamo capito del significato che si nasconde dietro questa parola?

La definizione cui noi ci riferiamo definisce l’identità come: la comunicazione continua e costante, consapevole ed inconsapevole, che ogni essere umano ha con se stesso.

Cosa possiamo ricavare da questa definizione?

Che in ognuno di noi, per ogni secondo della nostra vita, avviene un dialogo, di cui a volte ci rendiamo conto e tante altre volte no, in cui stabiliamo come comportarci.

Ogniqualvolta dobbiamo esprimerci verbalmente ed attraverso i movimenti del corpo, stabiliamo qual è la strategia migliore per farlo, in base alle circostanze.

Con chi lo stabiliamo?

Con noi stessi, attraverso ciò che il mondo esterno ci ha insegnato e che abbiamo acquisito come parametro di riferimento.

Il più delle volte non avvertiamo i passaggi che ci conducono alle nostre scelte, ma osserviamo solo il risultato finale.

È utile che questo dialogo scorra in maniera fluida, senza incepparsi davanti ai mille fastidi che la vita ci procura ogni giorno.

Cosa significa?

Che molti degli apprendimenti incamerati, spesso frutto di idee scorrette, ci indirizzano verso strade poco utili da percorrere.

Strade che ci allontanano dal vero senso della vita, fatta di cose semplici, ma gratificanti.

Spesso quello che ci circonda non rappresenta le vere regole da seguire per godere di noi stessi e della nostra vita terrena.

Siamo continuamente condizionati a ricercare l’inutilità delle cose.

Se solo aprissimo gli occhi, verso quello che realmente dobbiamo conquistare per vivere bene, innanzitutto con noi stessi e poi con gli altri, la smetteremmo di autorovinarci la vita per non aver raggiunto quegli standard imposti dalla società, secondo cui un essere umano è realizzato solo se ha un buon conto in banca.

Cosa c’entra tutto questo discorso con la nostra identità?

La parte più profonda di noi, conosce le giuste regole del viver bene.

Quindi ogniqualvolta vede dirigerci verso cose superflue e poco gratificanti, ce lo manda a dire, attraverso la produzione di sintomi più o meno invalidanti.

Facciamo un esempio chiarificatore:

immaginiamo la nostra identità come un doppione di noi stessi, la nostra parte inconsapevole.

Immaginiamo che noi ed il nostro doppione ci ritroviamo difronte l’uno all’altro.

Noi stiamo conducendo la nostra vita, fatta più che altro di comportamenti scorretti ed inutili convinzioni, ed il nostro doppione ci osserva.

Spesso chiude gli occhi per non vedere come sprechiamo il nostro tempo, nella speranza che cambiamo direzione.

Quando non ce la fa più e si rifiuta di vederci andare alla deriva, si fa sentire.

Come?

Producendoci dei disturbi tanto fastidiosi tanto più è il nostro modo scorretto di vivere.

Abbiamo due strade percorribili.

Possiamo scegliere di non stare a sentirlo e tappargli la bocca prendendo dei farmaci, abusando di alcool e droghe, producendo disturbi.

Oppure, scegliere la via più semplice: ascoltarlo e seguire quello che ci manda a dire.

Chi più di lui ci vuole bene?

P ALIGN="JUSTIFY"> Angelo Mazzuca, Counselor (25 Aprile 2009)

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