Il colore dell’abbandono.
di Mariano Marchese  ( marianomarchese1@gmail.com )

4 marzo 2006

Sull'ultimo numero di Panorama, il 2061 per la precisione, l'ex "picconatore" della Repubblica, Francesco Cossiga, si è pronunciato sul solito, triste problema che da sempre affligge la Calabria: la mafia, una cancrena degenerante e contagiosa, mai curata veramente e che sta uccidendo un'intera regione con la complice negligenza di chi potrebbe...ma non fa! L'ex presidente della repubblica al suo intervistatore, che gli chiedeva abilmente spiegazioni sull'affermazione -"Lo Stato c'è!"- (in verità poco credibile) fatta dal Ministro dell'interno Pisanu subito dopo l'omicidio Fortugno, molto candidamente rispondeva: "voglio bene a Pisanu, ma se in Calabria lo stato c'è, evidentemente non si vede. Quando Loiero (l'attuale Governatore della Regione Calabria) denunciò il clima di intimidazione, in tanti fecero spallucce". Tale affermazione si ricollegava all'atto intimidatorio subito dallo stesso Loiero nel mese di giugno dello scorso anno (lo ricordo molto bene quel periodo in quanto anche al sottoscritto, come a tanti altri personaggi della mia terra, della nostra terra, giunse "un pensiero, poco gradito in verità, scritto da eguale squallido pugno e recante simile concetto di base") e mi lascia alquanto perplesso, infatti, combinando tale esternazione con un'altra - tanto incredibile, quanto vergognosa - fatta dallo stesso Cossiga... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


"La situazione in Calabria è ben chiara a tutti. Il problema è che la Direzione nazionale antimafia si occupa soprattutto di mafia siciliana perché rende di più politicamente (...) Le procure sanno poco di ‘ndrangheta, la combattono con i moduli della mafia (...)" allora, da calabresi, c’è veramente da perdere le staffe! Ma come, dico io, il signor Cossiga è arrivato ad occupare lo scranno della Presidenza della Repubblica dopo essere stato parte attiva della politica italiana per anni e mi viene a fare queste candide confessioni? E lui, dov’era quando la ‘ndrangheta si radicava nel (e non sul) nostro territorio già prostrato da anni di malgoverno, compresi i suoi? Mi sa, anzi, ci sa dire, il signor Cossiga, quali sono state le sue ricette perché in Calabria si avvertisse anche il profumo dello stato oltre a quello acre della morte e della polvere da sparo? Siamo alle solite: i politici nazionali (bypassando quelli locali per decoro) sono sempre bravi a puntare l’indice su questo e su quello; poi, quando si tratta di dare risposte concrete ad un territorio ormai senza più neanche domande da fare (perché le ha già fatte e reiterate negli anni) rimangono muti riuscendo solo a vedere il marcio procurato dagli altri! Lo sa il signor Cossiga perché la ‘ndrangheta è diventata inestirpabile? Semplice, perché tanti insieme a lui, negli anni di vergognoso malgoverno che ha contraddistinto il nostro paese hanno fatto in modo che si radicasse, guarda caso, proprio come unica alternativa efficiente alle Istituzioni totalmente assenti in Calabria, una terra abbandonata da Dio... dagli uomini e dalle speranze nel profondo abisso della connivenza, dell’omertà e della solitudine: sì, caro signor Cossiga, se fosse venuto da comune cittadino nella mia terra avrebbe potuto vedere, come me, il pallido e nero colore dell’abbandono: quello vero, quello vissuto...non solo quello malamente raccontato!

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