Sua maestà... l’emozione!
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

di Sara Rosaria Russo  ( info@lastradaweb.it )

6 marzo 2008






All'interno del cuore e della mente, per capire quella spinta vitale chiamata emozione... dallo "zigote" in avanti.


 

Neuroscienze - 11

"In questa notte calda di ottobre, apriti cuore, non stare li in silenzio senza dir niente! Non ti sento, da troppo tempo non ti sento e ti ho tenuto lontano dalla gente. Quanti giorni passati senza un gesto d’amore, con i falsi sorrisi e le vuote parole. Ho perfino pensato, in questa notte di Ottobre, di buttarti via! Ah lo so, il cuore non e’ un calcolo, freddo e matematico, lui non sa dov’è che va: sbaglia, si ferma e riprende... e il suo battito non e’ logico. È come un bimbo libero: appena dici che non si fa, lui si volta e si offende! Non lasciarlo mai solo come ho fatto io; lascia stare il potere, il denaro... non e’ il tuo Dio, o anche tu rimarrai senza neanche un amico. Cambierò, cambierò, apriti cuore ti prego, fatti sentire. Cambierò, tornerò come un tempo, padrone di niente. Anche davanti a questo cielo nero di stelle (e ce ne sono stanotte di stelle!) forse miliardi, cuore non parli? O sono io che non sento e, per paura di ogni sentimento cinico e indifferente, faccio finta di niente; ma non ho più parole in questa notte di ottobre, sento solo lontano un misterioso rumore: è la notte che piano si muove... e tra poco esce il sole. Cambierò, apriti cuore, ti prego, fatti sentire! Cambierò, tornerò come un tempo padrone di niente, di niente, di niente" (Lucio Dalla).

L’essere umano è una complessa struttura energetica composta da psiche e corpo integrati tra loro come due facce di una stessa medaglia. Questo insieme di elementi dinamici (atomi, molecole, elaborati di pensiero, etc.) si estrinseca attraverso la produzione di gesti, sentimenti e riflessioni conseguenti ad elaborati di Pensiero che determinano la creazione di idee, le quali attivano la produzione di emozioni che si palesano al mondo esterno mediante la comunicazione verbale o temperamentale.

A questo punto, prima di procedere oltre, è utile chiarire il concetto di emozione.

Il termine emozione deriva dal latino "ex - movere"’ che, letteralmente, significa : spingere fuori. Quindi: Energia spinta all’azione = Emozione

Ogni elaborato di pensiero produce una idea. Da ogni idea si genera una emozione più o meno intensa, a seconda dei contenuti dell’idea prodotta. In definitiva, possiamo definire l’emozione come un’accelerazione di energia mentale, in risposta a stimolazioni del mondo esterno o a pulsioni del proprio mondo interno, che determina lo stato d’animo di ogni essere umano.

  • Quando le emozioni prodotte sono positive e si scaricano nel mondo interno, determinano gioia di vivere.
  • Quando le emozioni prodotte sono positive e si convogliano verso il mondo esterno, trasmettono contenuti tipo: disponibilità, gaiezza, gioia, etc.
  • Quando le emozioni prodotte sono negative o conflittuali, e si scaricano nel mondo interno (quando, ad esempio ci reprime), determinano psicosomatosi, tachicardia, sudorazione, pianto, riso "isterico", tensione, melanconia, ansia, angoscia, depressione, etc. In ogni istante della vita di una persona, le emozioni producono gioia, piacere, godimento, disagi, disturbi, etc.
  • Quando le emozioni prodotte sono negative o conflittuali e si veicolano al mondo esterno, determinano fenomeni di violenza, tensione, collera, ostilità di vario genere, etc.

Il meccanismo di produzione di una emozione è simile a quello che determina la nascita di un fiume d’acqua:

piccolissime gocce d’acqua si uniscono fra loro a formare un rivolo; tanti rivoli formano un piccolo ruscello; più ruscelli che si incontrano, generano un fiume che può essere calmo o impetuoso in base alla quantità delle gocce d’acqua che lo compongono ed alla loro velocità.

