La nuova riforma televisiva.
di Gianluca Ion  ( info@ionaonline )

27 settembre 2003

Il nostro "grillo", ci spiega come stanno le cose...


 

Nel guazzabuglio del conflitto di interessi berlusconiano legato al mondo dei media, si è inserita dopo un parto travagliato, durato tutta l’estate, la "legge di sistema" sulla televisione, firmata Gasparri (Disegno di legge n°3184).

Una riforma che indica la fine di quest’anno per realizzare reti televisive digitali con copertura del 50% della popolazione è stata definita take-away (prendi su e porta a casa) che punta a salvare la rete più piccola di Mediaset, Retequattro. Sì perché ora che sarebbero in dirittura d’arrivo due articoli della legge Maccanico del ’97, che prevedevano il trasferimento della rete simbolo di Emilio Fede sul satellite e l’abolizione della pubblicità sulla Terza Rete RAI in nome dell’antitrust, i supporters del Cavaliere hanno intenzione di anticipare la pronuncia della Consulta (basata sui principi costituzionali), proprio sui due articoli sopra richiamati. Per il principio della concorrenza il possesso di più di due reti in mano ad un unico soggetto sarebbe incostituzionale, perciò, per prevenire il verdetto costituzionale, bisognava allestire un’Operazione Salvataggio in grande stile.

L’operazione dettata non solo dalla simpatia del vessillo di Retequattro il "fido" Emilio, cela un’abile mossa da gioco a scacchi.

Infatti questa piccola rete è solo una pedina che occupa un fascio di frequenze che sono state già assegnate ad altre emittenti, per presidiare una quota di mercato e fermare potenziali concorrenti. In più nelle idee del Berlusca le tre reti vanno contrapposte in blocco a quelle RAI, e questo perché assorbono in sinergia quasi 5000 miliardi di pubblicità all’anno delle vecchie lire.

Un altro fattore lesivo del pluralismo e della concorrenza presente nel disegno di legge Gasparri ( per cui il 24 alla Camera ci sono stati i primi sì, ma anche i primi franchi tiratori e 400 emendamenti) risiede nel fatto che, riservando le frequenze agli attuali operatori in tecnica analogica (e non digitale, per cui è necessario il decoder non ancora così diffuso su scala nazionale), si perpetua il duopolio.

Infine, su tutto troneggia l’enorme macro-conflitto del Sic (Sistema integrato delle comunicazioni) asse portante dell’assetto definitivo prefigurato da Gasparri che prevede un’eterogeneità di mezzi e attività mediatici paurose (dalle reti televisive alle sale e produzioni cinematografiche, dalle radio, ai giornali, alla raccolta pubblicitaria ecc.) che vedeva nel 2001 il 90% dell’audience-share a favore del duopolio Rai-Mediaset.

Quindi massima attenzione ai diritti violati nei media italiani prima che sia troppo tardi e che trionfi una tv del cattivo gusto e della deficienza collettiva.

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