Il
termine “Medico” ha origine lontane ed identifica il
concetto di affrontare la malattia imparando a conoscere i motivi che
hanno guastato il corretto funzionamento di un sistema perfetto
(composto da un corpo e una mente) e che si chiama PERSONA(LITA’).
In
virtù di questo assunto, fra gli elementi che più mi
hanno affascinato nel mio cammino di preparazione alla Professione, è
stato il non credere a ciò che abitudine, preconcetti e
pregiudizio tenta di fare apparire come vero. Ed è per questo
che, quando Giovanni Russo (correva l’anno 1990) mi spiegò
l’importanza delle cellule di Nevroglia rispetto a quelle dei
Neuroni, nel nostro sistema nervoso, capii di trovarmi davanti ad un
nuovo Galileo Galilei. Infatti, pur non disponendo di laboratori di
ricerca adeguati, arrivò a intuire da quale parte fosse la
verità così come, il famoso scienziato, capì
(pur senza l’ausilio di satelliti artificiali, grossi telescopi o
astronavi) che la Terra non poteva essere al centro di tutto.
Negli
ultimi anni, si è assistito a un fiorire di nuove scoperte che
riconoscono grandi meriti ad Astrociti e Microglia, fino a giungere
al 13 settembre 2018 in cui, sul portale dell’UNICAL (Università
della Calabria) viene pubblicato un gran bell’articolo dal titolo L’importanza del “nascere sotto una buona stella” nello sviluppo della personalità,
che dimostra chi comanda, coordina e gestisce.
Un
complimento va ai ricercatori che ci aiutano a migliorare la qualità
della nostra vita ma, ne sono pienamente convinto, grande
considerazione merita il dott. Prof. Giovanni Russo che (presumo) per
primo, ha parlato di “ipotesi Nevroglia” pubblicando un
capitolo specifico nel suo La
psiche umana – anatomia e fisiologia (Sovera
ed. Roma 1994).

Personalmente,
ho pubblicato un buon approfondimento in tal senso negli articoli Tessuto Nervoso (I Neuroni, la Nevroglia e il sistema "specchio" e Perchè gli psicofarmaci, non sempre funzionano?

Per completezza, di
seguito, riporto integralmente, l’articolo L’importanza
del “nascere sotto una buona stella” nello sviluppo della
personalità
pubblicato
il 13 settembre 2018 sul Portale UNICAL
G.
M. -
Medico Psicoterapeuta - Docente di Psicologia Fisiologica c/o la
Scuola di specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico -
SFPID (ROMA, BARI, RIMINI)
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Non
esistono uomini nati sotto buone o sotto cattive stelle. Esistono
solo uomini che sanno/non sanno leggere il cielo stellato diceva il
XIV Dalai Lama. Un gruppo di ricercatori dell’Università
di Losanna infatti ci ricorda come la vera importanza del “nascere
sotto una buona stella” non sia tanto riconducibile agli astri
del firmamento ma quanto a quelli localizzati nel nostro cervello,
gli astrociti. Un mistero si è sempre celato attorno alla
funzione di queste cellule stellate; esse costituiscono la gran parte
della massa cerebrale dei mammiferi ma da sempre sono considerate
come meri elementi accessori al funzionamento del cervello. Nello
studio apparso il 20 agosto sulla prestigiosa rivista scientifica
“Molecular Psychiatry”
(https://www.nature.com/articles/s41380-018-0226-y),
si svela il ruolo nascosto benchè fondamentale degli astrociti
nello sviluppo di funzioni cerebrali superiori che definiscono il
nucleo della nostra personalità.
Che
cos’è la personalità? Quali parti del cervello
sono coinvolte e quali cellule? Quali funzioni cerebrali possono
definire meglio la personalità? La personalità è
un compendio complesso di caratteristiche comportamentali più
o meno stabili, che si formano in base alle esperienze e sulle quali
influiscono sia la genetica (cioè le caratteristiche trasmesse
dai genitori) che il corretto sviluppo e funzionamento di alcune aree
del cervello. Opinione comune nel mondo scientifico è che gli
attori principali nella formazione della personalità siano i
neuroni localizzati in un’area specifica del nostro cervello,
la corteccia prefrontale. Localizzata nella parte frontale del
cervello, essa risulta essere il substrato neuroanatomico da cui
dipendono processi cognitivi e comportamentali essenziali per la
formazione della personalità quali la flessibilità
mentale, la regolazione delle emozioni, la capacità di
distinguere tra pensieri conflittuali, la coordinazione dei pensieri
e delle azioni (o memoria di lavoro).