Le emozioni non ci possiedono, siamo noi a determinarle attraverso la produzione di idee più o meno corrette. Allo stesso tempo, Le emozioni non appartengono al mondo consapevole (non possiamo innamorarci o rallegrarci a comando) ma vengono gestite dalla propria identità, a livello inconsapevole. Le emozioni sono le spezie della vita, capaci di colorare uno stesso evento di tinte e sfumature del tutto personali, non si creano in maniera anarchica o involontaria e, come abbiamo già visto, dipendono dal tipo di idee che noi generiamo attraverso elaborati di pensiero, in funzione di:

  • bisogni da appagare;
  • apprendimenti corretti;
  • riflessioni adeguate.

A che servono le emozioni?

A scaricare o metabolizzare le tensioni energetiche attivate da stimoli, pulstimoli e pulsioni (per maggiori informazioni, si legga l’articolo "Attiviamoci - Storie di stimoli, pulstimoli e pulsioni)

Come si possono suddividere le emozioni?

  • Emozioni semplici - determinano le pulsioni di base che servono ad appagare i bisogni necessari indispensabili.
  • Emozioni composite - determinano le pulsioni a più alto contenuto energetico ( che consentono l’appagamento di bisogni relativi alla propria realizzazione ) e costituiscono i sentimenti rappresentati da una base elaborativa logica e razionale, o neutrergia, su cui si aggancia l’elemento affettivo, che può essere positivo ( e si riconosce nell’amore ), negativo (e determina rancore e ostilità), conflittuale ( e manifesta tutte le variabili dei contrasti profondi interiori, responsabili delle psicosomatosi ).
  • Emozioni complesse - costituiscono i pulstimoli

Da che tipo di energia vengono determinate le emozioni?

L’essere umano esiste, da un punto di vista psicologico perché, all’interno di alcune cellule specifiche (lungo le vie del sistema nervoso centrale e periferico), si determina una funzionalità precipua, atta alla manifestazione di quel soffio vitale, generato a livello di atomi del DNA di neuroni e cellule di nevroglia, da cui deriva il nome psiche che, sul piano energetico (a livello, appunto di entità sub atomiche, sotto forma di particelle elettroniche, protoniche e neutroniche),si distinguono in:

  • neutrergia, che rappresenta la capacità elaborativa logica e razionale;
  • affettività, responsabile della produzione dei sentimenti;
  • aggressività (dal latino aggredior, mi sposto in avanti), responsabile del dinamismo psicofisico di ogni essere umano.

Ne consegue che, la variabilità delle emozioni e la conseguente ricaduta in termini di malessere o di buonumore, dipenderà dal tipo di energia vitale messa in campo, durante gli elaborati di pensiero. Attraverso l’osservazione del quadro sottostante, ci si potrà rendere conto meglio di ciò che è stato appena spiegato.

Esempi di stati d’animo, conseguenti a emozioni specifiche, durante la costruzione delle idee

  • Fiducioso : richiede la presenza di neutrergia (prevalente) e di affettività positiva.
  • Adattabile : richiede la presenza di aggressività positiva (prevalente) e di neutrergia.
  • Cordiale : richiede la presenza di notevole affettività positiva.
  • Calmo : richiede la presenza di affettività positiva, aggressività positiva e neutrergia (correttamente miscelate a creare equilibrio stabile).
  • Tranquillo : richiede la presenza di neutrergia (prevalente), affettività positiva ed aggressività positiva.

Chiunque, con le opportune conoscenze relative al concetto di energia vitale umana, può essere in grado di determinare (a livello di gestione inconsapevole della propria personalità) le emozioni adeguate alle più svariate condizioni di vita: basta acquisire corretti apprendimenti per consentire alla propria mente di comportarsi sempre nella maniera migliore, così come, un computer cui siano stati forniti validi algoritmi (istruzioni)

Le prime emozioni che proviamo nella nostra vita, si generano durante la vita intrauterina, derivano da esperienze sensoriali e sono di tipo ORCHESTRALE.

