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Rimpianto,
rimorsi e sensi di colpa sono tre stati d’animo dolorosi
con intensità diversa, chiaramente, perché diverse sono
le motivazioni e diverso il modo con cui li viviamo.
Il rimpianto è
uno stato d’animo determinato dal ricordo di qualcosa che
avremmo potuto determinare ma che non abbiamo saputo vivere appieno e
ci ha lasciato un retrogusto amaro, in termini di aspettative non
realizzate. Il risultato è una sorta di malinconia, al
ricordo, per una sorta di danno alla nostra persona. E come se,
ripensandoci, dicessimo mentalmente: "Peccato, quella
volta ho perso un’occasione!"
Il rimorso invece,
è connotato da emozioni fortemente conflittuali, dolorosamente
e intensamente fosche per qualcosa (che abbiamo fatto direttamente o
meno ma che avremmo potuto e dovuto evitare) a seguito della quale,
qualcuno ha avuto un prezzo pesante da pagare. I rimorsi ce li
portiamo dietro per tanto tempo e lasciano un segno profondo.
Il senso
di colpa è "parente stretto" del rimorso,
ma è come quando si sbaglia in "buona fede". Ci
doliamo dell’accaduto ma non abbiamo agito con premeditazione.
Non c’era dolo.
Ad
esempio, se un automobilista ubriaco travolge e uccide un pedone, è
giusto che, poi, abbia dei rimorsi. Se, invece, un chirurgo non è
in grado di salvare la vita ad un suo paziente, nonostante i propri
sforzi, dovrebbe potersi "assolvere" anche se, umanamente,
una sorta di senso di colpa per non "essere riuscito", non
si può escludere.
Come
conseguenza personale, in entrambi i casi (rimorso e senso di
colpa),a volte si generano idee ossessive (che fissano l’attenzione
su altro) come protezione dal ricordo.
Cos’è
più doloroso?
volendo
fare una differenziazione specifica, potremmo dire che:
Come
si risolvono?
Il
rimorso nasce dall’idea di aver danneggiato considerevolmente
qualcuno o qualcosa. Questo mina, fortemente, la propria autostima.
Diventa necessario, quindi, adoperarsi per recuperare il rapporto con
la propria stimabilità. Per esempio:
Applicandosi
con la maggiore serietà possibile a qualsiasi impegno si
assuma;
Cercando
di far tesoro delle esperienze “negative” e provando a
diventare un po’ più maturi;
Rendendosi
conto del cambiamento e della validità che, il proprio
operato, rappresenta all’interno della Società in cui
si vive;
Migliorando
se stessi, continuamente.
Per
quanto riguarda il rimpianto, diventa ancor più
importante fare di tutto per far tesoro degli errori a migliorare il
rispetto di sé attraverso quello che si chiama
“autoaffermazione”. Ad esempio:
Proteggendosi
dalle frustrazioni di ogni giorno (imparando ad assorbirle ed a
metabolizzarle);
Imparando
ad applicare i concetti di adattamento ed integrazione nei confronti
delle difficoltà del quotidiano, per vivere in assenza di
conflitti permanenti;
Riuscendo
a donare e ricevere amore, nella giusta misura;
Adoperandosi
per far valere i propri diritti e riducendo, comunque i rischi di
collisioni interpersonali;
Utilizzando
le esperienze di vita vissuta ed acquisendo la capacità di
vedere negli errori, un’opportunità per "crescere".
E
per il senso di colpa?
Nulla
può far danno a un uomo in gamba, né in vita né
dopo la morte (Socrate)
Il
senso di questa massima, sta a significare che, in funzione di chi
siamo, in funzione di quanto siamo riusciti a diventare maturi e
saggi, in funzione di quanto siamo stati in grado di operare corrette
riflessioni sapendo in che direzione andare, quale sarà il
costo da sostenere, purché ne sia valsa la pena relativamente
agli obiettivi ed a quanto saremo riusciti a realizzare e a
realizzarci, a sviluppare e a condividere... probabilmente in un
certo qual modo i sensi di colpa ci accompagneranno ma, saranno come
una sorta di malinconica musica di sottofondo alla Ennio Morricone.
Giorgio
Marchese – Medico
Psicoterapeuta, Counselor
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