Guardarsi dentro...
di Mariano Marchese  ( marianomarchese1@gmail.com )

13 febbraio 2004

Avete mai provato ad andare a ritroso con la memoria e ripercorrere, ognuno, le tappe della propria vita? E' un'operazione interessante dal momento che si potrebbe esaminare la propria crescita alla luce delle varie esperienze che ci hanno visti protagonisti nel bene e nel male. E' bello, ogni tanto, rituffarsi in un passato che, forse si vorrebbe come presente solitamente si è abituati a farlo nei momenti di sconforto, quasi a volerli esorcizzare, altre volte per recuperare un proprio spazio interiore troppo spesso violato da una quotidianità fatta di niente e di vacuo ma invadente, troppo invadente; però, a parer nostro, dovrebbe rappresentare un'abitudine, una sana abitudine tesa a verificarci in ogni momento della nostra vita vissuta, per proiettarci nel futuro consapevoli delle nostre capacità effettive. La filosofia "zen" invita a rileggere con estrema attenzione e ciclicamente le "pagine della nostra memoria" per fare tesoro dell'esperienza accumulata. Spesso ci si lascia andare a frasi quali "se potessi tornare indietro non lo rifarei", poi, a ben vedere, trovandosi nella medesima situazione, si commette lo stesso sbaglio; ecco, rivisitare l'enciclopedia della nostra vita, esaminandone tutte le voci, dovrebbe servire proprio a questo, ad evitare gli stessi errori così come a verificare la propria crescita, al fine di vivere il presente in modo più sereno e prepararsi, così, ad affrontare il futuro con minori preoccupazioni e maggiori certezze. Uno degli strumenti indispensabili, per potere svolgere questa operazione è, senza ombra di dubbio, l'umiltà al pari della disponibilità al cambiamento e... PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.


...quindi, della flessibilità bandendo ogni forma di rigidità. Crediamo che, solo in questo modo, si possano comprendere i propri errori e rivedere le proprie posizioni rispetto alle esperienze vissute per proiettarle nella soffocante quotidianità, dal momento che la vita di ognuno di noi altro non è se non "divenire nella novità della ciclicità". Vivere è un po’ come navigare, puoi orientarti solo se hai delle buone carte nautiche, e le nostre carte sono rappresentate anche dai nostri ricordi che possono essere le esperienze vissute il giorno prima e che contribuiscono a fronteggiare i marosi del giorno dopo. Attraverso questa opera di rilettura del passato, anche prossimo, ci si può rendere conto di quanto si è stati forti in alcune circostanze, affrontando senza problemi delle prove che, fino a qualche attimo prima, ci sembravano insormontabili; a ben vedere, rileggere se stessi, rappresenta una necessità per dare un peso ed uno spessore alle nostre esistenze portandoci a verifica con coraggio e determinazione e per capire cosa si è e dove si vuole arrivare; rileggere se stessi è anche riflessione nella meditazione, è respirare un profumo che ha segnato un momento importante, è rivivere un momento tenero della nostra infanzia, è godersi una carezza ricevuta, è riassaporare il primo bacio, rivivere una storia importante per rivedersi e correggersi, è ricolorarsi gli occhi con le tinte di un tramonto o di un prato sterminato, è riprovare sensazioni e umori, è viaggiare con le ali della fantasia ritornando nei posti dove siamo stati felici e con le persone che ci hanno resi felici per rifugiarsi e rifiatare, è godersi un abbraccio nei momenti di sconforto, è riscaldarsi al calore di un affetto che è stato sincero nelle fredde sconfitte in cui sei irrimediabilmente solo (perché si sale solo sul carro dei vincitori), è cercare un sorriso capace di squarciare il velo della tristezza dovuta alla incapacità di essere capito e al dolore di essere facilmente giudicato e condannato, è riassaporare un dolce della nonna che non c’è più, è raccogliere le fragoline di un bosco incontaminato, è rivivere il confronto con i genitori rivedendoli giovani mentre invecchiano e cercando di non soffrire per questo, dicendogli grazie per quello che hanno saputo darci e per quello che riusciremo a dare a nostra volta, ringraziandoli di esserci comunque, è la consapevolezza di dover essere "grandi" in un mondo di bimbi, è cercare la luce nel buio, è consapevolizzare che l’uomo nero non esiste e che le paure sono dentro noi stessi per cultura e apprendimento, è perdonare e essere perdonati, è capire che odio e rancore rappresentano uno spreco di energie che potremmo impiegare diversamente e meglio per crescere più in fretta, è rendersi conto che piangersi addosso è una scusa per nascondere le nostre difficoltà operative, è capire che la solitudine è un momento di riflessione da non vivere come abbandono, è capire che la vita è mediazione e che la guerra logora le nostre esistenze, è considerare che il monologo non sortisce gli effetti del dialogo sia pure dialettico ......guardarsi dentro è tutto questo ma molto di più, allora perché non farlo?

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