I rumori del proprio mondo interno in crescita rapida, i suoni derivanti dall’attività organica materna (ritmo cardiaco, borborigmi intestinali, etc.), le stimolazioni provenienti dal mondo esterno in cui la gestante si ritrova immersa, rappresentano la grande orchestra che invia continui messaggi sonori durante i nove mesi prenatali.

La MUSICA rappresenta, quindi, uno dei primi apprendimenti di vita, dal momento che lo sviluppo e il funzionamento (approssimativo) dei 5 sensi avviene già durante il periodo embrionale.

  • Il suono è il risultato del movimento di "onde" che vengono percepite fin dalle prime settimane di vita intrauterina.
  • l’alternanza di suoni e pause con cadenze regolari dà vita al ritmo : Il respiro ed il battito cardiaco sono movimenti ritmici e cadenzati.

Gli "strumenti musicali" originari dell’essere umano sono costituiti dal proprio corpo: le corde vocali producono i suoni, i risonatori (seni nasali, paranasali, cassa toracica, etc.) li amplificano, l’apparato uditivo e la pelle rappresentano degli ascoltatori.

Noi viviamo immersi nei suoni, costantemente anche se non ce ne rendiamo conto perché la nostra attenzione è distratta da fattori di vario genere.

La musica, LE PAROLE (essendo determinate da suoni), attivano la produzione di emozioni che, a seconda del tipo e delle caratteristiche della musica e dell’energia contenuta nelle parole che ascoltiamo, possono aiutarci a riequilibrare la nostra mente, per tempi più o meno lunghi.

Quando cominciano le emozioni?

"Elisabetta esclama: appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo" (Evangelista Luca - la Bibbia)

Il tutto, avviene già durante il periodo embrionale. Il suono è il risultato del movimento di "onde" che vengono percepite fin dalle prime settimane di vita intrauterina. L’alternanza di suoni e pause con cadenze regolari dà vita al ritmo : Il respiro ed il battito cardiaco sono movimenti ritmici e cadenzati. Gli "strumenti musicali" originari dell’essere umano sono costituiti dal proprio corpo: le corde vocali producono i suoni, i risonatori (seni nasali, paranasali, cassa toracica, etc.) li amplificano, l’apparato uditivo e la pelle rappresentano degli ascoltatori. Noi viviamo immersi nei suoni, costantemente anche se non ce ne rendiamo conto perché la nostra attenzione è distratta da fattori di vario genere. La musica, LE PAROLE essendo determinate da suoni, attivano la produzione di emozioni che, a seconda del tipo e delle caratteristiche della musica e dell’energia contenuta nelle parole che ascoltiamo, possono aiutarci a riequilibrare la nostra mente, per tempi più o meno lunghi.

Leonardo da Vinci nei suoi "Quaderni" scrive: "E una medesima anima governa questi due corpi e ’lli desideri e ’lle paure e i dolori sono comuni sì a essa creatura come a tutti ’lli altri membri animati e di qui nasscie che le cose desiderate dalla madre spesso son trovate scolpite in quelle membra del figliolo. Una subita paura ammacca la madre e il figlio, perché una medesima anima governa li corpi e un medesimo notrissce due corpi..." 1400 (XV secolo)

Lester Sontaggià negli anni ’30 e ’40 dimostrò che gli atteggiamenti e i sentimenti materni lasciano un segno permanente sulla personalità del nascituro. Queste nuove idee provengono da laboratori situati negli USA, in Canada, in Inghilterra, in Francia, in Svezia, in Germania, in Austria, in Nuova Zelanda e in Svizzera, dove i ricercatori hanno costruito, nel corso degli anni, un’immagine nuova di feto, della nascita e di tutta la prima parte della vita (D. Stott - Università di Glasgow / D. W. Winnicott - Università di Londra / H. Graber - Svizzera / S. Schindler - Università di Salisburgo / L. W. Sontag, P. Fodor - Stati Uniti / F. Kruse - Germania) Questi studiosi, giunsero alla certezza che le emozioni materne hanno influenza sul feto.

