Il colore della morte...
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

3 dicembre 2013

"L'onestà è lodata da tutti, ma muore di freddo" (Giovenale). Morti bianche, nere...di tutti i colori, sui campi di lavoro che, troppo spesso, si trasformano in campi di concentramento disumano in cui il giorno si spegne. Ma non verrà mai mattino! A questo punto l'opinione pubblica, composta da noi cittadini e non dai manovratori di opinioni e stati d'animo, dovrebbe porsi finalmente l'interrogativo sulle reali motivazioni dei tanti incidenti che coinvolgono, prevalentemente, lavoratori costretti a subire un sistema economico ingiusto e disonesto. Perché accade, quel che accade? A parte i fattori di disattenzione e quelli (molto rari, sul piano statistico) legati ad un imprevedibilità fatalistica, i motivi sono, principalmente, tre. Tanti piccoli imprenditori tentano di accaparrarsi commesse da grandi aziende, le quali impongono la dura legge del mercato secondo cui il costo di produzione deve essere il più basso possibile. In questo modo si è costretti a non rispettare i più elementari principi di sicurezza garantiti dalla legge, nonché quel diritto alla salute sancito dalla costituzione. Da un po' di tempo a questa parte, in Italia, abbiamo una situazione di paradosso extranazionale: comunità di laboriosi cittadini stranieri (soprattutto cinesi, ma non solo) che, in diverse zone industriali del nostro "stivale", sono costretti ad operare come schiavi al soldo (addirittura) dei loro connazionali! Esistono, infine, grandi multinazionali... PER LEGGERE TUTTO L'ARTICOLO, CLICCARE SUL TITOLO.


...le quali, a seguito dei cambiamenti venuti fuori da quella massificazione di culture, bisogni e ideali chiamata globalizzazione, decidono di spostare la produzione nei paesi emergenti, dove il costo della manodopera è decisamente più basso.

Alcuni esperti del settore ipotizzano che, dietro incidenti apparentemente inspiegabili, vi siano delle manovre tendenti alla creazione di correnti di pensiero che spingano verso la deindustrializzazione dei paesi più occidentali del Mercato Comune Europeo.

Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà di quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta! (Benedetto Croce)

Alla luce di quanto la Storia ci insegna, una politica economica basata su meccanismi speculativi, non consente evoluzione e sviluppo sostenibile ma, al contrario, incrementa fenomeni di recessione economica, sociale, morale, comportamentale.

Né il boia mi fa paura, né l’odio, né la tortura né le raffiche dell’ultima ora, né le notti in cui l’ultima stella della sofferenza viene annientata, ma l’indifferenza che vela un mondo cieco, senza pieta’ (Halfdan Rasmussen)

Eppure, la ricetta per la soluzione di simili quadri di caduta di valori è semplice anche se impegnativa: basterebbe accettare l’idea che in un ambiente formato da persone motivate a crescere insieme, si genera una spirale virtuosa di condivisione evolutiva affinché (come sosteneva Mark Twain), le rughe non siano più l’espressione della fatica e della mortificazione ma, più semplicemente, indichino il luogo dove sono nati i sorrisi!

Tutto questo porterebbe alla concretizzazione di modelli basati sul piacere di lavorare per realizzare se stessi e, di conseguenza, provare a godersi, finalmente, la vita. In qualunque altro modo si voglia osservare la problematica, è bene ricordarsi che, alla fine, il colore della morte è sempre uno solo: rosso sangue!

Giorgio Marchese - Direttore La Strad@

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