Un buon giorno per morire.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

30 aprile 2006

"Non sono un Libertador. I Libertadores non esistono. Sono i popoli che si liberano da sé" (Ernesto Che Guevara). Ci risiamo. Per la seconda volta e a breve distanza di tempo, il nostro editorialista di riferimento, mio fratello, è stato fatto oggetto di "attenzioni" vili e meschine da parte di chi, tra l'altro, viene comandato ad agire perché, comunque, non riuscirebbe a decidere nulla se non scodinzolare quando il padrone manifesta le proprie volontà. È presumibile concludere (anche se saranno le autorità competenti a confermarlo) che ciò sia la conseguenza delle denunce riguardanti malversazioni e ingiustizie sociali di cui è vittima la terra di Calabria. Non condivido la scelta di mio fratello che, da buon idealista, tenta di sovvertire l'andamento di abitudini incancrenite durante secoli di buio, responsabili di aver portato il meridione d'Italia ad autoconsiderarsi l'ultima ruota del carro di chiunque. Sono convinto del fatto che solo "quando il popolo si desta, Dio si mette alla sua testa". Questa è storia, non punti di vista. Il resto appartiene alla categoria delle battaglie inutili perché non richieste. O meglio, pretese da qualcuno che, prima tira la pietra (o fa finta) e poi, spesso, si rimette la mano in tasca per non essere individuato. Anche questa è storia. La nostra, del Sud. Però, ora il gioco cambia tavolo e regole... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.




È assurdo, infatti, tollerare minacce anche quando ci si limita a far notare ciò che sta sotto gli occhi di tutti, senza la possibilità di sovvertirne il corso. A questo punto, se devo aver paura di manifestare il più elementare dei diritti umani, preferisco correre il rischio di morire: è una buona motivazione. A queste condizioni, sarebbe peggio, infatti, correre il rischio di vivere. Con buona pace di Giovanni Verga e dei suoi Malavoglia. "Vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere" (Ernesto Che Guevara). Facciamo che preferiamo non accettare l’invito di quanti, tanti, hanno testimoniato la loro solidarietà per l’accaduto e si sono mostrati disponibili a scendere in piazza, per manifestare accanto a noi. Facciamo che non prendiamo (nella maniera più assoluta) in considerazione l’idea di rivolgerci a chi sarebbe lieto di difenderci "a qualunque costo": in una terra come questa, infatti, non è difficile avere molte amicizie... buone e "cattive". Cari (si fa per dire) signori (per modo di dire), facciamo che la fate finita! Non più solo due ma tanti, molti, occhi sono qui. Lame taglienti che fendono il nulla delle vostre coscienze, vuote al pari delle vostre anime. "Bisogna essere pronti a pagare qualunque prezzo per il diritto di mantenere alta la nostra dignità di appartenenti alla razza umana" (Ernesto Che Guevara).

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