Corrette emozioni materne (gioia, serenità, etc.) contribuiscono allo sviluppo emotivo del bambino sano. Tutte le teorie del "contatto" studiate sulla relazione post-natale madre-figlio affondano le radici nei pensieri e nei sentimenti che la madre ha nutrito durante la gravidanza verso il nascituro. L’amore materno avvertito dal bambino, forma intorno a sé una specie di scudo protettivo che attutisce o neutralizza l’effetto delle tensioni esterne. Secondo D. Stott, lutero è il primo mondo del bambino e, il modo come lo sperimenta (ambiente ospitale o ostile ), crea delle predisposizioni per la sua personalità.

Madre e bambino, da un punto di vista puramente anatomico, non hanno in comune né cervello né Sistema Nervoso Autonomo che regolano la percezione, il flusso e l’impatto delle emozioni. I legami neuro-ormonali rappresentano quindi il veicolo attraverso cui i due conducono un dialogo a livello emotivo.

In che modo?

Sul piano sperimentale, si è ampiamente potuto osservare che i dialoghi interneuronali possono essere di tipo eccitatorio o inibitorio. Questo dipende non solo dal tipo di mediatore chimico ma anche dal tipo di recettore. Ad esempio, l’acetilcolina (ACh), captata dai recettori muscarinici (così definiti perché "legano" una sostanza che si trova nel fungo muscarius) delle fibre cardiache, svolge un ruolo inibitorio; lo stesso mediatore, captato dai recettori nicotinici (così chiamati perché "legano" la nicotina), svolge una funzione eccitatoria. Nel passato, neanche tanto lontano, si riteneva i neurotrasmettitori fossero di cinque o sei tipi in tutto e che un neurone liberasse solo un tipo di neurotrasmettitore. Da un po’ di tempo ci si è resi conto che le molecole che garantiscono la comunicazione all’interno del sistema nervoso, non sono di un solo tipo e si è ritenuto utile, a questo punto, dividerle in tre grosse categorie:

  1. Neurotrasmettitori Di 1° tipo (aminoacidi) e di di 2° tipo (sintetizzate nel neurone a partire da un aminoacido o da una molecola semplice come la colina);
  2. Neuromodulatori (Neuropeptidi, Lipidi, Nucleosidi, Gas solubili);
  3. Ormoni (Angiotensina, Ossitocina, Vasopressina, etc. ).

Compito di tutte queste molecole sopra descritte, è quello di attivare comportamenti più o meno complessi, che riguardano funzioni vitali come la fame, la sete, la libido, la percezione del dolore, il sonno, il freddo, il caldo, etc.

Mentre i Neurotrasmettitori di I e II tipo, servono a trasmettere segnali elementari da una parte del sistema nervoso all’altra, i Neuromodulatori e gli Ormoni dovrebbero essere in grado di modulare e armonizzare in una serie di comportamenti complessi, le centinaia di migliaia di impulsi elementari che transitano lungo le vie nervose.

Allo stato attuale, si è potuto capire che il neurone non libera solo un neurotrasmettitore ma, coadiuvato da strategie "studiate" insieme agli Astrociti (cellule nevrogliali), rilascia anche un certo numero di Neuromodulatori e ormoni, con l’obiettivo di amplificare o attenuare l’effetto del neurotrasmettitore: questo meccanismo viene chiamato cotrasmissione.

Il "dialogo" viene iniziato dalla madre.

