Quando
ero bambino non credo di aver mai pensato che, Babbo Natale,
esistesse, nella realtà. Ma con la Befana era tutta un’altra
cosa. Non che immaginassi veramente la presenza di una vecchina a
cavalo di una scopa... piuttosto quando, nel dormiveglia
adolescenziale di ogni 6 gennaio, osservavo mia madre che riponeva in
un mio calzino, ai piedi del letto, un gesto d’amore, io
fingevo di non accorgermi della sua presenza. In questo modo, potevo
"sentire" il suo piacere all’idea della mia sorpresa,
una volta sveglio.
È
nata così, tanti anni fa (quando avevo capito che lei, da lì
a poco, sarebbe volata per un’altra strada, da qualche altra
parte, nell’Universo), questa "preghiera - confessione",
rivolta e dedicata a colei che mi ha accompagnato, dai primi istanti
della mia vita fino a quando, ormai grande, avrei potuto continuare
da solo. Ho avuto la fortuna di riuscire a leggergliela e di godere
del suo sorriso di approvazione. A distanza di tempo dalla sua
"assenza", considero queste poche righe come un gesto
dovuto (e voluto): una coperta per non far sentire freddo a chi, in
saggezza, mi ha dato tanto, con un affetto senza confini.
Bisogna
concentrare l’attenzione dello spirito, non lasciarsi assorbire
dalla vita di superficie, stabilire in ogni giornata, una zona di
silenzio in cui affinare la sensibilità dell’anima. (don
Carlo Gnocchi)
Vorrei ascoltare i tuoi
sussurri...
per scoprire
perché, per ogni calza che riempi, svuoti i nostri giorni
della gioia delle feste e ci restituisci la vita di sempre, quando
soffriamo senza capirne il motivo, cerchiamo il sorriso nei posti
sbagliati e vorremmo indugiare davanti al fuoco dell’amicizia,
per osservare la coscienza "germogliarci" nelle mani.
Credo
che la vita sia una fune tesa fra le parole che corrono, come
acqua di un fiume verso il mare e il bisogno di un abbraccio, prima
che il buio faccia troppa paura
E
allora, riaccendi la tua scopa, per favore...
E di ritorno,
al mattino, mescolandoti col profumo del caffè, prova a
raccontarmi come si fa ad inchinarsi ai potenti (senza perdere la
dignità), qual è il miglior modo di sorridere a chi fa
finta di batterti le mani e, infine, come sia possibile coricarsi
senza pace non avendo più nulla da inventare!
Per
favore, riapri la cesta dei tuoi doni...
E proteggi,
come quando la luna è pulita e il cielo sembra un biliardo,
gli sguardi che vanno incontro alla speranza del proprio avvenire.
Non farli cadere nelle brame di chi, senza amore, confonde la brina
col sole.
Proverò
a parlarti di me...
Entrando, con
te, in quel mondo magico che rende veri i sogni e le illusioni e
apprezzando, nell’attesa di te, ogni istante che precede il tuo
arrivo, per godermi la notte e salutare, col fazzoletto dei miei
ricordi più belli, chi ha deciso di restare a contare le
stelle.
Dolce
signora...
Qualcuno mi ha
scritto: "Ti auguro il tempo per i sorrisi, il tempo per te
stesso e quello per gli altri; il tempo per le piccole e le grandi
cose; il tempo per la noia, perché tu possa riscoprire il
gioco; il tempo autentico, dove tu possa sentirti felice".
D’accordo,
allora...
Seguirò
la scia della tua stella e, come i Re Magi sotto un cielo d’aurora,
senza incertezze ma con qualche apprensione, attenderò che tu
mi dica...
"Va
bene, guardami... che t’insegno a volare!"
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