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L’usanza
di dare del "lei" in segno di rispetto verso la persona cui
ci rivolgiamo si può datare, storicamente, attorno al secolo
XV. Nei secoli precedenti - parlando o scrivendo - si dava del "tu"
se ci si rivolgeva a una persona con la quale si aveva una certa
familiarità e del "voi", invece, se il nostro
interlocutore era un personaggio di alto rango o con il quale non si
era in confidenza. Vediamo, ora, come è "nato" il
lei, pronome prima... "sconosciuto". Non ricordiamo se
l’argomento è stato già trattato, nel caso ci
scusiamo per la “ripetizione”.
L’avvento
e il consolidarsi delle varie Signorie - a partire dal secolo
decimoquarto - determinò, oltre a un sostanziale
"sconvolgimento" delle condizioni politiche, economiche,
sociali, culturali e di costume, nuove regole di vita; regole
improntate all’insegna della raffinatezza più squisita e
della solenne esteriorità. Si capisce benissimo, quindi, come
in tale "habitat" il formalismo divenisse regola di vita e
come i cortigiani facessero a gara - nell’intento di
accattivarsi la "riconoscenza" del potente - nelle
manifestazioni ossequiose e molto spesso adulatrici nei confronti del
"padrone" che - se non incoraggiava tali espressioni
ossequiose - certamente non le disdegnava.
Nacque,
così, l’usanza di indirizzare il discorso al signore non
rivolgendosi direttamente a lui, cioè alla sua persona ma
all’idea astratta di cui costui - nell’intento adulatore
di chi parlava - era, per così dire, la personificazione: ci
si rivolgeva, dunque, al sovrano adoperando, di volta in volta,
titoli come "Vostra magnificenza", "Vostra Signoria",
"Vostra Eccellenza" e simili. Questi titoli, nel
Quattrocento, erano stati ufficializzati e nel parlare e nello
scrivere si adeguava a questi la concordanza pronominale; si
adoperava, cioè, "ella", "essa" e "lei"
in riferimento, per l’appunto, a vostra magnificenza, vostra
signoria, ecc. Tale uso si estese, molto rapidamente, nella prima
metà del Cinquecento grazie soprattutto agli Spagnoli,
presenti sul nostro patrio suolo, che gratificavano con titoli
onorifici anche coloro che non avevano l’autorità
signorile (le così dette persone comuni). Questo fatto
accrebbe la popolarità del lei che, perso l’originario e
specifico valore di forma di ossequio, divenne pura e semplice
formula di rispetto, in diretto riferimento alla persona cui si
indirizzava il discorso e lo scritto. Occorre ricordare, anche, che
l’uso del lei raggiunse solida e completa "stabilità
linguistica" quando si cominciò ad adoperare questo
pronome non più con funzione esclusiva di complemento ma anche
come è tuttora d’uso - in funzione di soggetto.
A
cura di Fausto Raso
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