Tutte le sensazioni che sono associate a stati di ansia, depressione, eccitazione hanno origine nell’ipotalamo. I cambiamenti fisici (prodotti dalle emozioni) avvengono nel sistema endocrino e nel Sistema Nervoso Autonomo (SNA). In una donna incinta, presa da improvvisa paura, l’ipotalamo "ordina" al S.N.A. di far battere più velocemente il cuore, di far dilatare le pupille, di far sudare le mani, d’innalzare la pressione sanguigna. Contemporaneamente, viene segnalato al sistema endocrino, di aumentare la produzione di neurormoni, questi riversati nel sangue, alterano i processi chimici che si svolgono nel corpo della donna e anche in quelli del feto.

Queste nuove idee provengono da laboratori situati negli USA, in Canada, in Inghilterra, in Francia, in Svezia, in Germania, in Austria, in Nuova Zelanda e in Svizzera, dove i ricercatori hanno costruito un’immagine nuova di feto, della nascita e di tutta la prima parte della vita

Il feto sente nelle parole del genitore il significante emotivo (energia ), capisce e reagisce di conseguenza. Dal sesto mese in poi il feto è in grado di imparare, vedere, udire, gustare. Predilige le musiche di Vivaldi, rilassandosi (se è agitato). Se è calmo, all’ascolto della musica di Beethoven, comincerà a tirare calci.

"Mi disorientava questa insolita capacità di suonare certi pezzi a prima vista, soprattutto la parte del violoncello. Il brano mi era noto ancora prima di girare la pagina dello spartito. Ne parlai a mia madre, che è violoncellista di professione, la quale mi spiegò che tutte le partiture che conoscevo a prima vista erano quelle che aveva sempre suonato mentre era incinta" (Boris Brott direttore dell’Orchestra filarmonica di Hamilton, nell’Ontario).

Secondo Thomas Verny, pensare e parlare al figlio che si porta in grembo è quanto mai importante. "Provate a immaginare come vi sentireste se foste reclusi da soli in una stanza per nove mesi senza alcuno stimolo intellettuale o emotivo". Questo è ciò che il nascituro vive se si sente ignorato.

Il tono della voce della madre e del padre e il battito cardiaco rappresentano per il feto elementi di sicurezza, tranquillità e amore. La voce del padre, ad esempio tranquillizza il bambino fin dalle prime ore di vita. Se piange, la voce paterna lo placa, in quanto quel suono gli è già familiare e gli dice che è al sicuro (Thomas Verny). Questa visione della paternità è abbastanza nuova, queste nuove acquisizioni dovrebbero attecchire se si vuole che le generazioni future siano sempre più sane ed emotivamente equilibrate.

L’ottimismo, la fiducia, l’essere socievole ed estroso si sviluppano da questa base. Madre e figlio è utile che siano in continua sintonia. Essi rimangono in contatto attraverso tre canali di comunicazione:

  • Quello fisiologico (mediante il meccanismo della nutrizione);
  • Quello comportamentale (Centinaia di studi documentano che il feto tira calci quando è scomodo, spaventato o ansioso);
  • Quello simpatetico (Il feto si comporta in relazione al messaggio della madre).

"Riceviamo dalla nostra famiglia sia le idee di cui viviamo che la malattia di cui moriremo". (Marcel proust)

F. Leboyer aveva intuito tutto ciò e aveva insistito, con passione e ostinazione sulla necessità di eseguire un parto con tecniche più amorevoli, più calde, più umane e rassicuranti, nel rispetto del neonato.

Secondo Melanie Klein (1957) le dinamiche interazionali che nascono all’interno del rapporto originario tra bambino e oggetto d’amore sono fondamentali per la costruzione dei modelli operativi interni (MOI) rassicuranti e confortanti: "Credo che la felicità goduta nell’infanzia e l’amore per l’oggetto buono che arricchisce la personalità siano alla base della capacità di godere e di sublimare fino all’età della vecchiaia".

Il percorso evolutivo di un essere umano si sviluppa lungo strade psicologiche che lo portano alla costruzione della propria identità e unicità, al di là del determinismo genetico. Durante il cammino, gli apprendimenti, le esperienze, le relazioni con tutto il mondo esterno stanno alla base del suo sviluppo affettivo, emozionale.