Lo
studio effettuato a Losanna (Svizzera), coordinato dalla Prof.ssa
Paola Bezzi, neurobiologa al Dipartimento di Neuroscienze
Fondamentali, ha fatto emergere una verità quasi sconvolgente:
lo sviluppo e la funzionalità della corteccia prefrontale,
così come quello dei processi cognitivi ad essa associati,
dipendono dal buon funzionamento delle cellule stella (o astrociti).
Ma
come possono influire queste cellule sui meccanismi responsabili del
buon funzionamento della corteccia prefrontale? “Da sempre
bistrattate – ha precisato la Prof.ssa Bezzi –, queste
cellule hanno rivelato potenzialità sorprendenti; le cellule
stella nella corteccia prefrontale regolano e mantengono i livelli di
dopamina, una molecola fondamentale per la regolazione della
personalità. Io e il mio team abbiamo dimostrato che in caso
di mal funzionamento degli astrociti, la quantità di dopamina
non è più sufficiente per regolare le funzioni
cognitive della corteccia prefrontale e cosi facendo crea disturbi
della personalità comunemente associate a patologie
psichiatriche”.
Tra
i componenti del team di ricerca figura, quale primo autore del
lavoro, il Dr. Francesco Petrelli, giovane ricercatore originario di
Oriolo in provincia di Cosenza che, dopo la laurea in Chimica e
Tecnologie Farmaceutiche presso l’UNICAL e il dottorato in
Farmacologia conseguito a Cosenza con la supervisione della Prof.ssa
Diana Amantea, ha continuato l’attività di ricerca nel
campo delle neuroscienze all’Università di Losanna,
città dove vive dal 2012. Nell’ultima parte del suo
dottorato il Dr. Petrelli ha trascorso sei mesi nel laboratorio della
Prof.ssa Paola Bezzi che, da molti anni ormai, vanta una proficua
collaborazione con il Prof. Giacinto Bagetta, ordinario di
Farmacologia all’UNICAL e responsabile della Sezione di
Farmacologia Preclinica e Traslazione del Dipartimento di Farmacia
SS&N dell’Università della Calabria. Già
nel 2001 la virtuosa sinergia tra le due università aveva dato
i suoi frutti approdando sull’autorevole rivista di settore
Nature (https://www.nature.com/articles/nn0701_702),
per il lavoro di ricerca sul ruolo degli astrociti nei meccanismi
patofisiologici della demenza legata all’infezione con virus
HIV.
Spiega
il Dr. Petrelli: “Nel nostro lavoro abbiamo innanzitutto
dimostrato i meccanismi molecolari attraverso i quali gli astrociti
della corteccia prefrontale regolano i livelli di dopamina durante lo
sviluppo post natale del cervello e di come queste cellule possano
influenzare la nostra capacità di adattamento imposta
dall’ambiente. La dopamina è uno dei neurotrasmettitori
più importanti del nostro sistema nervoso perché è
conosciuto come il neurotrasmettitore del piacere. La sua funzione
principale è quella di attivare i circuiti di ricompensa del
cervello, ma ne compie anche altre meno note come quella, appunto, di
regolare le funzioni cognitive complesse della corteccia
prefrontale”. La ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista
“Molecular Psychiatry”
(https://www.nature.com/articles/s41380-018-0226-y),
conferma che accanto alle vie principali di elaborazione dei processi
comportamentali ne esistono altre che coinvolgono le cellule stella.
La
formazione della personalità è un processo complesso
che prevede il corretto sviluppo di molte aree cerebrali di cui la
corteccia prefrontale risulta essere la più importante. Le
ricerche in quest’ambito, unitamente a quelle relative al
funzionamento del cervello, sono alla base della comprensione delle
malattie ad esso collegate. Attualmente, ad esempio, molteplici
ricerche mirano a scoprire meccanismi cellulari e molecolari legati
alle patologie psichiatriche che colpiscono prevalentemente la
corteccia prefrontale – come la schizofrenia o il deficit
dell’attenzione o ancora il disturbo ossessivo compulsivo –
al fine di individuarne i potenziali farmaci. In tal senso, i
risultati ottenuti dal gruppo di ricerca losannese potrebbero gettare
nuova luce su alcuni meccanismi di base delle succitate patologie.
Questa nuova scoperta suggerisce che le cellule stella sono
tutt’altro che accessorie, ma dei veri e propri regolatori
dell’intelligenza e della personalità. È proprio
il caso di dire... “essere nato sotto una buona stella”.
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Un
sentito grazie a Fernanda Annesi (biologa CNR) per avermi segnalato
l’articolo
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