Neuroni Specchio

Negli anni ’80 e ’90 Giacomo Rizzolatti, lavorando con Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese ad un progetto di ricerca, presso l’Università di Parma, collocò degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni specializzati nel controllo dei movimenti della mano, come il raccogliere o il maneggiare oggetti. Individuati nei primati, (Lemuri, scimmie e uomo moderno) e in alcuni uccelli. Nell’uomo sono localizzati nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore del cervello. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti della neuroscienza negli ultimi dieci anni.

Durante ogni esperimento era registrato il comportamento dei singoli neuroni nel cervello della scimmia mentre le si permetteva di accedere a frammenti di cibo, in modo da misurare la risposta neuronale a specifici movimenti. Come molte altre notevoli scoperte, quella dei neuroni specchio fu dovuta al caso. Lo stesso Rizzolatti racconta che, mentre Fogassi prendeva una banana in un cesto di frutta preparato per degli esperimenti con una scimmia, alcuni neuroni dell’animale avevano reagito. Come poteva essere accaduto questo, se la scimmia non si era mossa e, fino ad allora, si pensava che quei neuroni si attivassero soltanto per funzioni motorie? In un primo momento gli sperimentatori pensarono si trattasse di un difetto nelle misure o un guasto nella strumentazione, ma tutto risultò a posto e le reazioni si ripeterono non appena fu ripetuta l’azione di afferrare.

Si capì, a quel punto l’importanza di queste cellule nel meccanismo della realizzazione del comportamento empatico , in grado di consentire a chiunque, di entrare in sintonia con un’altra persona e, addirittura, condividerne le stesse emozioni.

I neuroni specchio, da soli, non spiegano e non possono spiegare tutto. Bisogna intendersi sul livello di descrizione al quale vogliamo indirizzarci. I neuroscienziati classici considerano I neuroni (tutti i neuroni) come macchine computazionali che, del mondo, conoscono solo ioni e le correnti elettriche che quegli stessi ioni determinano, fluendo dentro e fuori dalla membrana che li circoscrive. È chiaro che non possiamo ridurre ontologicamente il libero arbitrio ai costituenti sub-personali dell’individuo.

Ecco perché il cervello è un elaboratore che integra gli elaborati provenienti da zone differenti e stabilisce la strategia più opportuna da adottare in funzione delle necessità del breve, medio e lungo periodo.

"Vorrei entrare dentro i fili di una radio e volare sopra i tetti delle città... incontrare le espressioni dialettali, mescolarmi con l’odore dei caffè... fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali e con la polvere dei sogni volare, volare, nel fresco delle stelle e anche più in là...Vorrei girare il cielo come le rondini e ogni tanto fermarmi qua e là... avere il nido sotto i tetti al fresco dei portici e come loro, quando è la sera, chiudere gli occhi con semplicità... e seguire ogni battito del mio cuore per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove... da dove viene ogni tanto questo strano dolore... vorrei capire insomma che cos’è l’amore... dov’è che si prende e dov’è che si dà!" (Lucio Dalla).

Emozioni ed elaborati di pensiero

Le emozioni rivestono un aspetto importante del lavoro del pensiero e si determinano nella parte finale degli elaborati, collegandosi strettamente ad ogni singola idea o concetto (gruppo di idee). Esse si generano a livello sottorticale come risultato dell’attività del sistema limbico (formazione costituita da ippocampo, circonvoluzione del cingolo e nucleo amigdaloideo) , in grado di influenzare la funzionalità della corteccia. Un ruolo fondamentale viene svolto dall’amigdala (nel sistema limbico) che elabora e produce, a livello inconscio, gli stati emozionali più intensi. Il "sentirsi bene" determinato da uno stato di umore positivo e stabile, invece, deriva dal sistema mesolimbico (composto da nucleo accumbens e dall’area ventrale segmentale) che, mediante dopamina ed endorfine , coinvolge la corteccia.


In conclusione di questo lavoro, si è pensato di mostrare l’esplicazione pratica di quanto descritto, attraverso un quadro di fisiopatologia relativa allo stress emotivo

PREMESSA

Lo stress costituisce la risposta psico organica ai cambiamenti cui ci si deve adeguare. Esistono stress da iperstimolazione (iperstress, che, a sua volta si distingue in eustress, positivo e distress, negativo) o da ipostimolazione (ipostress, sempre negativo), ma quello su cui si concentrano maggiormente gli studi internazionali è l’iperstress, che è stato ampiamente descritto in un articolo specifico (dal titolo Colpiti dallo stress ).

La Sindrome Generale di Adattamento allo stress, si determina attraverso il concatenarsi di un quadro trifasico che segue il seguente andamento:

  • Reazione di Allarme;
  • Fase di resistenza;
  • Fase di esaurimento.

PSICONEUROIMMUNOENDOCRINOLOGIA EMOTIVA DELLO STRESS

Il principale meccanismo di adattamento allo stress, è rappresentato dall’attivazione dell’asse ipotalamo - ipofisi - surrene, con rilascio di ACTH ( sintetizzato dalle cellule corticotrope dell’ipofisi anteriore a partire da un precursore proteico definito Pro-opio-melanocortina - POMC. Controlla l’attività secretoria della corteccia surrenale sotto il diretto controllo del peptide ipotalamico CRH e del cortisolo surrenalico. L’ACTH presenta un ritmo circadiano di secrezione con massima produzione al mattino) e conseguente stimolazione della corteccia surrenalica.

Secondo acquisizioni recenti pubblicate da un gruppo di ricercatori californiano, il neuropeptide Corticotropin Releasing Factor (CRF), coordina e modula, direttamente o indirettamente tutta la risposta adattativa agli stimoli. Mediante marcatura è stato possibile stabilire che la maggiore concentrazione si riscontra nell’ipotalamo. La sua presenza nel sistema limbico, spiega il suo coinvolgimento nella risposta del Sistema Nervoso Autonomo, durante un quadro stressogeno.

Il CRF determina sull’ipofisi un incremento della produzione di ormone ACTH, di Beta-endorfina, etc.: l’esito finale è l’iperproduzione di ormoni glicocorticoidi, con effetti sul metabolismo, sui quadri infiammatori e sulla risposta immunitaria.

La risposta di adattamento allo stress, modulata dal CRF, non riguarda solo la secrezione di ormoni dell’ipofisi, ma coinvolge, attraverso connessioni nervose dirette, anche la maggior parte dei neurotrasmettitori. Infatti, si è potuto osservare che, la somministrazione di CRF nel cervello comporta una increzione di catecolamine ( noradrenalina e adrenalina), glucosio e glucagone.

Anche la serotonina partecipa alla risposta adattativa con un meccanismo analogo a quello descritto per le catecolamine, ma la sua deplezione si osserva solo dopo stimolo intenso. Si è pure accennato al ruolo di CRF ed oppiodi endogeni, prodotti in molte aree cerebrali dove si libera anche il peptide NPV: dinorfina, prodinorfina ed encefalina (peptidi connessi con la riduzione della percezione del dolore, della fatica, della sensazione di benessere e di energia ecc.).

Nell’animale da esperimento il CRF causa una risposta motoria, con aumento della locomozione, mentre si riduce l’interattività sociale ed aumenta l’aggressività nel maschio e nella femmina la recettività sessuale si riduce. Nelle scimmie, il cui Sistema Nervoso Centrale è più vicino a quello umano, si avranno, perciò, dopo somministrazione di CRF, un aumento della locomozione, della pressione arteriosa, dell’irrorazione muscolare, tachicardia, aumento della vocalizzazione: col procedere della somministrazione, a dosaggi di 180 microgrammi, la scimmia perde l’atteggiamento battagliero e si rannicchia in un angolo manifestando abbattimento (fase di esaurimento). Il CRF è inibito dall’incremento di glucocorticoidi.

In questo contesto, è Interessante notare l’azione di ormoni come il progesterone e il desossicorticosterone, che hanno una funzione inibitrice sul sistema GABAergico (la cui attivazione determina sedazione), tramite i recettori GABA A, con azione simile alle benzodiazepine e di altri ormoni come il deidroepiandrosterone (DHEA) che hanno azione GABA-antagonista con effetto di tipo ansiogeno.

Cosa accade durante l’applicazione di stimoli stressogeni reiterati nel tempo?

  • inibizione dell’insulina ed aumento della glicemia, indispensabile per l’attività fisica e cerebrale dello stress;
  • inibizione di mediatori flogistici con danno tissutale;
  • inibizione della reazione immunitaria;
  • inibizione dell’aldosterone con eccessiva ritenzione idrica;
  • inibizione dei neuropeptidi (CRF, ACTH, Betaendorfine ecc) che tenta di porre fine alla cascata neurochimica per evitare che si instauri una patologia neuropsichica;

Dopo lo stimolo stressante compare una sintomatologia con sintomi neurovegetativi: tachicardia, sudorazione, vampate calde e fredde, che può scomparire dopo qualche ora o giorno; in altri soggetti possono aversi dei flashback. Più importante è la sintomatologia del maladattamento post-traumatico (cioè dopo l’evento stressante), il cui disturbo tende a persistere dopo mesi (emergenze belliche, ambientali, lutti, etc.). La Sindrome detta del "BURNOUT" o della candela esaurita si manifesta in genere in manager, professionisti per i quali è necessario in dispendio notevole di energie e si caratterizza per insonnia, facile affaticabilità, depressione del tono dell’umore, ridotta capacità alle frustrazioni, abuso di farmaci. Interessante è sottolineare come vi sia una relazione tra sindrome da maladattamento ed abuso di sostanze psicoattive.

Ne derivano disturbo dell’adattamento a cui può conseguire una Episodio Depressivo (lieve, medio, grave), in cui oltre ad una riduzione del tono dell’umore e della capacità di concentrazione, si avrà riduzione dell’energia, neurastenia, facile affaticamento cerebrale, mialgie, capogiri, cefalea muscolotensiva, disturbi del sonno, etc.

Linguaggi, storia, esperienze, biochimica, coscienza, costituiscono nel loro intreccio quel nodo cosmico di cui parlava Schopenauer nel 1813, che ritroviamo in ogni essere umano, ponte fra l’infinitamente grande (l’Universo) e l’incommensurabilmente piccolo (microparticelle), ancora oggi "luogo" di ipotesi e di grandi misteri.

Ci si augura, con il presente lavoro, di aver contribuito ad accendere una lampadina di chiarezza in più.

"Finito il tempo di cantare insieme, si chiude qui la pagina in comune. Il mondo si è fermato, io ora scendo qui, prosegui tu, ma non ti mando sola... Ti lascio una canzone, per coprirti se avrai freddo, ti lascio una canzone da mangiare se avrai fame, ti lascio una canzone da bere se avrai sete, ti lascio una canzone da cantare... una canzone che tu potrai cantare a chi... a chi tu amerai dopo di me.... Ti lascio una canzone da indossare sopra il cuore; ti lascio una canzone da sognare quando hai sonno; ti lascio una canzone per farti compagnia; ti lascio una canzone da cantare... una canzone che tu potrai cantare a chi... a chi tu amerai dopo di me... a chi non amerai senza di me" (Gino Paoli).

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Sara Rosaria Russo - Psicologa Psicoterapeuta (Direttore Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico - SFPID Roma)

Giorgio Marchese - Medico Psicoterapeuta (Docente di Fisiologia Psicologia c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico - SFPID Roma)

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